Baudo «tessitore» del centro di Aldo Cazzullo

Baudo «tessitore» del centro TRA TV E POLITICA «SONO NATO DEMOCRISTIANO E MORIRCy DEMOCRISTIANO» Baudo «tessitore» del centro E' nelle sue mani l'intesa con il nuovo Psi retroscena Aldo Cazzullo ROMA Di A più parti si invoca l'uomo forte», cantava con tono fo,sco Giorgio Bracardi in uno sketch, per poi sciogliersi in un refrain gioioso: «E se ce fosse Pippo Baudo, se ce fosse Pippo Baudo, se ce fosse Pippo Baudo a comanda'...». Ora, proprio a comandare no, o almeno non per il momento. Ma a mediare, tessere, aggregare in no�me di D'Antoni e della vecchia De è proprio lui, Pippo. Voci di palaz�zo indicano nei luoghi baudiani la casa di via della Vite, la villa di Morlupo il crocevia degli incon�tri tra Democrazia europea e i socialisti rifiutati da Berlusconi; e proprio tra gli ulivi e le vigne della campagna romana sarebbe convo�cata per il week-end la riunione decisiva. Come ogni vero uomo di potere e di influenza, Baudo nega di esserlo: «Via della Vite non è Montecitorio. E il lancio di Demo�crazia europea sarà s�sabato, ma all'Ergife, non da me...». Poi rico�nosce: «Sì, sarò della partita, lavo�rerò per Sergio. Contatti con i socialisti? Una cena con il mio . concittadino Salvo Andò, da Ma�rio. Dov'è Mario? In via della Vite, no?». Andò è di Catania. D'Antoni di Caltanissetta. «Sì, c'entra la Sici�lia in tutto questo racconta Baudo -. Ma c'entra soprattutto la De. Io sono figlio di democristiani. Sono nato democristiano e morirò democristiano. Dichiarato e orgo�glioso di esserlo. Come Sergio, come Giulio. Sere intere a parlare con D'Antoni e Andreotti. La pen�siamo allo stesso modo: avanti da soli, fuori dai poli. No, Ciriaco non l'ho chiamato. Sta soffrendo, non voglio arrecargli altro dolore. La nostra separazione è momenta�nea, so che non gli piace il modo in cui viene gestito il Ppi, un giomo forse ci ritroveremo. Al centro, naturalmente». Del centro Baudo rappresenta l'epifania meglio di qualsiasi astrazione filosofica e matematica, fin dai tempi inso�spettabili in cui la pohtica non coincideva ancora con l'intratteni�mento tv. Adesso che è tornato ai grandi ascolti, facendo crescere «Novecento» dal pomeriggio alla prima serata, per poi riconquista�re Raiuno e il vanetà, Pippo è più che mai al centro: della scena, della pohtica; tanto è quasi lo stesso. Con i socialisti, poi, ci sarebbe un altro punto di contat�to, oltre alla nostalgia per la Prima Repubblica e per la propor�zionale («con sbarramento al 50Zo», precisa Baudo, sottintendendo che i dantoniani saranno al di sopra): il rapporto di attrazione e repulsione con Berlusconi. Per due volte Pippo ha ceduto alle avances Mediaset, e non è finita bene (la prima dovette ri�nunciare a un palazzo al Circo Massimo per andarsene prima della scadenza del contratto). An�che oggi dice di non riconoscersi nel centrodestra. «Berlusconi si presenta come l'erede della De; ma con Fini e Bossi la De non si sarebbe alleata, mai. E quando Silvio mi parlò della discesa in campo, io cercai di dissuaderlo». Ai craxiani è andata anche peggio. «Se non ci fossimo stati noi, quello là adesso non farebbe né politica, né tv, ma palazzine. Stia attento a trattarci male; noi del Cavaliere sappiamo molte cose», mormorò uno eh loro a Hammamet, giuran�do odio eterno sulla tomba di Bettino. Berlusconi non se n'è curato. Oggi Stefania Craxi sorride amaro, è l'unica che può dire: sapevo che sarebbe finita così. «Io ho un sogno dice la figlia di Bettino -, che i socialisti trovino un colpo di reni e si presentino uniti ed autonomi». Ma Boselli ha già l'accordo con i Verdi, e per il minipsi l'approdo nel porto sicuro di D'Antoni appare obbligato; an�che se i capi prendono tempo. Ufficialmente, tacciono; parlano solo gli esponenti Crino e Natalini. «0 tutti o nessuno è la linea di De Michelis -. Non ci saranno candi�dati socialisti all'uninominale con la Casa delle libertà. Al proporzio�nale vedremo. Potremmo cercare alleati. D'Antoni, certo. Ma anche lo Sdi ha qualche problema». Un altro siciliano, Giusi La Ganga: «L'istinto ci dice di andare da soli. La ragione ci ricorda che da soli né noi, né D'Antoni valiamo il 407o. Mentre insieme avremmo la quasi matematica certezza di sfondare il muro alla Camera e fare pure qualche senatore...». Forse non è stata una cattiva idea uscire a cena con Baudo. «Tutt'altro racconta Andò -. Non abbiamo parlato molto di politica, giusto qualche battuta. Certo che a D'Antoni ci avvicinano molte cose, dall'analisi sulla legge eletto�rale a quella sul falso bipolarismo. So che il mio amico Pippo si sta impegnando molto, soprattutto in Sicilia. E devo riconoscere che se la cava bene con i ragionamenti politici». Vorrei vedere, con la scuola di De Mita... «Non rinnego l'amicizia con Ciriaco confida Baudo -. La pensiamo allo stesso modo sull'attuale leadership dei popolari. So che è molto addolora�to, come lo è Mancino. Eppure il Ppi aveva la chance di affidarsi a un uomo nuovo... Come a chi? A D'Antoni, no? Io sto con lui perché siamo equidistanti dai due bloc�chi, che non hanno progetti né affinità al di fuori della vittoria elettorale. Vedremo dopo le elezio�ni se potremo appoggiare uno dei due. Ma non si può ridurre la complessità della vita politica ita�liana allo schema o di qua o di là. Né di qua, né di là: in mezzo. Andreotti? Con lui non ho mai smesso di parlare, lo frequento spesso. Zecchino, Cirino Pomici�no? Visti una volta sola. Io candi�dato7 No, non intendo sfruttare la simpatia della gente, lavorerò die�tro le quinte. Povero Ppi. Poteva ereditare una grande tradizione; invece l'ha rinnegata, si è fatto rinchiudere in trincea, anzi, in fureria. Da Veltroni? Da Rutelli? Non ho nulla contro di loro. Ho buoni rapporti con tutti, io. Non le ho detto che sono democristia�no?». E se ce fosse Pippo Baudo, se ce fosse Pippo Baudo... La casa romana del conduttore è diventata il crocevia degli incontri tra Democrazia europea e i socialisti «rifiutati» da Berlusconi Sergio D'Antoni, ex segretario della Cisl, ora leader di «Democrazia europea» A sinistra: Pippo Baudo

Luoghi citati: Caltanissetta, Catania, Morlupo, Roma, Sicilia