Da Alamo alla Route 66 tra deserti e leggende... di Claudio Gorlier

Da Alamo alla Route 66 tra deserti e leggende... IN VIAGGIO NELL'«ALTRA» AMERICA CON ALEX SHOUMATOFF Da Alamo alla Route 66 tra deserti e leggende... REPORTAGE LETTERARIO Claudio Gorlier ' PARTIAMO alla ricerca dell'Al�tro con Shoumatoff, grande fir�ma del «New Yorker» e giornali�sta viaggiatore per eccellenza (punti fermi, ormai, i suoi celebrati servizi su Amazzonia e Tibet), agguer�rito esploratore, non problematica�mente e miticamente alla Chatwin, che infatti non nomina mai nelle sue «Leggende del deserto americano» (Einaudi, pp. 614, L. 110.000), ma, per dichiarata professione di fede, quale erede diretto (è del '46) dei beatnik, di Ginsbeig e, naturalmente, di Kerouac, del «desiderio di reinventare me stesso all'interno di una cultura alternativa». Apriamo dunque una carta geografica, e avviamoci in un viaggio nel cuore del Sud Ovest, che partendo da Los Angeles e la Califor�nia meridionale si spinge attraverso il Nevada, il New Mexico, l'Arizona, lo Utah meridionale ma approda, nella originale prospettiva tra realtà, memoria storica, scoperta, legando la terra e gli uomini, fino a un ideale punto di arrivo, Big Mountain, in Arizona, villaggio sperduto quanto ammaliante. Questo viaggio in larghi spazi, che davvero meritano la qualifica di de�serti, si presenta al tempo stesso come scoperta e come fuga, abbando�no dalle aree urbane, «la parte meno americana degli Stati Uniti» che con�sente di incontrare «due categorie fondamentali dell'Altro, gli indiani e gli ispanici», ma anche di confrontar�si co; il passato, profondamente in�troie ato nel presente. In questo senso, non a Chatwin pensiamo ma, esplicitamente citato da Shoumatoff a D.H. Lawrence con la sua ricerca di un ancestrale primitivo.Visto che dobbiamo fare delle scelte nella selva delle 600 pagine dal libro, ben tradot�to da Marco Bosonetto, cominciamo a sostare, in New Mexico, in una cittadina che non potrebbe rivelare nome più significativo; Coyote. Qui gli anziani dei villaggi più isolati parlano ancora il castigliano di tre secoli fa. Il paesaggio è ancora intat�to, ma continua da più di un secolo l'accaparramento della terra da parte dei grandi proprietari ai danni dei chicanos. La disperata resistenza ai gringos cominciò molto presto; già nel 1847 si registrava un'insurrezio�ne, e idealmente a questa si lega un personaggio carismatico, Reies Lo�pez Tixerina detto El Tigre, che nel 1866 tentò di creare addirittura una repubblica chicana con fini secessio�nisti, naturalmente senza successo. Se proseguiamo, percorriamo a ritro�so l'avanzata di uno dei grandi miti americani, la Frontiera, unica, come sappiamo, nella sua stessa accezione, che presuppone la continua, gradua�le mobilità, proprio io sostengo come nelle irresistibili ma contrasta�te avanzate che caratterizzano il football americano. Qui, in una delle tante divagazioni, o se preferite, so�ste del viaggiatore si affaccia ancora la storia. Siamo, tanto per collocarci in un contesto moderno, a San Anto�nio, Texas, che come tale appena esisteva nel 1836, ai tempi della guerra con il Messico e del leggendario assedio al forte di Alamo, origina�riamente una missione francese. So�verchiati da migliaia di messicani, morirono 186 anglo-americani emi�grati in Texas, e fu questo «un evento centrale per la creazione del mito della frontiera», con il suo motto «Ricordati di Alamo». Il più illustre dei caduti fu uno dei personaggi chiave della cultura popolare ameri�cana, Davy Crockett. Ma con ironica risolutezza Shoumatoff assesta un serio colpo alla leggenda. «Davy Croc�kett non indossò mai un cappello di pelliccia di procione; inoltre, secondo studi recenti, si nascose sotto un letto nel corso della battaglia e, ben lonta�no dal volersi battere fino alla morte, tentò di arrendersi». Meglio tornare ai tempi nostri, e inoltrarsi per la classica Route 66, iniziata nel 1926 utilizzando il trac�ciato delle vecchie piste per le carova�ne di carri o addirittura sentieri indiani, fino a