Un teste segreto per incastrare Bin Laden di Maurizio Molinari

Un teste segreto per incastrare Bin Laden Un teste segreto per incastrare Bin Laden Iniziato il processo a New York Maurizio Molinari Inviato a NEW YORK Il processo all'organizzazione «Al Qeda» di Osama Bin Laden per gli attentanti contro le ambasciate americane in Africa Orientale dell'agosto 1998 è incominciato quando il 72enne giudice Léonard Sand è entrato nell'aula 318 al terzo piano dell'Old Federai Courthouse di Manhattan riproverando gli addetti del Tribunale per un ritardo di 15 minuti sui tempi stabiliti. Di fronte a lui erano seduti gli uomini del procuratore Paul Butler e, subito dietro, i quattro imputati presenti (su un totale di 22, di cui 13 latitanti) affiancati dai legali. Sorvegliati a vista da agenti della sicurezza in borghese, ma senza manette, i quattro fedelissimi di Bin Laden il miliardario di origini saudite dedito al terrorismo spiccavano nell'aula in legno per le bianchis�sime jalabye tradizionali che in�dossavano. Ad avere la testa coperta erano in cinque: i quattro imputati con il copricapo islami�co e un assistente del procuratore con la kippà ebraica. Il giudice Sand ha chiesto ai diciotto giurati selezionati fra 1300 candidati di tenere presente che «la presun�zióne è l'innocenza», passando poi al riassunto di 308 capi d'accu�sa relativi agli attentati di Nairo�bi e Dar el Salaam (224 morti fra cittadini americani, kenioti e tan�zaniani). Poi la parola è passata al procuratore Butler. In meno di 20 minuti ha elencato luoghi, fatti e homi che descrivono come «Osa�ma Bin Laden ha dichiarato guer�ra agli Stati Uniti e progettato l'uccisione dei suoi cittadini» affi�dandone l'esecuzione a uomini come gli imputati. «Gli attentati non sono stati né l'inizio né la fine di ima cospirazione contro gli Stati Uniti di cui l'organizza�zione AI Qeda è lo strumento» ha detto Butler mostrando di volta in volta con l'indice alla giuria l'imputato di cui pronunciava il nome. Sulla base delle prove raccolte dagli investigatori ameri�cani in oltre dieci anni di attività Butler ricostruirà nei dettagli mosse, scelte ed attentati di Bin Laden e dei suoi uomini: dall'Af�ghanistan al Sudan, dagli agguati contro i militari Usa in Somalia nel 1993 alle bombe contro le ambasciate nel 1998. Centinaia i testimoni ma quelli cruciali sono due: un ex sergente dei marine di origine egiziana che portò a Bin Laden la mappa dell'ambasciata di Nairobi e il misterioso «CS-1», sotto stretta tutela del Fbi, che si é finora opposto a rivelare l'iden�tità agli avvocati della difesa. Potrebbe essere un parente di Bin Laden. I quattro imputati hanno segui�to l'udienza in maniere diverse. Tre sono sembrati pressoché im�mobili, quasi indifferenti: Khalfan Mohammed, che confezionò la bomba in Tanzania; Moham�med Odeh, alto responsabile di Al Qeda; Walid el Hage, arabo-ameri�cano, che si occupò dell'attività finanziaria. Il quarto invece si è distinto. Mohammed Daoud fu il guidatore dell'autobomba di Nai�robi e Butler l'ha descritto come il più bieco terrorista: é l'unico che : inora ha sfidato gli investigatori negando di essere stato a cono�scenza dell'attentato. Durante la prima udienza ha ostentato sicu�rezza: ha preso appunti, guarda�va negli occhi il procuratore, chiedeva cbntinuamente consi�glio all'assistenza e non ha mai cessato di scrutare il computer di fronte a lui che serve per seguire ogni dettaglio del dibattimento. «Mohammed Daoud ammetterà la sua responsabilità» ha promes�so Butler. Se riconosciuto colpevo�le Daoud assieme a Khalfan Mohamed rischia la pena di morte. E' la prima volta, da 50 anni, che a Manhattan si celebra un processo che può concludersi con la pena capitale. Oggi inco�minciano a sfilare i testimoni in mi Tribunale protetto da straordi�narie misure di sicurezza. Il pro�cesso può avere conseguenze im�prevedibili: da Kabul é rimbalza�ta a Londra la disponibilità ad un baratto per consegnare il contu�mace Bin Laden a Washington in cambio del riconoscimento inter�nazionale dei Taleban. Sotto protezione dell'Fbichesi rifiuta di svelame la identità, forse un parente del terrorista Una delle rare immagini di Osama Bin Laden, il miliardario saudita che ha dichiarato guerra agli Stati Uniti e all'Occidente