Bassano e Guido Reni nelle collezioni care a Zeri

Bassano e Guido Reni nelle collezioni care a Zeri PIETRE DIPINTE/2 Bassano e Guido Reni nelle collezioni care a Zeri Marco Vallerà RARISSIMA e febee occasio�ne per conoscere la preziosa cobezione milanese di Pie�tre Dipinte, cos�cara a Fede�rico Zeri, che vi apportò alcune attribuzioni decisive e a cui la mostra è dedicata, presente «in voce» attraverso un bluminante video curato da Anna Zanob, nel 1996 in cui con la sua consueta pragmaticità spiega l'importanza storica di questa trascurata prati�ca artistica, che coinvolse tra '500 e '600 moltissimi artisti celebri (alcuni sono in mostra) soprattut�to di areea veneta e manierista (mancherebbero ab'appello sol�tanto Veronese e Tintoretto, che con la sua furia espressiva forse non poteva toberare questa tecni�ca quasi da miniatore o di cesebatore deba lavagna). E poi fiorenti�ni e romani, soprattutto d'impor�tazione fiamminga (per giungere sino al grande Rubens). Sfruttare la densità del nero e del notturno naturale, oppure l'opacità translu�cida deba pietra alabastrina, per ibuminare di riflessi perlacei o spegnere in sfondi plumbei una quantità notevolissima di Annun�ciazioni. Conversazioni di san Pao�lo, Flagebazioni o Tentazioni di Sant'Antonio. E ce ne sono qui di meravigliosi: dei Bassano o di Antonio Tempesta (che non a caso era anche incisore di grido) del�l'Qrbetto, di Jacques Steba o di Guido Reni. Ma quebo che a noi pare oggi una ricercatezza luministica o una raffinatezza da Camera debe Meraviglie (non a caso era impbcato in questo cobezionismo pure l'alchemico Rodolfo II di Praga), insomma qualcosa che ha a che fare con la non meno brillante e corrusca pittura su rame, a dar fede invece ai trattatisti antichi, come b Pona citato dal chiarifica�tore saggio di Bona Castebotti nel catalogo Motta, ebbene questa pratica insobta derivava forse da una necessità non soltanto di «nobbtà ma anche di eternità». Ovvero la sobdità dell'ardesia e deba pietra di paragone veneta (spesso poi intrasportabile, quan�do si trattava di enormi pale d'altare) che vuole vincere sui ben più deperibib affreschi o sube tele. Come ben sapeva Sebastiano del Piombo che fu forse l'iniziato�re se non l'inventore di questa pratica «che farà la pittura poco meno che etema», «ricignendolo con ornamenti d'altre pietre mi�schie, che fatte lustranti, faceva�no accompagnatura bebissima» come certifica anche b Vasari. Che ci racconta ancora come Seba�stiano suggerisse allo stesso Mi�chelangelo di affrontare questa tecnica, b quale invece lo offese mortalmente, col suo totale disin�teresse. Distrutte in gran quantità nel periodo neoclassico, che ave�va il culto del bianco ideale, que�ste opere raffinatissime, abitate daba notte oscura e profondissi�ma della pietra, sprigionano oggi una suggestione straordinaria, che ha insieme deb'artificio luministico e della preziosità da orefi�ceria, tutti elementi che hanno cobaborato al recupero «colto» del Manierismo. Al Palazzo Reale di Milano si riscopre una pratica che coinvolse celebri artisti tra '500 e '600 Pietra Dipinta. Milano. Palazzo Reale. Tutti I giorni, dalle 10 alle 18. Chiusoli lunedi. Fino al 25 febbraio. «Cristo nell'orto» di Bassano

Luoghi citati: Bassano, Milano, Praga