«Spieghi ai miei figli perché papà non c'è più»

«Spieghi ai miei figli perché papà non c'è più» «Spieghi ai miei figli perché papà non c'è più» Iparenti di Lissandron: i bambini sono sotto choc PADOVA «Quello lì, quel siciliano... Vorrei solo che venisse a casa mia, adesso. Me lo portassero, i poliziotti. GU faccio mica del male, no. Gli dico di spiegare ai miei "putei" perché ades�so non hanno più il loro papà». Sono le otto di sera, e «più o meno a quest'ora Pierpaolo mori�va». Moreno Utini è cognato del taxista Pierpaolo Lissandron. Taxi�sta anche lui («Roma 7»), arriva al piazzale della stazione di Padova pochi minuti dopo l'annuncio alla radio: «preso il killer di Padova». «Lei pensa che io sia contento? Non lo sono». Si commuove, e co�mincia a piangere piano piano. In�torno, gli altri taxi arrivano e ripar�tono con nuovi clienti usciti dalla stazione. Gh autisti qui si conosco�no tutti, «qualcuno mi ha già telefo�nato per congratularsi». Ma sono messaggi mesti, poche parole, «me�no male che l'hanno preso. Dai Moreno, pensa ai tuoi nipoti». More�no di colpo si è ritrovato con una sorella schiantata dal dolore, e due bambini: Nicolò, di 4 anni, e Ilaria di sette. «I bambini lo sanno, la psicologa ci ha detto che era megho dirglielo, che tanto è lo stesso». Il più piccolo non ha ben capito, «chie�de sempre di papà, ogni momento, "quando toma a casa?"». «Mia sorella Lorena è diventata di 40 chih. Non mangia più, fuma soltanto. Fa pena, questa ragazza, e adesso deve crescere due putèi da sola». Il telefonino squilla ancora, «grazie, grazie, d�anche agli altri che sono abbastanza contento, e speriamo solo che sia proprio lui». «Io non so cosa gli sia passato per la testa, a quel sicihano. Dico sicilia�no perché cos�l'hanno definito alla radio. Io non sono razzista., Mai stato, io. Queste cose le fanno italia�ni, marocchini, chiunque. Ma io spero solo una cosa, perché un giorno dovrò spiegarla ai bambini: vorrei dirvi "vostro papà è morto, ma il suo assassino è in galera. Non vogho che nessuno dica poi che era un matto, non vogho che gh ricono�scano l'infermità mentale. Deve sta�re in galera, per un uomo cos�non ci deve essere perdono. Solo galera». E poi c'è un'altra cosa, che un giorno dirà ai bambini: «Vostro padre era mia persona perbene. Purtroppo nell'occasione della sua morte hanno detto su di lui cose sbagliate. Qui tutti si sono scatena�ti, han persino scritto che era un "assiduo frequentatore di night". C'era andato una sola volta, e pure controvoglia». Inutile tentare di spiegargli che quando succede una cosa del gene�re, il passato e il presente della vittima vengono passati al setaccio. Gh inquirenti cercano di capire perché è stata uccisa, scavano nel suo privato, frugano nelle cose più intime della sua vita. In quella di Pierpaolo Lissan�dron c'era poco, per quello che se ne sa. Era separato dalla moglie, che pure adesso lo piange disperata. Era un tipo impulsivo, e qualche volta bisticciava con i clienti. «Ma era anche uno che faceva tanti turni di notte, che cercava di tirare su gh "sghéi". Guardi me dice «Roma 7» Sono le otto di sera, e ho appena cominciato a lavorare. Vor�rei andare a casa da Lorena, invece ne ho fino a domani mattina alle sei. Tomo a casa morto di stanchez�za, e anche io rischio di far salire un disgraziato sulla mia macchina». [bru.gio.l

Persone citate: Lissandron, Moreno Utini, Pierpaolo Lissan, Pierpaolo Lissandron, Pierpaolo Mori

Luoghi citati: Lorena, Padova, Roma