Quando il cinema va alla sbarra di Filippo Ceccarelli

Quando il cinema va alla sbarra IL FILM ACCUSATO Di BLASFEMIA POTREBBE APPRODARE ALLA CORTE COSTITUZIONALE Quando il cinema va alla sbarra il caso Filippo Ceccarelli proposito di censura: ma co,,s�lontana nel tempo, ormài, ' 'a essere dimenticata. Nell'Italia di Luttazzi e del Grande fratello, degh sberleffi deh'Otta�vo nano a Padre Pio e dello spinel�lo musicale degh «Articolo 31»; nell'Italia che accoghe con tremo�re Eminem, si svaga con Hanni�bal, trasmette in differita il match Bellillo-Mussolini e cerca di far pagare il canone Rai con uno spot tutto giocato sul sacramento della Confessione; ecco, in questo stes�so paese che non sa più cosa mostrare e cosa no, e ancora meno sa in nome di che cosa vietare o permettere, c'è un film che da tre anni nessun adulto può andare a vedere perché i giudici l'hanno tolto dalla circolazione. Chi si ri�corda più di Totò che visse due volte! Giudicato blasfemo, fu po�sto sotto sequestro nel marzo 1998. Vicenda esemplare di oscu�ramento rimosso, e tuttavia conti�nuato e rinforzato. Venerd�23 febbraio in eccezio�nale sincronia con la partenza su Telepiù di «Italia taglia», una se�rie di sei trasmissioni che Tatti Sanguineti ha appunto dedicato alla censura cinematografica un magistrato del Tribunale di Roma deciderà se proseguire il processo contro il disgraziatissimo film di Damele Cipri e Franco Marasco; o se invece approfittare della circo�stanza per rimettere la questione alla Corte costituzionale, chieden�do ai giudici della Consulta di sbaraccare in via definitiva tutti i reati di vilipendio alla religione di Stato, in pratica un bel pezzo di codice penale. Nell'uno o neh'altro caso, per i due registi palermitani, assistiti dalla vSente avvocato Paola Pari�se dello studio Calvi, la vicenda giudiziaria si conferma quanto di più simile a una persecuzione sia dato immaginare. Un accanimen�to, oltre tutto, cui fa riscóntro l'indifferenza del mondo laico e in particolare di quella sinistra cine�matografica di governo che pro�prio sull'onda dell'emozione susci�tata dal primissimo divieto impo�sto a rotò, fece approvare dal Consiglio dei ministri, con la dovu�ta strombazzatura mediatica, una disciplina che in pratica metteva fine ad ogni forma di censura preventiva. Ebbene, da due anni quel disegno di legge riposa indi�sturbato in una Commissione di Palazzo Madama. E dire che tra coloro che hanno chiesto il sequestro del film e la condanna di Cipri e Marasco (oltre che del produttore e perfino di uno sceneggiatore) c'è il Gotha del vec�chio e del nuovo intransigentismo cattohco per non dire fondamen�talismo; cui si è aggiunto inopina�tamente un performer laico della denuncia a risonanza mediatica come Franco Corbelli. Nel consiglio direttivo deh'As�sociazione nazionale del Buon Co�stume, che guida il cartellò dei denuncianti, figura ad esempio l'ex onorevole de (poi msi-dn, poi di nuovo de) Agostino Greggi, che della battagha contro il nudo fin dagh Anni Cinquanta fece la sua principale ragione d'impegno poli�tico; tanto da venir raffigurato in cl»iave grottesca da Alberto Sordi rie II moralista (1959). C'è poi l'Associazione Genitori Cattohci che si distingue dall'Associazione Famigha Domani, che pure ha querelato Totò, per la spiccata sicurezza con cui riesce a indivi�duare l'opera del diavolo nello spettacolo. Un ruolo di rihevo nel processo lo svolge infine «Militia Christi», nella quale ebbe una qual�che parte queU'Andrea Insabato che dai vilipendi cinematografici, evidentemente, è poi passato ad altre più esplosive faccende. E comunque: al di là del giudi�zio sulla crociata, è del tutto comprensibile che tale fronte sia sceso in guerra contro Cipri e Maresco. I due autori portano all'estremo limite la poetica dispe�rata della «morte di Dio», il loro cinema da sempre oscilla fra sa�cro e' corporale, religiosità e violenza, secondo moduli già rappre�sentate con il dovuto scandalo da Bunuel è Pasolini. Nel film non mancano provocazioni: sodomie su angeli, masturbazioni compul�sive, accoppiamenti con animah e un vecchio pazzoide che funge da capo mafia e Gesù Cristo. Il punto è che un'opera d'arte non si può giudicare solo sulla base di criteri morali. E nessuno tanto meno chi si ritenga particolarmente su�scettibile sul terreno della propria fede religiosa è obbhgato