Duce, sei diventato matto

Duce, sei diventato matto Duce, sei diventato matto Una nuova biografia di Formìggini, l'editore che si suicidò per protesta contro le,leggi razziali del '38 COME si sa Mussolini ai bei tempi aveva sempre ragio�ne. Qualche volta anche a ragione, come quando si era messo in testa che gli italiani fossero un popolo di falsi allegri e di veri musoni. E ovviamente nonostante attorno ci fosse ben poco che potesse rallegrarli pre�tendeva che i compatrioti si stam�passero un bel sorriso in faccia e ridessero a più non posso. L'occasione era troppo ghiotta perché uno spirito intelligente e bizzarro come Formìggini artefi�ce sin dal 1912 di una casa editri�ce assolutamente atipica seppure di tutto rispetto se la lasciasse sfuggire. Così, colui che aveva messo in cantiere la collana dei «Classici dèi ridere» accoghendo alla Fiera del Libro del 1931 il Duce non si trattiene: «Voi dite. Eccellenza, che gli Italiani dovreb�bero stare allegri. L'unico editore che vi dà una mano in questo credo proprio di essere io». E Mussolini ricorderà Formìggini nelle sue memorie «benignamen�te assentì». L'episodio, rievocato nell'arti�colatissima biografia che Nunzia Manicardi ha dedicato all'editore modenese, aggiunge nuova luce alla complicata parabola dei rap�porti tra Formìggini e il regime. Se il rapporto con Mussolini era stato, almeno sino alle leggi antie�braiche, di una certa vicinanza, quello con il regime conosce alti e bassi. All'inizio il movimento di Mus�solini anche nella comunità ebrai�ca di Modena alla quale appartie�ne Formìggini qualche consenso lo aveva raccolto. In città, ancora all'agosto del 1938 sui 590 cittadi�ni ebrei sono 60 gli iscritti al Partito nazionale fascista e di questi quattro si fregiano del brevetto della Marcia su Roma. In aggiunta apparteneva sempre alla comunità ebraica, che in se�guito conta strenui combattenti antifascisti e numerosissime vitti�me della dittatura e del razzismo, quel Duilio Sinigaglia sansepolcrista a soli 19 anni, quindi fonda�tore del Fascio di Modena, poi volontario fiumano vittima con altri sei camerati del fuoco della Guardia regia che il 26 settembre 1921 spara su un corteo fascista non autorizzato. Ma negli Anni Venti il rapporto tra Formìggini e il Duce è tutto in divenire. Nel 1927 vara la nuova collana «Polemiche» («Ho il torto di non saper concepire libri isola�ti, amo le collane», diceva, e. infatti ha fatto nascere, oltre ai «Classici del ridere», «Centopagine», «Apologie delle religioni», «Profili» da cui derivano i più semplici medaglioni biografici «Medaglie», «Lettere d'amore» si�no ad arrivare a quei «Classici del diritto» che appaiono nel 1937, quando ormai la sua attività è messa alle corde). Il primo testo delle «Polemi�che» è dedicato alle «Battaghe giornalistiche di Mussolini»,, un libro realizzato con il beneplacito del Duce che corregge addirittura le bozze del volume. Ai tempi di questa uscita il nemico numero uno di Formìggini è Giovanni Gentile che gli ha sottratto quel�l'efficace strumento di divulgazio�ne culturale rappresentato dal�l'Istituto per la propaganda della cultura itahana. Diventato poi nel 1923 la «Fondazione Leonar�do». La «Leonardo», che svolge un'attività parallela a quella edi�toriale ma che Formìggini finan�zia generosamente, dissanguan�do il proprio patrimonio persona�le, viene incamerata dall'Istituto di cultura fascista. Un'operazione voluta da Giovanni Gentile che da allora è la bestia nera dell'editore modenese. Per sistemare i conti con l'ideo�logo del regime, Formìggini si mette al lavoro e scrive «La ficoz�za filosofica sul fascismo e la marcia sulla Leonardo». La «ficoz�za», in romanesco, sarebbe un bernoccolo. Spuntato in testa al fascismo dopo una botta in testa. E tutto il pamphlet seceme vele�no e causticità contro questo «ber�noccolo», rappresentato da Genti�le, sorto dopo gli inciamponi del regime. Nella mano stesa da Gen�tile sulla «Leonardo» emerge il pianificato interesse del filosofo a controllare quell'efficace stru�mento di comunicazione editoria�le rappresentato dal periodico «Italia che scrive», un'iniziativa di grandissimo successo che For�mìggini cercherà di difendere stre�nuamente sino alla morte. Le manovre dei papaveri del regime oltre a mettere il bavaglio a Formìggini lo strangolano eco�nomicamente. A dargli il colpo definitivo, però, sono le leggi raz�ziali che l'editore vive come un tradimento maturato da un movi�mento nel quale, in passato, si è in parte riconosciuto. Scrive in «Pa�role in libertà», ima delle sue opere uscite postume, «Il Razzi�smo è la Caporetto del fascismo. Il sommo Duce è diventato matto: il '38 è un novello '24». Poi rivolgen�dosi in forma diretta a Mussolini aggiunge, riferendosi al delitto Matteotti: «Nel '24 facesti trucida�re imo solo e pugnace. Nel '38 hai assalito proditoriamente cinquan�tamila cittadini assolutamente in�nocenti. In fondo mi fai pena, perché sei caduto in una rete che il destino ti ha teso. È bene che la tua ora sia venuta: ma non poteva essere un destino che mi desse il conforto di trame respiro? Ormai non respiro più. È finita». Da questi pensieri che costitu�iscono il bilancio finale di una lunghissima stagione umana e editoriale giunta al capolinea, no�nostante lo strenuo sforzo di non farsi imbavagliare nasce in For�mìggini la meditata decisione di attuare quel suicidio che, per le. modalità con cui avviene, dovreb�be calamitare l'attenzione di tutti ;li italiani sulla barbarie delle eggi razziste. Nel libro della Manicardi si ricostruisce con vivace rigore l'ul�tima giornata di Formìggini: il suo viaggio da Roma verso Mode�na con una valigia zeppa di lette�re con cui saluta la famiglia, rincuora gli amici, sistema i conti con gli avversari, dispone minu�ziosamente il destino del suo ar�chivio personale che vuole desti�nato alla Biblioteca Estense. For�mìggini nel suo commiato non si compiange di certo. Si sostiene con una stralunata ironia. Arriva in albergo, cena con appetito (co�toletta al tartufo e lambnisco), si prepara come dovesse affrontare ima nuova avventura editoriale alla passeggiata mattutina che lo porta alla Ghirlandina. La torre dalla quale il 29 novembre 1938 vola giù. Della sua morte nessu�no scrive. Nessuno parla. Come se la nebbia che quel giorno avvolge Modena avesse reso Formìggini invisibile a tutti gli italiani. LUOGHI COMUNI Personaggi e memorie dell'Unità d'Italia di Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.it) Formìggini si suicidò nel '38 buttandosi dalla Ghirlandina a Modena DA LEGGERE Nunzia Manicardi Formìggini. L'editore che si suicidò per restare Italiano Guaraldi Logos, Modena 2001 A.F. Formìggini La ficozza filosofica del fascismo e la marcia sulla Leonardo Roma, 7923

Luoghi citati: Caporetto, Italia, Modena, Roma