Viaggio in una sconfitta elettorale di Fiamma Nirenstein

Viaggio in una sconfitta elettorale A SHENKIN, IL QUARTIERE DI TEL AVIV SIMBOLO DEL PROGRESSISMO . .;'..—.■■.——.—— -^— i—,L..: l ^^— Viaggio in una sconfitta elettorale Fru lu sinistvdchs hu dbbcmcloTicito ilpvgmiev reportage Fiamma Nirenstein TEL AVIV ANCHE Shenkin per Sha�ron». Il lenzuolo bianco con la grande scritta blu pende dalla finestra co�me uno stendardo nemico piantato in mezzo alle schie�re dei vinti. Sotto, in uno dei tanti caffè all'aperto, mangiano a tutte le ore frittate, pomodori, torte di mele i proverbiali ragazzi di Shenkin, a Tel Aviv, la sini�stra per eccellenza, la bella Israele piegata in due dal fallimento del suo capo, Ehud Barak. Capelli rossi ritti sul capo a spilli, belle ragazze arrampicate su scar�pe paradossali, qualche sol�dato abbracciato con la sua soldatessa, qualche scuro dracula trafitto dal piercing. «Ecco dice Ygal Sarnà, uno scrittore cinquan�tenne fondatore di Pace Adesso, l'espressione quan�to mai ferita in un attimo il sogno di questa gente di essere persone normali in un Paese normale è andato in pezzi, Barak ce l'ha porta�to via con i suoi errori... lui, con la sua mentalità milita�re, con i suoi ultimatum». C'è un'antipatia inconteni�bile nell'espressione di Sarna. Anche Rabin era un militare, suggeriamo. «Ma Rabin era vecchio, aveva fatto in tempo a corregger�si. Barak invece dava ordi�ni: con la sua fissazione di arrivare a un accordo defini�tivo adesso, subito... E' usci�to dal Libano senza patteg�giare un accordo, a Camp David ha spaccato tutto con la sua fretta, ed eccoci cos�ridotti a elezioni dove non è più in rfessun caso in palio la pace. In definitiva, io non voto». Insomma, non può dire che Barak non ci abbia provato. Astenersi è una punizione che lei porta a se stesso, lei cos�lascia vince�re Sharon.. «Non io, la colpa è tutta'sua si ribella Sarna anche gli arabi, i russi, i religiosi... quelli che lavora�no con lui ormai lo odiano. Barak si è fatto il vuoto intorno. E' non è la sinistra soltanto, è il voto del centro che lascia Barak». E dov'è Arafat nel suo quadro, non è suo il rifiuto continuo, il tentativo di spremere Barak come un limone? Sarna non lo vuole sentir dire. Il fatto che i sondaggi seguitano a segna�lare la prossima grande vit�toria di Sharon non lo scuo�te. Il distacco dal processo di pace è un trauma troppo grande forse, gli diciamo, gli sembra terribile pensare che non c'è alcuna strada, al momento, per la pace. Per questo gli pare che Barak abbia sbagliato tutto? Che sia tutta colpa sua? Sarna non ne vuol sapere. Il Sushi Bar da cui sono partiti neppure una settima�na fa per non tornare mai più i due proprietari, Mordechai e Etgar, è proprio a metà di Shenkin, fra i nego�zi di prodotti biologici, can�delai di lusso, saponi natu�rali. Sono entrati nei Terri�tori evitando astutamente il posto di blocco, sono andati a comprare giare di terracotta, hanno mangiato in un ristorante locale fin�ché li hanno prelevati alcu�ni palestinesi e ammazzati sul posto. Il loro bar si chiama Yuppies, tale era il loro pro�gramma di vita. La guerra in corso non li riguardava. Di fronte ai fiori ormai secchi che gli amici hanno posto sulla vetrina scura un attore yiddish, Mendy Cahan, 37 anni, con il suo cappello nero e gli occhi azzurri, legge nell'avviso di morte: «Che la terra non copra il loro sangue». «Che incredibile parabola: sono andati pretendendo che tut�to fosse normale, a pranzo. inventandosi un mondo di pace che non c'era. Forse anche Barak ha fatto que�sto, ma io credo che lo voterò lo stesso, per non ricominciare sempre tutto daccapo, prima Rabin, poi Netanyahu, poi Barak, poi Sharon. Questo è un gioco dell'oca, indietro e fermi un giro. Comunque non mi sui�ciderò se vince Sharon, non mi piace la sua demonizza�zione». Silvia, una ragazza di ori�gine romana tornata per votare, è l'immagine stessa della perplessità: l'altra vol�ta ha votato Barak. «Sono confusa, in questi quattro mesi che sono stata a Roma, qui è cambiato tutto, come è diversa la sensazione del futuro». Silvia guarda in cerca di aiuto la sua amica Tamar: «Forse, scheda bian�ca. Barak ha cercato la pace, ma i palestinesi non accettano le sue proposte... e più di cos�certo non deve dare. Sharon non è il mio personaggio preferito, ma l'immagine di Israele nel mondo arabo ormai è molto indebolita, ci vedono come dei fifoni». Tamar ha le idee chiare: «Né Sharon, né Ba�rak, scheda bianca: non sia�mo dei duri, ma nemmeno dei limoni da spremere». Benzy, un biondino che avrà diciotto anni, ha addi�rittura addosso una magliet�ta che assicura che «Sharon porterà la pace»: «Prima tenevo per Barak ma ora sto con Sharon». Ma sul serio crede, il ragazzo, che Sha�ron possa portare la pace? «E' difficile oggi risponde serio figurarsi la pace. Vorrei un po' di sicurezza, un po' di tranquillità». Shenkin è fitta di gente normale, normalmente spa�ventata e delusa che ha lasciato Barak al suo desti�no. Lo scrittore Sarna fondatore di Pace Adesso: «Il sogno di essere persone normali in un Paese normale è sfumato Lui ce l'ha portato via con i suoi errori»

Luoghi citati: Israele, Libano, Roma, Shenkin, Tel Aviv