E-commerce, la fine dell'inizio di Anna Masera

E-commerce, la fine dell'inizio LICENZIAMENTI, CHIUSURE DI SITI: CHE COSA CE' DIETRO LA CRISI? E-commerce, la fine dell'inizio Gli analisti sono sicuri: Internet non è un 'allucinazione e le società competitive stanno già reagendo Anna Masera La pubblicità online ancora non de�colla come sperato e arrivano altre docce gelate dalla net economy: i 1.300 licenziamenti ad Amazon, com, la Disney che chiude il suo portale Go.com mandando a spasso 400 dipendenti, e in Italia le voci di un'imminente chiusura di Zivago. com, il sito di shopping per libri e ed di Feltrinelli e L'Espresso. Cosa suc�cede? «Niente panico, Internet non è un'allucinazione» affermano alla Merrill Lynch, dove hanno appena mbblicato un rapporto che analizza 'attuale pessimismo che pervade il settore. Di particolare importanza saranno i prossimi 3-5 anni, sosten�gono gli analisti, nei quali solo le società realmente competitive po�tranno ottenere buoni risultati. Il Duemila ha rappresentato (da fine dell'inizio»: d'ora in avanti e per i prossimi 10-15 anni si assisterà a una selezione naturale delle cosid�dette «dotcom». Questa settimana The Economist dedica al tema la storia di copertina; «Is there life in Inteniet commerce?» (c'è vita nel commercio su Inter�net?). La risposta è sì: certo la bolla si è sgonfiata, ma Yahoo!, Ebay e persi�no Amazon.com, dopo il bagno di realismo rimangono tre modelli vali�di. Sono innegabilmente aziende di successo. Il loro segreto? Sapersi adattare ai cambiamenti necessari per rimanere sulla cresta dell'onda. Jeff Bezos ha dichiarato che Amazon, com raggiungerà il suo primo utile operativo entro fine anno, grazie ai licenziamenti e al ridimensionamen�to delle attività. In compenso, ha istituito un fondo di titoli Amazon del valore di 1,5 milioni di dollari per aiutare gli ex-dipendenti. «E' importante sapere quando è ora di chiudere la baracca se non si vedono potenziali di crescita a lungo termine» dichiara Robert Iger, presi�dente e amministratore delegato del�la Disney. Disney aveva lanciato Go.com due anni fa, mischiando contenuti come quelli del sito sporti�vo Espn.com in un portale generalista che incorporava il vecchio porta�le del motore di ricerca Infoseek; poi ha provato a puntare di più sull'en�tertainment e i viaggi. La competizio�ne si è dimostrata più dura del previsto: lo scorso dicembre, con 19,7 milioni di visitatori, era al nono posto tra i siti più visitati secondo Jupiter Media Matrix. Yahoo di visi�tatori ne aveva 52 milioni. Senza Go.com, la Disney tornerà a focaliz�zarsi sui suoi altri siti, Disney.com e ABCNews.com. Il pensiero di Iger della Disney e di Bezos di Amazon deve essere lo stesso che hanno avuto a Feltrinelli e L'Espresso, quando hanno deciso di chiudere Zivago.com, che pur fattu�rando 3,5 miliardi è ben lontano dal pareggio di bilancio. Per ora, a trame vantaggio saranno i concorrenti Boi. com e Intemetbookshop.it (vedere box nella pagina). Ma sia Feltrinelli che L'Espresso hanno i loro rispetti�vi portali su cui continuare a focaliz�zarsi. Un segnale è chiaro: per le aziende commerciali, l'era dell'Internet gratis per ottenere grandi audien�ce e venture capital si è esaurita, e se non si è riusciti a quotarsi in Borsa al momento giusto, in mancanza di liquidità bisogna far funzionare le leve tradizionali del marketing (do�ve sono i fantomatici investimenti su Internet della pubblicità?). Sono finiti anche i tempi d'oro dei grandi portali generalisti. A piazzar�si ai primi tre posti negli Usa ormai da tempo sono Yahoo, Msn (Micro�soft) e Aol. Con la chiusura di Go, gli altri in gara sono Lycos di Terra Lycos, Excite di Excite At Home e AltaVista di Cmgi. Tutti e tre hanno grossi problemi e sono lungi dall'ottenere ancora un profitto. Secondo quanto riportato ieri dal Wall Street Journal, Robert J. Davis, ammini�stratore delegato del portale Terra Lycos, si è appena dimesso perchè il management ha rifiutato la sua ri�chiesta di ottenere maggiore control�lo. Terra Lycos, controllata dalla società di telecomunicazioni spagno�la Telefonica, è nata lo scorso otto�bre quando Terra ha comprato Lycos. Dal canto suo, Excite-at-Home la settimana scorsa ha licenziato 250 persone (l'S per cento dei tremi�la dipendenti), nel tentativo di ridur�re i costi e raggiungere gli utili più rapidamente. Nel frattempo, tutte le aziende di media in mancanza di entrate pub�blicitarie online stanno lottando per far tomare i conti. La News Corp ha annunciato una riduzione di 200 posti di lavoro online. Il portale della Nbc (nato dalla fusione di Snap.com, Nbc.com e Xoom.com) ha ridimen�sionato il personale del 30 per cento (150 posti). La neofusa Aol Time Warner ha dichiarato che licenzierà circa 400 dipendenti, di cui un terzo dello staff dedicato al sito Internet. L'editore Knight-Ridder, il secondo negli Usa, ha annunciato 68 licenzia�menti a KnightRidder.com (il 16 per cento), e il New York Times ha licenziato 69 persone che lavorava�no all'edizione Web. Non è chiaro se questi drastici ridimensionamenti basteranno per sostenere gli investimenti online e superare la crisi, considerata fisiolo�gica dopo il boom spropositato delle «dotcom». Una cosa, invece, è chia�rissima: nemmeno i giganti dell'edi�toria hanno capito qual è il modello di business vincente nell'era della Net economy. I motivi per «pensare positivo», tuttavia, non mancano: secondo la società di ricerche Forre�ster, i tanto agognati investimenti pubblicitari online in Europa aumen�teranno addirittura del 70 per cento nel corso del 2001, nonostante un inizio d'anno tiepido, passando dagli attuali 690 milioni di euro a 1,2 miliardi di euro. iB www.lastampa.it Questi i principali siti citati nell'articolo http://www.ebay.com/ http://www.amazon.com http://www.zivago.com http://www.intemetbookshop.it http://www.it.lycos.de/ http://www.excite.com

Luoghi citati: Amazon, Europa, Italia, Usa