«Il killer si muove sempre fra la folla»

«Il killer si muove sempre fra la folla» «Il killer si muove sempre fra la folla» La gente di Padova: conosce la città alla perfezione reportage Brunella Giovara inviata a PADOVA IN ginocchio sul marmo, siprega davanti alla lingua del Santo. «Fa' che lo prendano». Tra sbuf�fi d'incenso e litanie Padova si prepara alla cerimonia della Trasla�zione di Sant'Antonio, venera la Reliquia e fa gli scongiuri, «speria�mo che non mi succeda niente, speriamo che non ammazzi pro�prio me». E preghiamo. Sulla guglia più alta della Basilica brilla un angelo vendicatore, che brandisce una tromba del Giudizio come fosse ima spada. Ma arriverà, il giorno del giudizio per il serial killer loca�le? Questa Basilica è il cuore della città, e per uno scherzo del destino (o forse una cabala che gira nella testa dell'assassino), si trova ad equa distanza dai due luoghi del dehtto. Alle spalle della basilica, la via San Francesco: qui, al civico 173, è morto l'agente immobiliare Walter Boscolo. Di fronte alla basilica, al di là del Prato della Valle, c'è la piccola via Malaman: il fine corsa di Pierpaolo Lissandron, taxista. Sconosciuta ai più: cento metriche sfuggono anche all'attenzione di chi a Padova ci è nato. E i padovani su questo ci hanno rimuginato un po', per concludere che «questo è uno di noi». Le chiacchiere nei caffé e nei negozi, le «ciacole» tra vicini, per dirsi «il serial sa dove scappare», «sa come muoversi, nascondersi nei portoni, sparare e sparire». Sparire qui è cosa difficile. La via San Francesco, ad esempio. Sull'angolo con via Ospedale Civile c'è uno slargo. Da qui si vede vicina vicina la Basilica, le guglie che sembrano minareti, le cupole che fanno pensare a Santa Sofia. Su questo angolo c'è la farmacia Fornasieri, che in vetrina ha una pub�blicità per lo meno grottesca, con il senno di poi; «Il killer silenzioso che uccide». Pillole di olio di pesce contro il colesterolo alto, si inten�de. Qui davanti Walter Boscolo ha incontrato il suo assassino: «appun�tamento ore 12,30 signor Pertini», c'era scritto sulla sua agenda. Un testimone li ha visti insieme. Stretta di mano, piacere, andiamo a vedere l'appartamento? Passano davanti al parrucchiere Nicola, al ristorante cinese, all'erboristeria. La padrona dell'erboristeria non c'era, quel mezzogiorno del 10 feb�braio. «Maledetto quell'uomo, chiunque sia. Un pazzo poi, per venire a sparare in questo angolo di città». La signora se la prende con i concittadini disattenti («possi�bile che uno solo l'abbia visto?») e pure con la televisione, «continuo a vedere la pubblicità del film di Hannibal che dice "mangerò tua moglie", e poi ci stupiamo se un pazzo decide di fare il serial». Questa strada è un via vai di macchine continuo. E gente in mo�torino, ragazzi in bicicletta. Appe�na dopo il portoncino del civico 173 c'è un supermercato Metà. Un altro è nello slaigo. Di fronte alla casa del delitto c'è un panettiere. Poi un bar Rosa Snack, e una gastronomia sempre piena. Scappa�re di qua in un mezzogiorno di sabato è roba da coraggiosi. Scappa�re dove, poi? Verso la Basilica, per nascondersi tra i grupponi dei turi�sti scaricati dai bus. Q verso l'ospe�dale. O via verso i portici di via San Francesco, scantonando in queste stradine strette 'con nomi come Santa Sofia, Santa Caterina, e Bia�gio, Margherita, Matteo, Agnus Dei. Oppure tornare indietro, passa�re il ponte Pontecorvo, sparire. Quattro vie di possibile fuga, e nessuno che l'abbia visto scappare, avvolto nel suo cappotto nero. «E' uno di noi, un padovano o uno che vive qui da tanto. Magari a Padova ci ha studiato, quel "mo�na"». I taxisti lo sanno, «prima che ci ammazzassero il nostro Pierpao�lo, via Malaman la conoscevamo a malapena noi. Chi ci va? Nessuno. Io non ricordo di averci portato mai nessuno in trent'anni». Alle sei di sera è buio. E il Prato della Valle è piuttosto sinistro: un canale di acqua immobile, un centi�naio di statue di papi e condottieri che alla luce dei lampioni ghignano e fanno boccacce. E' il centro della città, eppure basta attraversare questa piazza enorme per sbucare in ima specie di periferia. Via Car�ducci è deserta. Zona residenziale, portoni sbarrati e cancelli chiusi. Giardini, poi il velodromo. Altri cento metri, ed ecco via Malaman. I mazzi di fiori («Le mamme dei taxisti», ad esempio), indicano il posto esatto in cui Lissandron ha parcheggiato la sua macchina. Era�no le 20, forse le 20,30, e qui,non c'era nessuno. Di fi-onte c'è il giardino dell'ope�ra pia «La nostra famiglia», ma a quell'ora le suore erano già a letto. Un bar, ma era chiuso per ristruttu�razione. Una pairucchiera, ma era lunedì, giorno di riposo. Una latte�ria, che però chiude alle 13. Un negozio di casalinghi, ma il signor Carlo aveva tirato giù la serranda alle 19,30, «come sempre, da sem�pre». Poche finestre, con le tappa�relle già abbassate. Moriva cos�il taxista Lissandron, scoperto solo quaranta minuti dopo lo sparo, quando il tassametro segnava già lire 72 mila, in una strada che nessuno conosce, in un posto tran�quillo, il posto perfetto per ammaz�zare qualcuno. L'automobile del tassista Pierpaolo Lissandron

Persone citate: Brunella Giovara, Giardini, Lissandron, Pertini, Pierpaolo Lissandron, Pontecorvo, Walter Boscolo

Luoghi citati: Padova, Santa Sofia