Sharon, il guerriero che promette pace di Fiamma Nirenstein

Sharon, il guerriero che promette paceSharon, il guerriero che promette pace Dai massacri di Sabra e Chatila alla soglia del potere personaggio Fiamma Nirenstein GERUSALEMME IJV UOMO che quasi sicura^ mente oggi vincerà le eleI zioni in Israele e ne diver�rà il Primo Ministro, soltanto un mese e mezzo fa, quando Netanyahu tornò dall'America, sembra�va aver concluso la sua carriera pohtica. Il Ministro della Difesa che si dovette dimettere dopo la strage di Sabra e Chatila, il caratteraccio che ha litigato con tutti, da destra a sinistra, il generale che nel '73 in Egitto attraversò il Canale di Suez con�tro tutti, un po' eroico e un po' pazzo, l'uomo che alle spalle di Begin, il suo Primo Ministro, nell'82 impantanò l'esercito Isra�eliano in Libano, fino a Beirut.. Chi avrebbe mai detto che lo aspettava una vita totalmente nuova, e che vita. Tutti i cinquantenni rampan�ti de1 suo partito che pochi giorni dopo, alla gran festa di investi�mento fra palloncini, musica, e grida di «Sharon porterà la pace» (Sharon, Shalom, che fortuna per il vecchio falco questa rima che è stata il centro di tutta la sua campagna) lo assediavano di abbracci e di speranze di prossi�me investiture e di molto potere prossimo venturo, lo snobbaro�no alquanto quando era stato eletto, giusto per tappare un buco, segretario del Likud. Un personaggio-datato, per. niente intonato al nuòvo tono yuppie di cui Netanyahu è campione; un guerrafondaio che diceva che non avrebbe mai stretto la mano ad Arafat mentre il processo di pace impazzava, un cpntadinosoldato molto corpulento, nato in un Moshav e rimasto tutta la vita eld allevare mucche in cam�pagna; un sopravissuto alla com�missione Kahan che lo dichiarò, dopo Sabra e Chatila, non respon�sabile direttamente, e tuttavia non adatto al compito di Mini�stro della Difesa. E adesso a 19 giorni dal suo 73esimo compleanno sarà Primo Ministro d'Israele, un po' sordo, con la gotta e problemi alla prostata, molto rallentato nei movimenti, e tuttavia rapido e preciso nel ragionamento, come ianno testimoniato una quanti�tà di maliziosi accertamenti. Tut�tavia, alcuni fra �suoi oppositori sostengono che a Sharon è di fatto indispensabile la continua vicinanza del figlio Omri, capo della sua campagna elettorale, un tipo di grande orso bruno molto somigliante alla madre Lily, ima signora di grande clas�se, scomparsa da poco nella di�sperazione del marito dopo un lungo matrimonio perfetto, rura�le, signorile, nella fattoria con gli animali, le piante, molti ospiti, molti lavoratori anche arabi, con cui sempre è stato vantato l'ottimo rapporto. Sharon, una volta scavalcato senza alzare un sopracciglio l'ostacolo Bibi ha avuto il giuoco piuttosto facile: la strada, più ancora che la confusa campagna elettorale di Barak, glielba spia�nata Arafat. Il Primo Ministro uscente si è trovato preso fra due fuochi: da una parte la necessità di ribadire incessante�mente la bontà della sua strada, quella degli accordi di Oslo e del Processo di Pace. Lo ha fatto con dignità e forza, ma dall'altra parte doveva rassicurare i citta�dini, mentre si moltiplicavano gli attacchi mortali sulle strade, gli spari su Ghilò, gli scontri a fuoco con i tanzim, che la loro sicurezza veniva al primo posto. Se Barak muoveva l'esercito, Ara�fat si infuriava e gli rifiutava ulteriori speranze di pace; se non lo muoveva, la gente si sentiva abbandonata e inganna�ta. La ricerca di un accordo di pace con un interlocutore che non ha voluto saperne, è stata facile bersaglio per Sharon, che ha giuocato sul sentimento di insicurezza creatosi nella popola�zione negli ultimi quattroTHesi, e