Via da Tamanrasset, la perla di tutti i deserti del mondo

Via da Tamanrasset, la perla di tutti i deserti del mondo AVVENTURA IN ALGERIA: UN MIGLIAIO DI CHILOMETRI FUORI PISTA FIN QUASI AL CONFINE COL NIGER Via da Tamanrasset, la perla di tutti i deserti del mondo REPORTAGE Renàto Scagliola TAMANRASSET, duemila chilometri a Sud di Algeri, capitale del turismo sahariano, non è mai stata toccar ta dalle stragi integraliste della eosta. Il Fis non ha mai attecchi�to neanche neUa relativamente vicina Djianet. E' come essere in un altro paese. Apehe perchè nel Nord gU abitanti sono 2600 per kmq, al Sud 0,11, in un territo�rio di circa due miboni di chilo�metri quadrati. Tuttavia per otto anni da quando sono iniziati i. massacri il turismo del nuba, era quasi cessato, e sta riprendendo solo adesso. Quindi si ritoma in Algeria. Tarn, centro nevralgico del deserto più beUo del mondo, tra Tassib, Hoggar, Acacus, è sem�pre uguale: case basse rosse, tuareg fasciati in gandura e schesch, giovani «in borghese», pochi europei, atmosfera rilassa�ta, nessun semaforo, rari fuori�strada in partenza e in arrivo per l'outback. Di notte è ricca�mente illuminata, e il suo river�bero si vede da lontano, venen�do dal deserto. Anche l'hotel Tahat, di fronte aUa prefettura, da vent'armi luogo di sosta di tutti i sahariani, è sempre lo stesso con la sua pianta labirinti�ca, cucina discreta, confort suffi�ciente. Una debe prime spedizio�ni del nuovo corso lascia Tarn per il grande sud: cinque Toyota cariche di viveri, carburante, tende, cucina, e quasi gb stessi tuareg di sempre, Ibrahim, Abmed, Suleiman; Rashid... ormai autisti e guide, finita da decenni l'epopea del nomadismo. Un migbaio di chilometri fuo�ri pista fin quasi al confine col Niger, sette bivacchi alla beUa stella, dozzine di siti con le meravigbe delle incisioni rupe�stri neobtiche con una guida d'eccezione, quel Giancarlo Sal�vador!, aspetto da profeta, che da vent'armi gira tutti i deserti del nord Africa, dal Mah aba Mauritania, strepita in arabo e in veneziano, gioca con gb aqui�loni prima di cena, e sa tutto di tutti, capace di incontrare cono�scenti vicino al più sperduto pozzo deU'immenso ued Tin Tarabin. Il Tassib deU'Hoggar è uno dei due parchi naturab del Sud algerino (l'altro è quello confinante del Tassib n'Agjjer) fatto di sabbia e ribevi di arena�ria, pochissimi pozzi, rari noma�di e un solo centro di una certa importanza. In Guezzan, a Sud di Tamanrasset. Un'area protet�ta senza guardaparco, 500 mila chilometri quadrati, una volta e mezza l'Itaba, dove c'è spio l'esercito che gira e deve control�lare le frontiere (con Libia, Ni�ger, Mah), il contrabbando, im�migrati clandestini, bracconie�ri. L'ambiente è un universo pol�verizzato e demobto dal tempo, dove si alternano sistemi dunari, pianure bsce come un bibardo, letti di fiumi asciutti larghi dieci, venti chilometri, dedali rocciosi, fungaie di obelischi di tutte le misure, pitòn, come b chiamano i francesi, e conforma�zioni di tab bizzarrie che a descriverle c'è da svaligiare il vocabolario e aUa fine l'idea è ancora vaga. In particolare la superficie dei conglomerati di arenarie paleozoiche rugosa, bugnata, a quadretti è stata definita «pachidermite» dai viag�giatori sahariani, neologismo non scientifico, ma che rende bene l'idea deba pelle deU'elef ante o del rinoceronte cui somigba. Sovente succede che da lontano vedi una montagnola con sopra un paese con castebo, le case, minareti e campanili, e invece da vicino è una formazio�ne tutta naturale, entro cui è un piacere fisico camminare, tra viottoli sabbiosi, canalini e im�mense architetture