«Sono sconvolto, non ricordo nulla»

«Sono sconvolto, non ricordo nulla» SOTTO LE DOMANDE DI UN MAGISTRATO DONNA «Sono sconvolto, non ricordo nulla» Il presunto killer: troppo agitato per potermi concentrare interrogatorio Brunella Glovara inviata a PADOVA ECCO il giudice». Ma se anche ha pensato «meno male che è una dorma», alla fine dell'in�terrogatorio Michele Profeta si deve essere ricreduto. Il primo giudice che si occupa del suo caso è una signora bionda di gran fascino, ma di poche chiacchiere e pochissimi sonisi. Una che dete�sta perdere tempo, cortese e seve�ra: il gip De Nardus, non la signo�ra Nicoletta De Nardus. In tacchi da 6 centimetri e tailleur. Tutto nero, però. A mezzogiorno in punto entra nel carcere Due Palazzi. Poco do�po, per la procura, arriva Paolo Fletta, che indaga sull'omicidio Lissandron in pool con Paolo Lu�ca, pm del caso Boscolo. Profeta li aspetta in una piccola aula assie�me al difensore Elena Maltarello. «Tranquillo, andrà tutto bene», rassicura il legale. Ma Profeta tranquillo non è. Un tic leggero gli fa tremare la mascella. Segnale di tensione, seppur controllata. Già notato da un altro magistrato, il pubbhco ministero Renza Cescon, titolare dell'indagine sull'omici�dio del netturbino Dubrini. La dottoressa Cescon ha partecipato al primo iijteirogatorio, la notte successiva alfermo. «Mi è sembra�to lucido, freddo, determinato». Quella notte lui ha fatto capire che la preferiva agli altri due pm che si alternavano nell'interroga�torio. Può, una presenza femmini�le, ingentilire l'atmosfera di una questura? Forse. E poi lei è giova�ne, allegra e in apparenza spensie�rata. In realtà, anche il sostituto procuratore Cescon è un osso du�ro. E come tutte le donne magi�strato, prima è magistrato e poi donna, se resta tempo (nel caso specifico, si è classificata al nume�ro due al concorso per entrare in magistratura). «Buongiorno», e si comincia. «Sta bene? Come si trova in carce�re?». Convenevoli, ma Profeta ne approfitta e risponde. «Mi tratta�no bene, ma le confesso che sono molto agitato. Anzi, sconvolto. Questa vicenda mi ha scombusso�lato, non capisco niente di cosa mi sta succedendo. Non riesco a ricor�dare bene, mi sembra di aver perso ogni capacità di concentra�zione». Profeta è seduto in punta di sedia. Addosso ha gli stessi jeans che aveva al momento del fermo. Camicia e felpa colorata sostitui�scono la giacca di velluto e la camicia a quadretti di quel vener�d�sera. La moglie (quella di Adria) gli ha fatto avere un cambio per�ché stesse più comodo, in carcere. Profeta racconta anche come ha trascorso la giornata, cioè «leg�gendo un libro. Ma non riesco ad andare avanti. Mi sono bloccato su una pagina e insomma non ho la testa». Dichiarazioni da fare? «Mi pro�testo innocente». Altri guai con la giustizia? «Ammetto di avere pre�cedenti per l'emissione di assegni a vuoto». Si entra nel merito. Cioè le telefonate con cui il «signor Pertini» contattò alcune agenzie ùnmobiliari di Padova. Profeta risponde pronto: «Non ho effettuato alcuna telefonata, non ho mai avuto contatti con agenzie immobiliari, né a Padova né altrove». Il gip gli contesta che con quella stessa carta telefonica e nella stessa data 8 febbraio è stata effettuata una lunga chiamata oltre 7 minuti ad un'utenza di Palermo, che risulta intestata a Giovanni Profeta. «Suo fratello, giusto?». Ma Michele Profeta ne�ga: «Non gli ho telefonato, per il semplice fatto che non ci frequen�tiamo da almeno 4 anni», il gip toma sulle telefonate fatte dalla cabina telefonica di Noventa Vi�centina: «Il signor Bozzi, titolare della finanziaria Sa.Ro. di Padova presso la quale lei lavorava, ha dichiarato che quel giorno siete stati l�insieme. Ma che poi lei si è allontanato, e al suo ritomo gli è apparso molto nervoso. Perché?». E Profeta: «Non risponde a verità. Quell'uomo si sbaglia». Si passa ad alcuni degli oggetti rinvenuti nella prima perquisizio�ne. La carta da gioco un Re di fiori che Profeta teneva nel�l'agenda. Lui risponde «ma pote�va essere anche un dieci di picche. Non significa niente. E' una casualità, che l'avessi. Ne possiedo un mazzo, e ne mancano anche al�tre». La pistola calibro 32 ritrovata nel garage della casa di Mestre? «Una vecchia pistola di famiglia. Apparteneva ad un mio zio, che ormai è morto. L'ho scovata in un baule della soffitta. E poi io sono un collezionista. Tutta roba di antiquariato, ovviamente». Ma la calibro 32 era carica, quindi funzionante. «Dei proietti�li non so niente. E anche il segno di croce fatto su alcuni colpi... lo apprendo da leb). «Lei possedeva un normogra�fo, cos�risulta dal verbale di se�questro fatto dalla polizia giudi�ziaria. A cosa le serviva?». «Lavo�ro nella pubbhcità, lo utilizzavo per scrivere volantini». L'udienza si chiude con una dichiarazione di Profeta: «Sono tutte coincidenze. Ci ho pensato a lungo, ma non riesco che a negare ogni addebito. Ribadisco la mia innocenza». Il gip se ne va, l'udien�za è durata in tutto un'ora. Oggi depositerà decisione e motivazio�ni. Dopo, lo definirà «abbastanza tranquillo, e gentile». E anche «molto educato». Ma con il gip non c'è charme che tenga. Al giudice invece è apparso freddo e determinato: «Solo un tic alla mascella tradisce la tensione» «La calibro 32 è sempre stata in soffitta, è vecchia ed era di mio zio Quelle telefonate non le ho mai fatte» L'avvocato Elena Maltarello, difensore di fiducia di Michele Profeta, esce dal carcere dopo l'udienza per la convalida del fermo, Sopra il sostituto procuratore Renza Cescon

Luoghi citati: Adria, Padova