soprattutto non ha avuto diffi�coltà a mostrare Barak, anche senza tanto infierire (mentre in�vece il campo avverso lo attacca�va con toni apocahttici) come un leader debole all'inseguimento disperato di un partner inesisten�te e anzi, sbeffeggiante. Arafat, parlando di Israele come di un Paese fascista, dell'eser�cito israeliano come di una banda di assas�sini, di Sharon stesso come di un criminale di guerra, e so�prattutto segui�tando a rifiuta�re ogni offerta di Barak, fino a Taba, quando ormai era trop�po tardi, ha ignorato, volutamente o inavvertitamente le regole di uno Stato democratico: la proposta di Barak seguitava a non funzionare, la gente quindi cambia leader e linea pohtica. Sharon non ha mai attaccato durante la sua campagna. Anzi, è apparso in mezzo a bambini e fiori, ha cantato in coro la sua canzoncina tutta puntata sulla pace: «Sharon porterà la pace, una pace che ci protegga, Sha�ron, un leader per la pace», sforzandosi di guardare dolce�mente nella telecamera anche se lo sforzo, con un occhio che guarda altrove, misterioso e di�stante, gli è davvero impossibile. Mentre la sinistra lo attaccava sostenendo che la sua elezione non" può' phe portare guerra e distruzione, che il Paese sta per cadere in mani estremiste e peri�colose, Sharon non rispon deva, non si scopriva, seguitava a promettere sullo sfondo di scenari rosa e celesti la sicurez�za e la pace. Come? Non si è mai saputo più di tanto: l'unica elemento concreto è un approccio molto pragmatico, l'idea di basare il negoziato prima di tutto sul cessate il fuoco («darò la mano ad Arafat solo quando cesserà la violenza») di non dividere Geru�salemme, di non cedere più del 40 per cento dei territori e di non ritirarsi dalla vallata del Giorda�no, bastione di difesa orientale di Israele dall'Iraq e altri Paesi poco simpatizzanti. Dei profu�ghi, non se ne parla. Quanto alla sua linea militare, Sharon non ha mai dato segno di voler tomare ad occupare la zona A, ma invece di voler inseguire, e perseguire, dovunque sia�no i palestinesi che abbiano at�taccato cittadini israehani: cono�scendo la sua storia, non ci sarebbe da stupirsi se ordinasse azioni spettacolari contro perso�naggi o istituzioni anche impor�tantissime per Arafat, dovunque si trovino. E certo questo cree�rebbe molte reazioni fra i palesti�nesi, forse una guerra più aper�ta. Arafat sembra cominciare ad accorgersene in queste ore. Lo slogan «Barak o Sharon sono la stessa cosa per noi» mostra la corda: Sharon fa paura, e sem�pre più ne farà; i leader palestine�si cos�come i loro media ne danno segno neUe loro dichiara�zioni. Il vecchio Ariel, tutto lanciato sulla linea del buonismo, promet�te per il dopo elezioni un gover�no di unità nazionale: ma Barak ha già detto che, dal momento che gli interessa la pace e non il potere, lui non riesce a trovare nessuna assonanza fra Shalom e Sharon; e non può dimenticare che è stato lui, con la sua salita al Monte del tempio il 28 ottobre, a accendere il cerino che ha inne�scato la rivolta. Però, scherzi delia sorte, fu proprio Barak, quando voleva Sharon dalla sua parte prima degli scontri, a ricordare che «Il Likud dette il Sinai indietro fino all'ultimo metro e Sharon si occu�pò in prima persona di smantella�re le colonie; a Camp David firmò un documento che si impe�gnava per una "forte poliria" palestinese; a Wye Plantation, è stato in riunione con Arafat dieci giorni, fino a firmare la reotituzibne del 13 per cento dei Territo�ri, ricordando che l'uno per cen�to è grande come rei Aviv..lui convinse i rabbini personalmen�te a sostenere l'accordo». E' la sohta vecchia storia: la destra è l'unica che riesce a fare accordi di sinistra col supporto