balzane. Si viaggia senza frettarle guide conoscono a memoria i luoghi dei petroglifi, migbaia di incisioni rupestri, e fermano a colpo sicuro: ai lati di un canyon, dentro una grotta, su massi verticab, appare il favolo�so bestiario sahariano, di quan�do c'erano elefanti, rinoceronti, giraffe, bovidi. Alcuni paleosuou sono cosparsi di frammenti di terrecotte lavorate, macine, pestelb di quarzo, qualche amigda�la, punte di frecce. Ma siamo in un parco, quindi è vietato por�tarsi a casa reperti. Guarda, toccare e lasciare. E può capita�re di montare il campo pratica�mente in un cimitero, preislami�co, una città dei morti, fatta di tumub di sassi che in qualche caso diventano vaste necropob arse. Sparse nel nuba anche grandi tombe megabtiche a mez�zaluna, o circolari, sempbci cir�conferenze di pietre, diametro una dozzina di metri, e un enorme tumulo, neUa regione di Abalemma, che richiese mesi certo di lavoro agb sconosciuti abitanti di diecimila anni fa. Il pozzo di In Teak è segnato da un boschetto di acacie spino�se in mezzo ad un grande oued; intorno ossa calcinate di capra e cammello, ramagbe, escrementi secchi, mosche, un viavai di formiche argentate. A un chilo�metro circa, defilati, i resti di una guarnigione deba Legione Straniera, abbandonata nel 1967. Roba monastica, da film: poche costruzioni rustiche di pietra tra enormi massi, a guar�dia del pozzo, passaggio obbbgato, a un tiro di fucile. NeUa zona di Yufebakit, ancora tra architet�ture grevi di fanghi pleistoceni�ci, si trovano grandi lastre e frammenti contenenti resti fossib di alghe palustri e celentera�ti del siluriano, detti graptobti, roba da 40 milioni di anni, gli stessi detriti oggi possono pas�sare per opere d'arte astratta che decomponendosi nei millen�ni hanno prodotto il petrobo. I bivacchi sono una delle componenti più fascinose di un giro sahariano. Specialmente nel Tassib si possono scegbere scenografìe sbalorditive, come una radura di sabbia ocra, pro�tetta da una semicirconferenza di pinnacob rossi e davanti un panorama infinito verso l'infini�to. AU'alba e si contano intorno al giacigbo e nel campo le im�pronte dei visitatori notturni: sciacaUo, fennech, topo gerbillo, coleotteri. Tutti passati in silen�zio e spariti prima del sorgere del sole. In un luogo dell'immenso let�to del fiume fossile Tin Tarabine, tra Immeskor e Yufebakit (punto rilevato col Gps), c'è uno scogbo isolato che i nomadi chiamano «Posto debe scim�mie», perchè intorno, congloba�ti nei fanghi fossili, affiorano una dozzina di scheletri. Che non sono di scimmie ma di esseri umani. Non corpi comple�ti, ma mezzi crani calcificati, femori e tibie, frammenti ossei. Alberto Salza, antropologo, non azzarda ipotesi, potrebbero esse�re del neobtico, mancando resti di ùtensib e monib; sono in corso esami su alcuni reperti. Potrebbe essere una scoperta. TRA TASSILI. HOGGAR. ACACUS: CASE BASSE ROSSE. TUAREG FASCIATI IN GANDURA E SCHESCH. POCHI EUROPEI. NESSUN SEMAFORO. RARI FUORISTRADA IN PARTENZA PER L'OUTBACK Ai lati di un canyon, dentro una grotta, su massi verticali, appare il favoloso bestiario sahariano di quando c'erano elefanti, rinoceronti e giraffe... A un chilometro, defilati, i resti di una guarnigione della Legione Straniera abbandonata nel '67 Il Tassili deU'Hoggar è uno dei due parchi naturali del Sud algerino: è fatto di sabbia e rilievi di arenaria, ha pochissimi pozzi, rari nomadi e un solo centro di una certa importanza. In Guezzan, a Sud di Tamanrasset

Persone citate: Alberto Salza, Giancarlo Sal

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Libia, Mauritania, Niger, Tamanrasset