I navigatori di Internet non si guardano negli occhi

I navigatori di Internet non si guardano negli occhi I navigatori di Internet non si guardano negli occhi RECENSIONE. Lelio : Demichelis SI chiama dromdmania o nevrosi .da vagabondag�gio. È il deside�rio irrefrenabile di uscire dalla propria di�mora, fuggendo dalle proprie angosce e dal�le proprie paranoie. Tutto questo senza alcun piano, senza mete pre-fissate. Un puro vagabondare. Proprio come navi�gare in Internet, sembrerebbe. È questa dunque una deUe possibili nuove patologie create dalla rete? Studiarle non è facile, il nuovo ambiente Internet appunto è un ambiente totalmente tecnico, in cui il mezzo diventa fine, la tecni�ca ci prende e ci porta a vivere dentro di sé, modificando i nostri comportamenti e i nostri senti�menti. È un ambiente freddo e irreale, in cui però si svolgono attività e si dipanano affetti (uma�ni1 e'sociàh'o solo! virtuali?)'m misura crescènte. Intèfnét'pòi: è davvero là'hùova piazza, la nuova agorà, oppure rappresenta piutto�sto proprio in quanto forma olistica e totalitaria della tecnica la cancellazione di qualsiasi piaz�za, di qualsiasi agorà, di ogni possibile polis? Navigatori, cos�amano definir�si coloro che vivono dentro il mondo virtuale: ma che tipo di navigatori sono? Sono irrequieti e astuti come Ulisse, oppure sono utopisti in cerca dell'isola che non RECENLe: Demi IONE. o helis c'è? Cercano un porto oppure perseguono il puro navigare? Fuggo�no dalla realtà o ne cercano una solo di�versa? E vivere nel virtuale è analogo a vivere nel reale? Che tipi psicologici siamo, oggi, nel tempo e nello spazio cos�radicalmente ri-definiti e insieme pre-scritti da Internet (ovvero dal�l'esasperazione della tecnica)? Per�ché, ad esempio, nelle chat line i partecipanti assumono spesso identità diverse da quehe reali? E che genere di affetti si creano nel mondo virtuale: duraturi, instabih o comunque inesorabilmente fragili? Quale immagine soprat�tutto diamo di noi stessi, se ci nascondiamo dietro l'anonimato o comunque dietro uno schermo, che è insieme specchio ma soprat�tutto maschera? E che tipo di linguàggio usiamo quando comu-, nichiamp via Internet e, dunque, quale identità riveliamo? E ànco�ra. Jntemet è il nuovo Far West, oppure la società perfetta e perfet�tamente autoregolantesi? A queste e ad altre domande cerca di rispondere Patricia Walla�ce, esperta di psicologia delle rela�zioni e dell'apprendimento all'Uni�versità del Maryland, in un libro denso di casi e di suggestioni. Molti aspetti del nostro comporta�mento umano si modificano nel mondo virtuale, nel bene come nel male; l'aggressività, l'attrazione, la convivialità e le dinamiche di gruppo cambiano. Internet co�munque è ancora giovane, i suoi influssi e la sua capacità di genera�re nuove malattie sono poco stu�diati. Eppure, i sintomi di nuove patologie da Intertiet esistono. Dal�la dispersione di indivìdui solitari, alla crescita della distanza socia�le; dalla diffusione deh'anonimato (e dell'anomia), àUa contestuale moltiplicazione della personalità; fino al gioco infantile della radicalizzazione delle opinioni (ad esem�pio politiche), perché in Internet allentandosi i meccanismi di autocontrollo ognuno si sente legitti�mato a dire parole in libertà, spesso esasperando i rapporti con gh altri. Certo, Internet è anche collabo�razione, altruismo, amicizia, ani�mazione sociale e politica. È uno straordinario strumento di lavoro. Contiene tutto e il suo contrario, bene e male, massima libertà e controllo capillare, solidarietà e pedofilia nello stesso ambiente virtuale. Scrive la Wallace: «La rete è ormài cos�vasta e in cos�rapido accrescimento che ogni in�dividuo può oggi esplorarne solo una piccola parte. Questo è imo dei motivi che la rendono tanto affascinante». Ma affascinante, viene da rephcare, soprattutto per�ché irreale. Internet ci sembra essere cos�(nella sua essenza) un mix tutto nuovo di dromomania e di agorafobia insieme: è s�una fuga da sé e dalle proprie angosce, un vagabondare senza meta; ma in un ambiente tutto tecnico, in uno spazio virtuale: per paura della piazza reale, dove prima si era invece costretti a guardarsi negh occhi. Una psicologa esamina le possibili nuove patologie della Rete: un mix di agorafobia, la paura della piazza reale, . e di dromomania, un vagabondaggio senza meta, una fuga dalle proprie angosce Gli utenti di Internet sono gli ultimi pazienti degli psicologi: molti di loro soffrirebbero di ansiogene «turbe da navigazione» Patricia Wallace La psicologia di Internet trad. di Francesca Delucchi. Raffaello Cortina Ed., pp. 367. L 42.000 SAGGIO

Persone citate: Delucchi, Demi Ione, Demichelis, Patricia Walla, Patricia Wallace, Raffaello Cortina

Luoghi citati: Maryland