Falstaff, l'immenso di Armando Caruso

Falstaff, l'immenso AL REGIO DAL 20 FEBBRAIO Falstaff, l'immenso Bruson grande protagonista dell'ultimo capolavoro di Verdi SIR John Falstaff ha una pancia cos�grande che sembra una tenda da ac�campamento indiano, con tan�to di ristoro, dove è possibile trovare di tutto: prosciutti, salami, forme di pane, fiumi di vino prelibato e tante donne da amare: una casa insomma, in cui Sir John, il pancione, il grande amatore, si rifugia nei momenti in cui i fumi del vino gli annebbiano la fervida men�te. Il panciutissimo «Falstaff», l'ultima opera con cui Verdi volle sfidare rirriducibile av�versario Wagner, andrà in sce�na il 20 febbraio alle 20,30 ideato dallo scenografo Anto�nio Mastromattei. «Pancia mia fatti capanna», parrebbe dire il vecchio John, alle prese con le sue pantagrueliche mangia�te ed amori a tutto campo, illusioni e delusioni, burle com�prese. «Falstaff», che resta gab�bato, ha un grande protagoni�sta: Renato Bnison, ilpiù nobi�le dei baritoni italiani degli ultimi trent'anni, quaranta di carriera festeggiati proprio qui a Torino, tra una prova e l'altra dell'opera. Una scelta felice quella ope�rata da Claudio Desderi, diret�tore artìstico del Regio, per due ragioni. La prima è che Bruson è conosciuto in tutto il mondo per la straordinaria capacità di entrare nella psico�logia dei personaggi che inter�preta, da Falstaff, appunto, al Marchese di Posa, a Giorgio Germont: una galleria di perso�naggi di grande spessore inter�pretativo e musicale; la secon�da, è che a Bruson si alternerà Paolo Coni, vale a dire la voce che più è vicina a quella del maestro, per colore, capacità introspettiva, presenza sceni�ca. Un cambio che dovrebbe consentire al pubblico di...non sentire quasi la differenza. Falstaff ha bisogno di maturi�tà psicologica, di grande char�me scenico, di furbizia artisti�ca: e i due, Bruson e Coni, hanno tutto questo. Mastro�mattei non s'è creato limiti: la «pancia» è una struttura sceni�ca alta tre metri, alla sommità della quale si erge Falstaff con la sua testa bianca; ima semi�sfera che tiene quasi metà del palcoscenico, a cui si accede tramite due scale che, natural�mente, non si vedono. Falstaff quindi simboleggia la sua gran�dezza: sugli uomini, con la sua saggezza che, alla fine, lo por�ta a comprendere che «tutto al mondo è burla». Verdi e la sua genialità musi�cale. L'unica sua opera venata di umana comicità sembra sca�turire dalla sua estrema voglia di stupire: non soltanto il mon�do musicale tedesco, ma tutti coloro che l'avevano sempre amato per la drammaticità del�la sua musica. Qui, nel «Falstaff», Verdi s'inventa un nuovo modo di scrivere, le grandi pagine hanno un respi�ro d'ima ironia senza pari, i concertati esplodono nella bo�naria concezione della vita, fino all'estrema conseguenza di lasciare il passo ai più giovani amanti e di tirarsi indietro ormai pago delle proprie illusioni; l'orchestrazione è una lezione di moderna con�cezione dell'opera comica, co�me se la lezione del «sublime artigiano» Rossini avesse la�sciato il segno. Uri tempo «Falstaff» era appannaggio di maturi interpreti, da Mariano Stabile a Giuseppe Valdengo, a Tito Gobbi. Si diceva: bisogna avere quarant'anni per vestire i panni di Sir John». Oggi anche i giovani impersonano Falstaff, ma i grandi teatri preferiscono affidarsi all'arte e perché no, al mestiere, di un Bruson e di un Coni. L'opera che alla prima della Scala, nel 1893, ottenne un successo clamoroso, in realtà non è mai arrivata al grande pubblico, come «Traviata» o «Aida» o «Trovatore», ma pres�so i musicologi è considerata un autentico capolavoro, e an�cor più fra gli interpreti che ne temono le mille sfaccettature. Al suo successo contribu�sen�za dubbio il libretto di Arrigo Boito, tratto da due commedie di Shakespeare: «Enrico IV» e «Le allegre comari di Wind�sor». La vicenda risale al 1400, è ambientata a Windsor, ap�punto, e la «grande pancia» di Falstaff è l'Osteria della Giar�rettiera, dove Sir John consu�ma i suoi illusori amori, come se avesse sempre vent'anni come se fosse ancora «il paggio del Duca di Norfolk» e fosse ancora «sottile, sottile». Felice anche la scelta del cast: Ford è Stefano Antonuc�ci, Fenton è il tenore Joseph Calleja; Caius è quella vecchia volpe delle scene che si chiama Ugo Benelli; Bardolfo è Paolo Barbacini; Pistola, Andrea Silvestrelli; Alice Ford, è Rossella Ragatzu, mentre Nannetta, sua figlia, è Maria Costanza Nocentini. Il mezzosoprano Elena Zilio, altra «volpe» del palcoscenico è Quickly, men�tre Meg è Milena Storti. Sul podio del Regio, per la prima volta, Maurizio Barbacinì. Ma�estro del Coro è Bruno Casoni. Regia di Stefano Monti. Le repliche: 21-22-24-25-27-28 febbraio. Quindi: 1-3-4-6 mar�zo. Per informazioni: bigliette�ria Piazza Castello 215. Tel. 011/8815241/242. da marted�a venerd�dalle 10,30 alle 18. Sabato dalle 10,30 alle 16 e un'ora prima degli spettacoh. Armando Caruso Renato Bruson. In alto bozzetto di scena

Luoghi citati: Torino