Sboccia la Margherita, ma è solo un «cartello» di Fabio Martini

Sboccia la Margherita, ma è solo un «cartello» Sboccia la Margherita, ma è solo un «cartello» Rutelli: cambia il riformismo, obiettivo venti per cento Fabio Martini ROMA Persino un professionista del sorriso come Francesco Rutelli appare un po' tirato e le sue prime parole fanno subito capi�re che il vernissage della Mar�gherita non passerà alla storia: «Inizia oggi, 4 febbraio 2001, un cammino che ci vedrà uniti per il bene dell'Italia, per dare rappresentanza a milioni di italiani...». Clemente Mastella ha un fre�mito negli occhi e sussurra ad Arturo, Parisi: «Artu' scusa, ma oggi non è il 3 febbraio?». L'incipit volutamente enfatico di Rutelli è sommessamente interrotto da Mastella: «France�sco ma non è il 3 di febbraio?». E Rutelli ha rimediato subito: «Ma lo sapete che io sono sempre proteso al futuro...». Dopo una complicatissima gestazione durata cinque mesi, ieri in un ristorante di via della Pilotta, Francesco Rutelli e i segretari di Ppi, Udeur, Rinno�vamento e dei Democratici han�no presentato il nome («Demo�crazia è libertà»), il simbolo (una Margherita) e il comitato promotore del nuovo raggrup�pamento nato dall'accostamen�to di tre frammenti dell'ex monolite democristiano e del partito voluto da Romano Pro�di dopo la caduta del suo gover�no. Il destino ha voluto che la presentazione della Margheri�ta alla stampà~àvvenisse appe�na 24 ore dopo l'uscita allo scoperto del trio D'Antoni-Andreotti-Zecchino e la vernice ne ha decisamente risentito. La «cerimonia» è durata una mezzora scarsa, Rutelli ha letto la sua prolusione, ha risposto ad una domanda e se ne è subito andato, ma non appena il leader ha lasciato la sala delle «Lanterne», gli altri segretari hanno ricominciato, sottovoce, a punzecchiarsi tra loro. In questo clima depresso, Francesco Rutelli ha provato ad alzare il tiro. E si è prodotto in uno dei numeri più improba�bili ma anche più coraggiosi della sua campagna elettorale: «Noi ha detto Rutelli creia�mo le condizioni per cambiare stabilmente il futuro del rifor�mismo italiano» perché «per la prima volta nasce una forma�zione capace di porsi in una dimensione comparabile con la sinistra democratica e che si pone come obiettivo il 20 per cento dei voti». Diventato oramai un profes�sionista della comunicazione, Rutelli ha provato a lanciare nell'orbita dei mass media un doppio messaggio: nasce la Margherita e nasce con un obiettivo ambiziosissimo. Dopo aver pazientemente mediato per mesi tra i segretari della Margherita, dopo averne accettato la presidenza, ieri pur di tenere alto il morale delle sue truppe, Rutelli ha offerto la propria faccia per lanciare un obiettivo il venti per cento al quale in cuor suo non crede nessuno dei leader della Margherita. Ieri mattina è stato dunque presentato il simbolo della nuo�vo raggruppamento: è una gran�de margherita sovrastata dal nome («Democrazia è libertà»), affiancata dai simbolini dei quattro partiti, mentre sotto il fiore si trova la scritta «Con Rutelli». Un simbolo composito che è il frutto della mediazione tra chi (Arturo Parisi) spingeva per un nuovo soggetto e chi (gli altri) voleva mantenere l'identi�tà dei partiti. E nel simbolo c'è anche il limite dell'operazione: la Mar�gherita non è un nuovo partito e neanche ima federazione, ma un semplice cartello elettorale, nato «per salvare il salvabile», come ammette realisticamente il diniano Pino Pisicchio. E tra l'altro la Margherita ha anche il raggruppamento più composito di tutto l'Ulivo, con�tiene al suo interno personaggi tra loro distantissimi o che in alcuni casi si sono scambiati veri e propri ceffoni polemici, come Arturo Parisi e Ciriaco De Mita. O come Rosy Bindi e Clemente Mastella. Da questo punto di vista era significativo il parterre del ver�nissage: era presente un solo ministro l'udeur Agazio Loiero ma anche un accigliato Massimo Cacciari, i senatori Mario D'Urso e Adriano Ossici�ni, il nipote di Andreotti, Luca Danese, e un cattolico democra�tico doc come Franco Monaco, l'ex questore di Roma, Napoli e prefetto di Milano, Luigi Improta. Dopo le parole di Rutelli, ogni leader cerca di evidenzia�re quel che più gli sta a cuore. Castagnetti: «Vedrete, avremo un peso comparabile ai Ds». Parisi: «Finalmente il battesi�mo pubblico di un soggetto, i Di, che guardano al futuro e non al passato». Clemente Mastella recrimi�na già: «In Campania ci dovrà essere pari dignità tra Ds e Di, ma anche tra Udeur e Ppi». Cerimonia dimessa in appena mezz'ora con il pensiero fìsso alla nuova formazione di Sergio D'Antoni Castagnetti: avremo un peso pari ai Ds Parisi: questo è il futuro E Mastella già chiede pari dignità Ppi-Udeur Il nome di Francesco Rutelli, candidato premier dell'Ulivo, sarà sul simbolo della Margherita

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