Philip K. Dick tra caos e caso: il mondo è solo una lotteria

Philip K. Dick tra caos e caso: il mondo è solo una lotteria Philip K. Dick tra caos e caso: il mondo è solo una lotteria RECENSIONE . Ruggero Bianchi PHILIP K. Dick è uno degli autori più anomali della SF contemporanea, il narratore più ossessionato dalla natura ingannevole e variabile del mondo in cui viviamo e più sensibile alla sua intima natura polimorfica, do' ve nulla è ciò che appare da nessun punto di vista: cos�ce lo presenta Carlo Pagetti, senz'altro il maggior esperto italiano di narrativa fanta�stica, curatore di un'edizione criti�ca delle sue opere per Fanucci ( che conta in catalogo già oltre 20 titoli, dal celebre Ma gli androidi sogna�no pecore elettriche, «ispiratore» di Biade Runner al recente Mary il gigante, ambientato nella Califor�nia anni '50). Dick è il più feroce antagonista del principio leibniziano secondo il quale.',#^ostì%wèiH*^(tìig dfer mbndi'^s^ffi;il ùQstì'ó nstìiido, a suo -par«t#^T#«tófe' non già pérehé non lo sia, ma perché non esiste, in quanto cia�scuno di noi lo muta di continuo in relazione al proprio concetto di «migliore». Fisicamen�te, concettualmente, psichicamente ed emo�tivamente, dimoriamo in una realtà flessibile e magmatica che viene senza tre�gua plasmata a nostro uso o che noi stessi elaboriamo più o meno consa�pevolmente e comunque non sem�pre a nostro beneficio. Esistiamo in un mondo di ma�schere (Pirandello) o di personae (Ezra Pound) o di simulacri (Bau�drillard). Nessuno e nulla è davvero ciò che appare e nessuno e nulla ha la consapevolezza di essere diverso da come sembra. Ci troviamo di fóttlfiff una situazione che e insie�me di caos é di coso (un anagram�mache' Dick avrebbe sicuramente apprezzato e condiviso) dove, in assenza di certezze, non ci rimane che la norma labile imposta dal gioco e dalla lotteria. ' Impera il principio di indeterminazione di Heisenberg, trionfano le tesi espo�ste anni fa da Jacques Monod nel suo studio scandaloso su II caso e la necessità. Domina (come in uno dei romanzi più noti di Dick, The Man in the High Castle, pubblicato in Italia con un titolo pregnante e lugubre. La svastica sul sole) il principio insondabile dell'J Ching, al cui interno la «fortuna» coincide conia «legge». Come se non. bastasse, dilaga una paradossale «logica telemati�ca» che, immediatamente assunta dalla nuova fantascienza e incana�lata quindi nel filone del cosiddetto RECEN. RugBia SIONE ero chi cyberpunk, propone coDegamenti tra il ri�corso alle droghe psi�chedeliche già sondate da autori canonici co�me Aldous Huxley (Le porte della percezio�ne, Inferno e paradi�so) e ipotesi postfrankensteiniane quali quella dei mutanti (psionici, telepati, telecine�tici, precognitivi, ecc.), valorizzan�do possibilità di sconvolgenti scam�bi tra interfacce elettroniche e nodi neurali; per dedurne che ciò che definiamo «il nostro mondo» è sol�tanto un'embrione di realtà possibi�le allo stato fluido, che un qualsiasi «intercettore» (un virus? un agen�te?) può modificare a proprio piaci�mento, se solo conosce i modi di interferenza. Si tratti di operazioni di prospet�tiva più o meno terrestre (come in taluni classici di Dick, quali Le tre stimmate di Palmer Eldritch o Noi marziani) o invece di dimensioni variamente galattiche (come nel caso di I giocatori di Titano postfazione di Giampaolo Dossena, traduzione di Anna Martini, pp. 269, L.25.000)il cui titolo arieggia Le sirene di Titano del «postmoder�no» Vonnegut, il noto autore di Mattatoio n.5), la «lotteria del rea�le» tende comunque a espandersi in dimensioni umanamente inaccettabili, o almeno inaccettabili in rap�porto alla