ad assistervi. In passato i due autori hanno già avuto seri problemi legali per un cortometraggio proiettato su Rai3 nel 1996 : JZ Presepe, in cui gh inconfondibili ciccioni in mutan�de che al querelante parvero lottatori di Sumo profanavano la natività consumistica con la loro più spaventosa e straniante pre�senza. Anche in questo caso la storia giudiziaria appare grotte�sca, specie per via delle «flatulen�ze» questo il termine usato negh atti che questi ciccioni mollava�no a tutto spiano; e per la perizia che il pm decise di affidare non si capisce se per le ragioni cui si è accennato nientemeno che a un tecnico del suono. La recente sentenza con cui la Consulta ha dichiarato l'incostituzionahtà del reato di vilipendio deUa religione dello Stato ha chiu�so quella particolare partita. Assi�stito dah'avvocato Federico Gentilini dello studio Sovena, il Presepe è stato liberato (e con esso la Rai di Angelo Guglielmi, che l'aveva mandato in onda ai tempi di «Cinico tv»). Totò che visse due volte resta invece prigioniero, sotto seque�stro nella stanza «Corpi di reato» della Procura. Caduto il vilipen�dio, i giudici hanno infatti integra�to in corsa l'imputazione, esten�dendo l'eventuale offesa al senti�mento religioso e al vilipendio di oggetti (croce, corone di spine, edicole sacre) comunque connessi al culto. Questo passaggio ha fatto precipitare i due registi siciliani nella disperazione: «Rabbia, stress, milioni da pagare confer�ma Maresco -. Nessuno è più disposto a farci lavorare, siamo diventati merce che scotta». E' anche morto l'attore protagonista. Salvatore Gattuso, il vecchio e scombinato messia dei bassifondi palermitani. Dal punto di vista cinematografico il film, finanziato dallo Stato, è difficile) elegante e brutale. Da prendersi o lasciare. Comunque una sfida ai gusti cor�renti, al mercato e ai canoni hol�lywoodiani: tutto in bianco e nero. attori non professionisti spesso nudi e volutamente ripugnanti, lèmpi lunghi, silenzi, inquadratu�re fisse, musiche classiche o popo�larissime, battute sul filo del para�dosso e della disperazione. All'estero Totò è stato accolto con interesse; in Itaha meno. Ma quel che più di ogni altra cosa ha segnato la vicenda è stata la serie quasi infinita di disgrazie censorie e giudiziarie. Prima bocciato e bloccato dalla censura, poi restitui�to al pubblico in seconda istanza, ma .con divieto ai 18 anni: e già questo ha fatto scendere del 30 per cento l'entità del contributo del Fondo di garanzia. E' quindi partita la campagna di boicottag�gio da parte dei movimenti cattoli�ci: «Picchetti fuori dalle sale ricorda Maresco merda sulle poltrone all'interno e continue mi�nacce di bombe». Quindi la denun�cia, anche per tentata truffa allo Stato, che ha portato al sequestro della pellicola e al blocco di tutti i finanziamenti. Come si vede: una censura a scoppio ritardato,' ma con effet�ti prolungati e moltiplicati nel tempo. Poco e . moltissimo, a questo punto, conta che le paro�le più interessanti su Totò che visse due volte le abbiano pro�nunciate, anche in pubblici di�battiti, proprio due intellettuali cattolici. Uno è padre Virgilio Fantuzzi, scrittore di cinema de La Civiltà Cattolica, che al tema cinematografico de «L'al�tro Gesù», e quindi al «povero cristo» di Cipri e Maresco, oltre che Bunuel e Pasolini, ha tenu�to un corso alla Pontificia Uni�versità Gregoriana. L'altro, Fa�brizio Mastrofini, ha parlato alla Radio Vaticana di «violen�za sacrificale abbattutasi su una pellicola in cui la violenza non esiste, se non nel senso che si trova dentro l'uomo». Come ' dire: i cattolici censurano e sempre i cattolici difendono. I laici latitano, oppure pensano a Luttazzi e ai calcolatissimi bri�vidi residuali dell'intratteni�mento tv. Ma peri gesuiti di «Civiltà Cattolica» il fdm ha sofferto «un'inutile violenza sacrificale» Il duro boicottaggio dei movimenti cattolici: picchetti fuori dalle sale e minacce di bombe Venerd�la sentenza del Tribunale su «Totò visse due volte» il film sequestrato diCiprìeMaresco Sótto, Pier Paolo Pasolini sul set de «La Ricotta» altro celebre film accusato di blasfemia A sinistra, una scena di «Totò visse due volte» Sopra: i registi Daniele Cipri e Franco Maresco Andrea Insabato, l'Integralista cattolico arrestato per la bomba al Manifesto

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