diventare un'autostra�da di 3939 chilometri, da Chicago a Los Angeles. I grandi spazi ti lasciano senza fiato, e la presenza umana, disseminata com'è, può ancora coagu�larsi in cittadine di poche centinaia di abitanti. Ricordo, attraversando il Wyoming, da un lato l'emozione per la bellezza del paesaggio, dall'altro il timore per un possibile guasto all'au�to e quello di finire la benzina prima di trovare finalmente un distributore sistemato nella versione moderna di una delle classiche fermate per diligenze tipiche dei film western. I cowboys? Ci sono, eccome. Fra Amarillo e Las Vegas, in New Mexico, in parecchi ranch molto grandi lavora�no i cowboy. Jay O'Brien, un allevato�re con studi a Yale, spiega: «C'è gente che le mandrie le raduna coi fuoristra�da. Ma un cowboy senza cavallo non esiste, e il cowboy a cavallo continua a essere insostituibile». Osserva un altro, Alan: «Ho l'impressione che sia un'arte sempre più rara... Si lavora a contatto con la natura, a contatto con ciò che Dio ha creato». Tra Arizona e Oklahoma gli india�ni che sollecitano più interesse sono, a mio avviso, i Navajo, e non a caso la parte che li riguarda costituisce uno dei punti di forza del libro di Shouma�toff. Guai, naturalmente, a generaliz�zare. «La cultura di questo popolo è in continua evoluzione. Si possono incontrare navajo di ogni tipo; na�vajo «bom again», guide navajo per "viaggi" a base di peyote, veterani navajo della seconda guerra mondia�le, navajo metallari». Attenzione alle facili seduzioni turistiche, ma nel cuore delle vecchie riserve, di alcuni parchi naturali ancora non contami�nati, la cultura navajo resiste, e non meraviglia che si incontrino navajo «diffidenti e stanchi di anglosassoni ficcanaso». I tappeti, in genere pro�dotti dalle donne, se autentici, e dunque rari e costosi, mantengono intatte le loro caratteristiche tradizio�nali. Tra gli Altri, i diversi, sopravvi�vono vigorosamente i continuatori di una delle sette religiose più singolari e anomale, i Mormoni. Risaliamo con Shoumatoff in Utah, per raggiungere Salt Lake City. Se ci arrivate in auto da Denver, Colorado, quando supera�te le Montagne Rocciose, si stende, ai vostri piedi, uno spazio immenso, dove Salt Lake City è regina, che davvero vi fa pensare al paradiso terrestre, riflesso di quello celeste, immaginato dai Mormoni nei loro testi profetici, per cui vennero perse�guitati nell'Est e dovettero giungere qui per creare un nuovo mondo, e con U tempo diventare ricchi e poten�ti ad onta della loro predicazione trasgressiva, compresa la poligamia che, nella sostanza, rendeva la donna subalterna. Ma è ora di terminare il viaggio tornando a Big Mountain. Lo scrittore riacquista il suo ruolo prima�rio di osservatore, e ci invita a un esame di coscienza che il suo, e il nostro, pellegrinaggio ha significato. L'Altro, dunque, siamo noi, insieme ai deserti, alla ricerca talora ossessi�va dell'acqua, fonte di vita e di prosperità, ai fantasmi di Buffalo Bill e di Billy the Kid, di Kit Carson, epico esploratore della Frontiera, di Cabeza de Vaca, nel 500 figura emblemati�ca della Conquista spagnola. La nostra immaginazione, attra�verso tutto il volume, e dunque 0 nostro procedere con Shoumatoff, si sarà nutrita delle splendide illustra�zioni, tutte riproduzioni di quadri di Georgia O'Keeffe, la pittrice per eccel�lenza del West, con il quale visse in un'autentica simbiosi. Facciamo tut�ti parte, come ci rammenta in chiusu�ra l'autore, della stessa tribù. Incontri con Navajo di ogni tipo: navajo «born again», guide navajo per «viaggi» a base di peyote, veterani navajo della seconda guerra mondiale, navajo metallari e navajo stanchi di bianchi ficcanaso... DA LOS ANGELES (E LA CALIFORNIA DEL SUD), ATTRAVERSO IL NEVADA, IL NEW MEXICO, L' ARIZONA E LO UTAH MERIDIONALE TRA REALTÀ, MEMORIA STORICA E SCOPERTA Tra i deserti ed i canyon di Arizona, Utah e Texas alla ricerca della vera essenza dell'uomo, grazie all'estasi prodotta dal tuffo in una natura incontaminata e dall'incontro con la cultura «originale» dei nativi