nostra idea di umano. Siamo ben al di là dei vecchi «universi paralleli» della SF delle origini. E siamo anche assai oltre le intuizioni pionieristiche di autori come AA.. Van Vogt (i cicli del Non A o dei Mercanti di armi di Isher o l'epopea dei telepatici SZan). Dick ci proietta spietatamente in una real�tà senza appigli oggettivi, plasmata in rapporto alle esigenze, ai biso�gni, ai desideri e ai voleri di chi la infuenza o addirittura la crea. Una realtà dove tutti sono costretti a essere simultaneamente vittime e carnefici, creatori e creature. Nella sua introduzione a Igioca�tori di Titano, Carlo Pagetti tenta con intelligenza un parallelo tra terrestri/titaniani e kennediani/antikennediani. Ma il discorso di Dick va decisamente oltre, proprio come trascende senza compassione la logica omologatrice di 1984 di Orwell o del Mondo nuovo di Hux�ley. Il fatto è che nessuho'può assumere (per scelta subdola e cinica, per volontà di potere, per deside�rio di benessere universale) il con�trollo della vita altrui, anche se nessuno può dirsi capace di control�lare appieno la propria vita. Tutto si gioca sulle regole incostanti di un caos/caso; sicché non resta che affidarsi al gioco e alla lotteria, sapendo perfettamente che ogni successo è provvisorio e parziale e nessuna vittoria può dirsi definiti�va. Tutto ciò comporta naturalmen�te risvolti al contempo drammatici e umoristici, piccoli e grandi conflit�ti, minimi e massimi cambiamenti. Imperano, alla resa dei conti, i canoni di Matrix e del Truman Show, con tutta la loro capacità e volontà di annichilire (e irridere) a (i) Grandi Fratelli televisivi dei no�stri giorni. Su un altro versante ancora, serrare Dick nella gabbia del «fortu�natissimo» Biade Runner è come costringere Clark entro gli steccati di 2001 : Odissea nello spazio. Un'in�sensatezza che non tiene conto del lavoro e della scrittura di una vita. Che ignora che dal dottor Stranamore nasce il dottor Bloodmoney delle Cronache del Dopobomba. Che di�mentica, in altre parole, che non vi sono universi caratterizzati da cer�tezze, nemmeno nel campo della scrittura. Le regole sono comunque dettate da un vincitore il cui succes�so è sempre relativo e aleatorio come, nel nostro caso, quello dei Terrestri o dei Titaniani. Qualunque problema del nostro quotidiano è per definizione margi�nale, anche quando miri a farci convivere con androidi o telepati, psionici o psichedehei; o sopravvi�vere a un mondo dove nascono troppi figli o, al contrario, dove diventare padre o madre è il pre�mio supremo di un concorso trucca�to. Toma d'attualità, alla fin fine, il grande Goya: chi siamo? donde veniamo? dove andiamo? Doman�de senza risposta. Continuiamo a cercare, inventandoci soluzioni gra�tuite e insensate, proprio come l'amletico e calderoniano androide di Biade Runner. Essere o non essere? la vita è o non è sogno? Per questo, forse, Dick è l'erede più consapevole e tuttavia più iner�me di una tradizione per la quale interrogarsi sulla nostra capacità di dirci, di definirci e di decifrarci pare ancora un obiettivo vitale. LO SCRITTORE DI FANTASCIENZA OSSESSIONATO DALLA NATURA INGANNEVOLE DELLA REALTÀ': NESSUNO E' IN GRADO DI CONTROLLARE LA PROPRIA VITA. IL GIOCO E' TRUCCATO Philip K. Dick, celebre per il romanzo che ha ispirato il film "Biade Runner» (una scena nella foto grande): tutte le sue opere sono in corso di pubblicazione da Fanucci Philip K. Dick Mary e il gigante a cura di Carlo Pagetti, trad. di Tommaso Pincio, Fanucci, pp. 288, L 25.000 ROMANZO * Lucarelli: un giorno dopo l'altro, arriva «Pitbull!» In fuga dagli anni di piombo sulla scala per il cielo

Luoghi citati: Igioca, Italia