In tasca un «re di fiori», a casa la pistola di Fabio Poletti

In tasca un «re di fiori», a casa la pistola In tasca un «re di fiori», a casa la pistola Il consulente finanziario stava per colpire ancora Fabio Poletti inviato a PADOVA Aveva un re di fiori in tasca, il normografo e la pistola a casa, la rabbia in testa. E la consapevolezza che prima o poi lo avrebbero preso. E' successo alla sette di sera in pieno centro a Padova, all'angolo tra corso Vittorio Emanuele E e via Alberto Mario. Davanti ad uno dei suoi tanti uffici da operatore finanziario della Saro srl, come si definiva pomposa�mente per nascondere quel giro di recupero crediti, mischiato a soldi dati e prestati a chissà quali interessi. Lo hanno preso qui, a un passo da Prato Della Valle, a meno di cinquanta metri dove ha ucciso solo per rabbia il tassista Pieipaolo Lissandron. Michele Profeta, 53 anni di Paler�mo, case a Padova, Mestre e in provin�cia di Milano, ex carabiniere di leva, incensurato, una laurea, due ex mogli e 4 figli, è stato fermato all'ora del�l'aperitivo lungo il liston. GU hanno trovato una pistola che adesso rende�rà più facile U lavoro del perito balisti�co genovese Luciano Cavenago, chia�mato a dire se c'è la stessa mano dietro agli omicidi del tassista Pierpao�lo Lissandron e dell'immobiliarista Walter Boscolo, i re di cuori e di quadri di una serie interrotta per poco. In tasca gh han�no trovato una deci�na di schede telefoniche e una manciata di cellulari che han�no permesso di indi�viduarlo, dopo una ricerca per la città e tutto il Veneto duratà'Sétte òre.'Qùàndo , dra mobile di Pado�va gli hanno messo le manette, non ha detto una parola. Non ha reagito, non ha fatto che abbassa�re gli occhi. Tanto sapeva, che sarebbe finita co�sì. Lo immaginava da quando con rab�bia aveva iniziato a sparare, a scrivere quei messaggi con la richiesta dei dodici miliardi che nessu�no gli avrebbe mai dato, a spargere car�te da poker per ogni omicidio. Si era defi�nito il tornitore per gli annunci sul «Cor�riere» a cui non ave�va mai risposto. E invece era solo un trafficone, uno che aveva in tasca una calibro 32. Una pistola che vale più di una con�fessione, quella che non arriva neanche all'una di notte, quando Michele Pro�feta continua a dire di non c'entrare niente. Una pistola fa a pugni con l'immagine che si era dato. Quella di un professionista con i vestiti all'ulti�ma moda, come quei pantaloni a sigaretta raccontati dai sei testimoni che lo avevano visto un minuto prima di ammazzare l'immobiliarista Wal�ter Boscolo. Un professionista che si era fatto stampare i bighetti da visita con su scritto operatore finanziario. E lavorava con la sua srl in mezzo Nord Italia, ad Assago, a Padova e poi a Mestre. Ogni tanto tornava a Palermo, do�ve aveva una fidanzata. A Milano ne aveva un'altra. E poi ancora una quando stava a Mestre, Antonia Gem�mati. Che è stata la prima che gli agenti hanno interrogato, quando sa�pevano già che il tornitone era proprio Michele Profeta. Quando aspettavano solo di prenderlo, lui con la sua rabbia che non controllava più, al punto di ammazzare per niente il tassista. Solo perché gli era andata a buca un appun�tamento con un funzionario di un'al�tra agenzia immobihare. Che si è salvato solo per essersi presentato per caso in compagnia. Antonia Gemmati, interrogata pri�ma a Mestre poi a Padova come testimone, dice di non sapere nulla. I vicini nella palazzina di Mestre parla�no di una «coppia riservata». Solo uno che abita al piano più sotto ricorda con paura: «Ieri ho preso l'ascensore con lui, mi ha aperto la porta. Uno Le auto della P gentile, hoibrividise ripenso...». Se vorrà lo spiegherà lui cosa c'en�trano il Re di cuori e il Re di quadri, lasciati accanto al cadavere dell'immobiliarista. E cosa c'entra quel ritua�le del 12, dei miliardi chiesti ma mai pretesi. Visto che al cellulare della questura di Milano è anivata solo una sua telefonata o un Sms, due sere fa, quando il numero era su tutti i giorna�li. E spiegherà anche la sua furia, quella per niente contro il tassista. Solo uno scatto di rabbia e due che sul grilletto di una calibro 32. Lo hanno preso perché telefonava da una cabina di Mestre sotto casa. Lo hanno individuato alla fine, control�lando con la Telecom la posizione del cellulare che aveva in tasca. Lo hanno incastrato perché parlava troppo, per�ché chiamava le agenzie immobÉari di mezza Italia. Quando si presentava come Pertini, Bertini, Bertin ed invece era solo il tornitore. Che diceva di voler vedere degh appartamenti, ma agli appuntamenti andava con la pi�stola in tasca. Come il 29 gennaio, il primo omici�dio sicuro. Quando chiede di vedere un locale in vendita dalle parti della stazione e non può uccidere perché loro si presentano in due. Manca poco alle otto di sera, quando se ne va pieno di rabbia. Non arriva nemmeno in stazione, vede «Pisa 14» che scarica una cliente a pochi metri. Sale sul taxi e a Pierpaolo Lissandron dice di anda�re in via Malaman. Sono quattro chilometri, gli ultimi del tassista. Nemmeno dieci minuti, che non basta�no a sbollire la rabbia del tornitore. Spara due volte alla nuca, rimette la pistola in tasca e fa a piedi 50 metri fino in ufficio dove adesso c'è una segreteria telefonica, con la musica classica e la voce registrata di un'impiegata che spiega che «siamo chiusi». E non sa che è per sempre. In dodici giorni Michele Profeta, cerca di organizzare un omicidio vero, quello che più gli sta a cuore. Chiama almeno quattro agenzie immobiliari, parla con gente che lo conosce. Si fa registrare per 273 secondi. Lascia tracce che tutti gh psicologi spieghe�ranno con la voglia di farsi prendere. Rimane un'ora per strada davanti a una farmacia di via San Francesco. Si fa vedere dai testimoni che nei prossi�mi giorni dovranno riconoscerlo. E stringe la mano a Walter Boscolo, il primo immobiliarista che ammazza. Il solo, tra i suoi troppi nemici. Trovato a Mestre il normografo usato peri messaggi Si è arrivati a lui rintracciando la seconda fìdan2ata, quella di Milano Amava i traffici di ogni tipo Fino all'ultimo ha sfidato gli investigatori «Non temo nessuno Sono imprendibile Fate le vostre mosse» Alex: «Anch'io sono stato una II primo omicidio fu provocato possibile vittima. Avevo pensato da un litigio. Il tassista cercò di comprarmi un revolver» di colpire Profeta con l'ombrello Le auto della Polizia davanti alla questura di Padova, presidiata per tutto il giorno da fotoreporter, cameramen e giornalisti