NON TUTTI SONO UGUALI di Luciano Gallino

NON TUTTI SONO UGUALI NON TUTTI SONO UGUALI Luciano Gallino I nostri insegnanti sono stati fino ad oggi tra i peggio pagati d'Europa. Non è giu�sto dire, come si usa, che lavorano meno dei loro colle�ghi francesi o tedeschi. Chi conosce dall'interno il lavoro della scuola sa che oltre alle lezioni i docenti devono far fronte a incombenze burocra�tiche che si fanno di anno in anno più pesanti. Di certo gli aumenti che ora hanno otte�nuto non li porteranno ai vertici della piramide dei redditi da lavoro, italiana o europea che sia. Tuttavia questi aumenti sono significa�tivi, poiché stanno a indicare una inversione nella valuta�zione sociale della professio�ne di insegnante. Un salario, una retribuzione, non sono soltanto denaro. Sono anche un mezzo di riconoscimento della funzione che una perso�na svolge, della sua dignità e importanza per la collettivi�tà. Che può essere piccola, come un'azienda, o grande come la società intera, come accade appunto nel caso della scuola. Il fatto che sia lo Stato a concedere questo riconoscimento può contribu�ire a diffondere anche nel pubblico una valutazione più congrua del fatto che insegna�re nella scuola italiana è oggi un arduo mestiere. Ci si deve naturalmente augurare che nel dovuto pro�cesso di rivalutazione sociale degli insegnanti questo sia solo un primo passo. Tra quelli che dovranno seguire ce n'è uno che ci sembra inevitabile. Esso consiste nell'introdurre ciò che finora si è rivelato impossibile: il siste�ma di aumenti di merito differenziati. Le difficoltà per compiere un simile passo sono enormi, cos�come le resistenze di varia origine sono durissime. Tuttavia la scuola, e con essa forse l'inte�ra pubblica amministrazione, deve uscire da una situazione nella quale chi si impegna la metà del dovuto, e chi si impegna il doppio, sono paga�ti nella stessa misura. Prima ancora che di denaro, è una questione di equità.

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