Il tormento del Colonnello di Igor Man

Il tormento del Colonnello Ha consegnato i due imputati solo perché si era convinto della loro innocenza Il tormento del Colonnello Igor Man E* lui?, come l'ha presa il Colon| nello la sentenza, indubbiaé mente bizzarra, del tribunale scozzese? L'ha presa male. E come l'ha appresa? In diretta, dall'invia�to della tv libica. Per la prima volta nella sua storia, l'emittente tripoli�na ha interrotto i programmi per dare l'attesa notizia. Otto o forse di più son le intervi�ste che Gheddafi ha voluto, beni�gnamente, concedermi nel corso del suo procelloso regno. Una volta, contai ben undici televisori nel «salottino» ma un cameriere in pacca rossa con tanto di revers ucidi, servendo aranciata e latte di cammella appena munto, mi infor�mò, in buon itahano, che «il Signor Al Qaid (la guida) di televisori ne mantiene (sic) almeno un centina�io, sparsi un po' dappertutto». Pa�zientemente aspettando che io e l'interprete sistemassimo le nostre carte e il registratore, il Colonnello andava da un televisore all'altro, giuocando impaziente coi tasti dei programmi. Ora è diverso, ci sono le parabole e Gheddafi non si perde un notiziario intemazionale che è uno, sempre che non vada in onda una particolare trasmissione della nostra Rai-tv. L'ha presa male, dunque, perché si era convinto, aUa fine, mi dicono, che entrambe le due «jene puzzolen�ti» fossero non colpevoU. Ma qui debbo precisare che quanto riferi�sco è da prendere con beneficio d'inventario. La mia fonte è buona ma sono neU'impossibiUtà di «veri�ficare». Va detto ma questa è soltanto una mia impressione -, che in un primo momento Ghedda�fi «non scartò» la possibihtà che i due fossero in qualche modo invi�schiati neUa turpe faccenda. Sappiamo che per 0 presidente Reagan, Gheddafi era «H nemico ninnerò 1». Che per la buonanima di Sadat era «un povero mentecatto posseduto dal demonio» ma l'ex CancelUere austriaco, U socialde�mocratico Kreisky non si stancava di dire: «No, Gheddafi non è un teirorista. Le cose sono più compUcate. EgU appoggia e finanzia molti movimenti di liberazione (autenti�ci, sedicenti) ma poi sono questi movimenti che decidono chi uccide�re». Quando gh dissi, brusco, a Taurgia, neUa tenda vera, queUa piantata nel deserto deUa Sirte, che Abu Nidal e U sedicente colonneUo Jibril, erano due terroristi senza scrupoU: capo di ima anoni�ma assassinii senza anonimato, il primo; nel fogUo paga del Deuxième Bureau Siriano, U secondo, uno zaìm palestinese nemico acer�rimo di Arafat, U buon Mustafa, l'interprete, impaludi non osando più tradurre. Il ColonneUo lo invi�tò a lasciare la tenda e parlammo in inglese, cos�gU dissi che dove�va liberarsi di simile compagnia se non voleva che Reagan lo triturasse. Mi ringraziò, aggiunse che U avrebbe cacciati via daU'albergo (di lusso) di TripoU dov'era�no ospitati (cosa che effettivamen�te fece), ma affermò congedando�mi che «Reagan non bombarderà mai Tripoli. Perché è un attore e chi fa l'attore ha il cuore buono». Sicché diede ordine che TripoU venisse iUuminata tutte le notti. Di U a pochi giorni gU aviatori americani venuti a bombardare TripoU non credettero ai loro occhi vedendola cos�luminosa. Un bersagho perfetto. SbagUarono lo stesso, prendendo appena di striscio la piccola residenza del Colonnello, centrando il retro del�l'ambasciata di Francia. Sospettando, suUe prime, che i due presunti teiroristi fossero coljevoU, Gheddafi U mise ai domiciiari, non stancandosi di interrogarU duramente, con implacabUe fre�quenza. AUa fine sembra si fosse proprio convinto deU'innocenza dei due: erano s�nei Servizi ma in sott'ordine. E, poi, uno di loro (proprio queUo ritenuto, ieri, colpe�vole) apparteneva aUa tribù dei Megrahi, la stessa cui appartiene il maggiore JaUud, amico fraterno (a dispetto deUe continue discussio�ni) di Gheddafi. C'è da mettere sul piatto, ancora, che queUa sorta di anarchia africomaoista ch'è la Jamahiria Ubica si regge su di un deUcato equilibrio tribale. Dal qua�le, per citare Kant, «queUa casa di Swift ch'era costruita secondo le regole deU'equilibrio tanto perfet�tamente che non appena un passe�rotto vi si posava, subito crollava». Per non turbare codesto equili�brio su cui si regge la Jamahiria, per non perdere la faccia di fronte al suo popolo, e per il rispetto dovuto aUa tribù di un uomo che «verosimilmente» era innocente, Gheddafi sub�e fece subire al suo paese sette, duri anni di embargo. Un embargo serio, non come quel�lo inflitto aU'Iraq. Ma come mai, aUora, se U riteneva innocenti aUa fine si decise a consegnare al tribu�nale scozzese (operante in Olanda) i due? Risposta: per lo stesso moti�vo pel quale non lo fece prima: perché U riteneva entrambi non colpevoU. Insomma, Gheddafi era certo che quel tribunale «non asser�vito a nessuno» U avrebbe prosciol�ti. Proprio perché «innocenti». Invece è finita come sappiamo. Lui, Al Qaid, tace. (Per ora). Aggrap�pato al Corano, gli occhi fissi suUa tv. Un po' tutti, in Libia, si doman�dano come sia possibile che Al Megrahi lo abbiano riconosciuto «colpevole» quando per esserlo «do�veva aver ricevuto daU'altro, il non colpevole, la vaUgetta assassi�na, zeppa d'esplosivo». Sia come sia, la storia (questa atroce storia infame) è tutt'altro che chiusa. La questione dell'em�bargo (soltanto sospeso, attenzio�ne) è una spada di Damocle suUa Libia. GU elementi per un nuovo braccio di ferro ci sono tutti, anche se ufficialmente la Jamahiria libi�ca accetta il verdetto. Siamo solo agU antipasti? Forse. E come TvaixalAllah'alam: Dio solo lo sa. Abdel Basset al-Megrahi (a sinistra) estate condannato, mentre I giudici scozzesi hanno assolto Al-Amin Khalifa Fatima (a destra)

Luoghi citati: Francia, Iraq, Libia, Olanda, Tripoli