Nella villa degli intrighi di Vincenzo Tessandori

Nella villa degli intrighi FINITE LE NOTTI BRAVE LA VITA E' REGOLATA DALLE TELEFONATE «FRANCESI» Nella villa degli intrighi Tutti muti in attesa del testamento retroscena Vincenzo Tessandori inviato a PORTOFINO COME nelle disfide sulla scac�chiera, prima di una mossa che potrebbe risultare risolutiva. Gli avversari spesso evitano anche di guardarsi negli occhi, disegnano scenari nella propria mente, fra tor�menti e incertezze oppressi dall'inso�stenibile pesantezza del silenzio, consumano il «tempo di riflessione». Il cuore di questa villa che pare un labirinto è il grande soggiorno, quel�lo con le porte-finestre bianche, accanto alla zona pranzo con le pareti color aragosta, gli stucchi e i trompe-l'oeil che fanno pensare che il giardino tenti di irrompere dentro; i tavoli bassi con i fiori; le piante di Ficus Benjamin agli angoli; in mezzo il divano in vimini imbottito di raso a fiori primaverili, dove lei amava farsi fotografare come fanno le prin�cipesse o le nobildonne un po' vanito�se. Poi il pavimento in marmo coper�to dal vasto tappeto persiano, i libri d'arte con le grandi fotografìe sul tavolo basso. E laggiù in fondo le statuette azteche, «recuerdo de mexico»: originali? diciamo riprodu�zioni ben riuscite, e come a chiedere ispirazione e a quelle, che ogni tan�to, alza lo sguardo Rosario Roncado Tirso, detto «Tito», lui pure un «re�cuerdo» messicano, l'ultimo della contessa Francesca Vacca Agusta. E poi, il telefono bianco che fa sobbalzare ogni volta che squilla, perché la tensione è forte anche se sono passate tre settimane da quella notte. E' l'unico momento in cui la scena prende vita, quando suona il telefono. Susanna Torretta, l'amica del cuore, spalanca gli occhioni sgo�menta, «Tito» il messicano alza appe�na lo sguardo, Maurizio Raggio, «il grande amore» di lei ha un gesto di noia. Risponde Marcm, l'autista po�lacco, alto e segaligno, quello che guida la 500 familiare verde con le quattro ruote sterzanti indispensabi�le per salire la stradetta che dal cancello in piazza della Libertà con�duce alla villa. Silenzio. Paiono re�moti anni luce le nottate brave in cui la villa splendeva di luci e di invitati. Si faceva festa e, rammentano in molti, spesso nel grande soggiorno cadevano fitti i fiocchi di neve. Dice Raggio che non è così, che fra loro tre, personaggi in un mutile cerca d'autore, «non c'è astio». Ma quando tornò dalle Americhe, all'indomani della scomparsa della contessa, lo videro come una furia. «Dovevano guardarla a vista, marcarla a uomo: cos�avrei fatto io». Perché, gli aveva�no detto, quella sera lei non era in sé, droga, alcool? «Ma non era una drogata e non beveva superalcolici: non li poteva bere. Solo champagne, la sera, quando si era in compagnia degli amici Beveva solo Gristal per�ché ha un perlage che non le creava fastidio allo stomaco». Va bene, ma quelle sere? «Sì, lei era esuberante, ballava sui tavoli. E allora? certo non girava con la droga in tasca. Seppoi, qualche volta, capitava qual�cuno con la cocaina, allora, magari, la provava. Ma quanti lo fanno?». E poi, non era sempre così, non era sempre festa. «Facevano una vita come tanti. Durante la settima�na si usciva poco, si stava a casa, lei amava le sue piante, le curava con passione». Francesca era abile a confezionare pout-pourri, ma ora il cestino sul tavolo basso è desolata�mente vuoto. «Era una persona nor�male, simpatica e socievole, tratta�va allo stesso modo il pescatore, qui a Portofino, e le persone importan�ti». Ed eccola una di quelle serate «fra gente comune»: «Eravamo a cena con amici ed al tavolo c'era anche il re di Spagna, Juan Carlos, che disse: "Contessa, mi han detto che lei ha una splendida villa a Portofino". Lei rispose: "Signor re, mi casa es su casa". Lui ringraziò. E lei: "Sì, ma allora la sua reggia è anche mia"» Ancora silenzio, in quel�le 40 stanze, e quella della contessa è tutt'ora sigillata. Rimangono gh abi�ti di lei, le 2400 paia di scarpe. Dal bagno i carabinieri della scientifica hanno sradicato i water perché c'era�no ((tracce di materia organica»: Francesca ci aveva vomitato prima di tornare dagli amici, da Susanna e da ((Tito». Che cosa fare? si domanda�no ora i protagonisti di questo dram�ma. Ma oramai con c'è più niente da fare e, forse è già stato fatto troppo. Per esempio, si sono perse ore prezio�se, quella notte. Aspettare, dunque. Vedere quale sarà la prossima mos�sa dell'altro, cercare di evitare di finire sotto scacco, proprio ora che la conclusione potrebbe essere «indo�lore»: del resto, dalla Francia rimbal�za che le fratture sul corpo sarebbe�ro «compatibili con una caduta dalla rupe» ma nessuno spiega se qualcu�no l'abbia accompagnata fino al muretto in fondo al giardino, quello di fianco alTeliporto e poi generosa�mente, l'abbia aiutata nel salto. D'al�tra parte loro, i francesi, sembrano crederci poco ad una ipotesi diversa da quella dell'omicidio. «Chi ha ucci�so la bella vedova?», si domanda l'autorevole Le Monde. «Non leggiamo i giornali», ripete Raggio. Ma ogni mattina l'autista consegna all'edicola Campodonico la nutrita lista dei quotidiani: forse anche la loro lettura può rivelarsi utile per le mosse future. Perché questo è un momento in cui ogni sbagho può risultare fatale. Mentre nella magione si attende il sostituto procuratore Margherita Ravera ha deciso di smentire chi già l'aveva soprannominata la «temporeggiatrice». Ha spedito medico legale e carabinieri a Tolone e lei stessa, spesso restia a muoversi, è piomba�ta nei laboratori scientifici del Ris, a Parma. Risultato: l'indagine sarà lunga anche se pare che non serva una seconda autopsia, perché, in fondo, i medici francesi non sono poi cos�male e il professor Marcello Canale, direttore del dipartimento di medicina legale dell'Università di Genova, con il viaggio in Francia sembra aver soddisfatto molte delle sue professionah curiosità. A questo punto, povera donna, i suoi soldi a chi andranno? Ecco, nel momento della lettura dei testamenti, forse, daha villa udremo le urla del silen�zio. L'ultimo amante l'amica del cuore l'ex fidanzato e la servitù convivono in un clima quasi surreale Ma Raggio minimizza «Tra di noi non c'è astio» Qui accanto Maurizio Raggio, nella foto grande sopra Villa Altachiara, la residenza di Francesca Vacca Agusta

Luoghi citati: Francia, Genova, Parma, Portofino, Spagna, Tolone