Elerioni il 13 maggio, ingorgo in Parlamento

Elerioni il 13 maggio, ingorgo in Parlamento Elerioni il 13 maggio, ingorgo in Parlamento Il Quirinale non vede alternative Maria Teresa Meli ROMA Ormai nei Palazzi della politica la data delle elezioni è diventata una certezza. E quella data è il 13 maggio. Lo sa l'Ulivo, lo sa il Polo, e anche il Presidente della Repubblica, che inizialmente era favorevole a un'accelerazione dei tempi, nei colloqui che ha avuto in questi giorni con diversi esponenti di entrambi gli schiera�menti ha lasciato chiaramente intendere di essersi convinto che al 13 maggio non vi sia alternati�va. Ma il Capo dello Stato, a questo punto, preme per una conclusione «soft» della legislatu�ra, e vuole assolutamente evitare che il Parlamento si sciolga in im clima di battaglia frontale tra maggioranza e opposizione. Per singolare che possa sembrare, quello che è accaduto ieri, alla Camera, dove il governo è andato sotto, nel corso di una votazione sul decreto che riguarda i mutui, potrebbe agevolare l'dter» tran�quillo immaginato dal Capo dello Stato. Già, perché dopo quello che è successo diventa ancor più urgente giungere a un compro�messo con la Casa deUe Libertà, onde evitare che quel decreto, che scade il 28 di questo mese, muoia al Senato per mano del�l'ostruzionismo dell'opposizio�ne. Ma il prezzo da pagare è alto: chiamasi conflitto di interessi. Il quale, a questo punto, dovrebbe slittare. Anzi, quella legge potrebbe addirittura perdersi nelle nebbie di Palazzo Madama. E questo potrebbe essere l'unico modo per arrivare a una conclusione morbi�da della legislatura. Al Senato, i provvedimenti che stanno a cuo�re all'Ulivo sono tre; decreto sui mutui, «pacchetto sicurezza» e, per l'appunto, il conflitto di inte�ressi. Ma c'è il tempo per varare tutte e tre queste nonnative? Se si chiude l'B marzo, come vorreb�be Ciampi, no. E allora l'Ulivo si potrebbe trovare a dover sceglie�re tra due provvedimenti di so�stanza mutui e sicurezza e una bandiera elettorale. Togliendo la quale, il centrosinistra non solo consentirebbe il varo delle altre due leggi, ma verrebbe incontro alle richieste di Ciampi di una conclusione «soft» della legislatu�ra. Situazione quanto mai com�plessa. Giacché non è affatto detto, poi, che il Polo collabori... Anche se il «pressing» di Ciampi potrebbe convincere la Casa del�le Libertà a non ostacolare il cammino del decreto sui mutui e del «pacchetto sicurezza», otte�nendo, in cambio, una vittoria sul conflitto di interessi. Ma la matassa è ancora intricata. Tant'è che nella maggioranza, o, per essere più esatti, nei Ds, in questi giorni si stava ragionando su un'altra ipotesi. Ossia quella di allungare i tempi della legislatu�ra: scioglimento dopo il ritomo di Ciampi dal viaggio in Argenti�na, che si chiuderà il 19 del prossimo mese. Anche perché cos�sarebbe più agevole votare il 13 maggio, nel senso che si evite�rebbe una campagna elettorale troppo lunga. Come diceva Ama�to qualche giorno fa: «La cosa migliore è fissare le elezioni il 13 maggio, però sarebbe opportuno non arrivare a quella data utiliz�zando quasi tutti i settanta giorni previsti dalla Costituzione». Ma è cos�scontato che allunga�re brodo e tempi aiuti il centrosi, nistra? Qualche controindicazio�ne c'è. Per esempio, andando oltre, sarebbe difficile continua�re a rinviare il federalismo. Cosa che, puntualmente, è stata fatta finora. Anzi, oggi potrebbe esser�ci un ulteriore shttamento per il voto di quella legge costituziona�le. Da fine febbraio al 7 marzo. Discretamente, come sempre, Ciampi ha lasciato intendere di preferire che ciò non avvenga. Il Quirinale potrebbe sciogliere ugualmente l'S marzo, anche se il federalismo, il 28 febbraio, non dovesse essere approvato. Sì, per�ché il vero problema dell'Ulivo è proprio questo. Il centrosinistra non sa se ha i numeri per garanti�re il passaggio, alla Camera, di quel provvedimento. I voti neces�sari sono 312. Sulla carta la maggioranza ne ha 313. Ma in quei 313 è àtato calcolato anche l'autonomista Luciano Caveri, che già in prima lettura, a Monte�citorio, si espresse contro il fede�ralismo. E, su questo fronte, i guai, per l'Ulivo, non finiscono qui. Riuscirà la cossuttiana Emi�liana Santoli, gravemente mala�ta, a venire alla Camera a votare? O, ancora: Maretta Scoca, dell'Udeur, che è stata eletta nell'uf�ficio di presidenza della Corte dei Conti, potrà ancora sedere sul suo scranno, per la data del voto, o piuttosto il suo nuovo incarico sarà incompatibile con la rappre�sentanza parlamentare? Interro�gativi, dubbi e incertezze che caratterizzano un finale di legi�slatura che Ciampi, a dispetto dell'atteggiamento sm qui segui�to dai due poli, vorrebbe senza scossoni. Ciampi preme per una soluzione «soft», per evitare che la legislatura muoia in un clima di scontro aperto Camere sciolte l'S marzo? Il vero scoglio è il voto sul federalismo a fine febbraio a Montecitorio Il Parlamento. Sotto: Il presidente del Consiglio Giuliano Amato

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