di tutto il popolo. Nessuno può davvero sapere se a Sharon piaccia, nel segreto della sua casa, che la parola Sha�lom lo baci nella rima: ma di certo non ha potuto igno�rarla nella sua campagna elettorale. Per quanto possa essere un caratteraccio, sa�rà un sorvegliato speciale da parte di un popolo ormai abituato a sperare in un futuro pacifico fin dal 1991, quando tutto il mondo ara�bo venne all'incontro di Ma�drid; e del consesso intema�zionale, che lo guarda serio e preoccupato. Solo un mese e mezzo fa sembrava alla fine della camera politica. Ora è in vantaggio per diventare 3 nuovo premier grazie all'ansia della gente Lucidissimo di mente è afflitto da molti acciacchi Qualcuno sussurra che ha bisogno della costante presenza del figlio Omri, capo della sua campagna elettorale le la continua o Omri, capo na elettorale, e orso bruno e alla madre i grande clas�poco nella di�arito dopo un perfetto, rura�fattoria con gli , molti ospiti, anche arabi, stato vantato lta scavalcato sopracciglio avuto il giuoco a strada, più usa campagna k, glielba spia�rimo Ministro ato preso fra una parte la re incessante�lla sua strada, di di Oslo e del Lo ha fatto con ma dall'altra icurare i citta�moltiplicavano li sulle strade, , gli scontri a m, che la loro al primo posto. l'esercito, Ara�e gli rifiutava e di pace; se , la gente si ata e inganna�un accordo di erlocutore che perne, è stata er Sharon, che sentimento di si nella popola�i quattroTHesi, ha avuto diffi� Barak, anche ire (mentre in�erso lo attacca�httici) come un l'inseguimento rtner inesisten�giante. Arafat, ele come di dell'eser�me di �Ariel Sharon visto da Levine Solo un mese e mezzo fa sembrava alla fine della camera politica. Ora è in vantaggio per diventare 3 nuovo premier grazie all'ansia della gente tamente o inavvertitamente le regole di uno Stato democratico: la proposta di Barak seguitava a non funzionare, la gente quindi cambia leader e linea pohtica. Sharon non ha mai attaccato durante la sua campagna. Anzi, è apparso in mezzo a bambini e fiori, ha cantato in coro la sua canzoncina tutta puntata sulla pace: «Sharon porterà la pace, una pace che ci protegga, Sha�ron, un leader per la pace», sforzandosi di guardare dolce�mente nella telecamera anche se lo sforzo, con un occhio che guarda altrove, misterioso e di�stante, gli è davvero impossibile. Mentre la sinistra lo attaccava sostenendo che la sua elezione non" può' phe portare guerra e distruzione, che il Paese sta per cadere in mani estremiste e peri�colose, Sharon non rispon Lucidissimo di mente è afflitto da molti acciacchi Qualcuno sussurra che ha bisogno della costante presenza del figlio Omri, capo della sua campagna elettorale deva, non si scopriva, seguitava a promettere sullo sfondo di scenari rosa e celesti la sicurez�za e la pace. Come? Non si è mai saputo più di tanto: l'unica elemento concreto è un approccio molto pragmatico, l'idea di basare il negoziato prima di tutto sul cessate il fuoco («darò la mano ad Arafat solo quando cesserà la violenza») di non dividere Geru�salemme, di non cedere più del 40 per cento dei territori e di non ritirarsi dalla vallata del Giorda�no, bastione di difesa orientale di Israele dall'Iraq e altri Paesi poco simpatizzanti. Dei profu�ghi, non se ne parla. Quanto alla sua linea militare, Sharon non ha mai dato segno di voler tomare ad occupare la zona A, ma invece di voler inseguire, e perseguire, dovunque sia�no i taccascensarebazionnaggtantisi trorebbnesi,ta. Aaccoslogastesscordpre psi codannzionIlsullate peno dha gche potenessSharche MonaccescatPpropShardeglLikuall'upò inre lfirmgnapalestatgiorzibnri, rito èconte aEdestaccodi td Ariel Sharon visto da Levine