Le contraddizioni di Jung sono il sale della sua psicologia

Le contraddizioni di Jung sono il sale della sua psicologia Le contraddizioni di Jung sono il sale della sua psicologia RECENSIONE Augusto. Romano M OLTI anni fa Federico Fellini, che di clown se ne intendeva, nel descri�vere le differenze tra il Bianco (elegante, ordinato, sus�siegoso, critico, sprezzante) e l'Augusto (goffo, impacciato, di�sordinato, insofferente, che sem�pre viene maltrattato dal Bian�co), a mo' di esemplificazione scrisse che Freud era un Bianco e Jung un Augusto. La citazione mi è tornata alla mente mentre leggevo il libro che Mario Trevi e Marco Innamorati hanno dedi�cato al riesame di alcuni aspetti dell'insegnamentojunghiano. Riprendere Jung: già nel tito�lo, che ò un calembour un tanti�no minaccioso, gli autori dichia�rano una delle loro riposte inten�zioni, che è quella di trasforma�re Jung in un Bianco. Operazio�ne a mio avviso non solo votata all'insuccesso ma an�che poco convenien�te, giacché Jung è sì, come viene qui det�to, imo scrittore po�co sistematico e a volte contradditto�rio, ma la sua impuri�tà coincide con la sua fecondità. Depurarlo, siste�matizzarlo, riportarlo per cos�dire all'onor del mondo è certo possibile, però quel che ne resta è un professore strizzato dentro l'abituccio della festa. Meglio forse che ciascuno tragga da quel vasto deposito di teorie, intuizioni, esperienze di vita ciò che meglio gli si adatta e lo sviluppi secondo la propria natura. Poiché esistono tanti Jung: lo Jung metodologo di cui parlano Trevi e Innamorati; lo Jung teorico degli archetipi; lo Jung che indica nella capacità di reggere la tensione degli opposti la condizione essenziale per con�servare l'adesione piena alla vi�ta; lo Jung che trova nel dialogo con le figure dell'inconscio il modo per trascendere la limita�tezza dell'Io; lo Jung clinico disincantato; e cos�via. La ri�nuncia allo spirito di sistema è ciò che connette Jung alla mo�dernità: come «l'uomo senza qualità», anch'egU vive in una tessitura di immaginazione e congiuntivi. Al tempo stesso la sua sfiducia nelle teorie onni�comprensive, e di fatto unilate�rali, non sfocia mai nel nichili�smo, giacché il suo impegno nella ricerca ha sempre un incon�fondibile connotato etico. RECENAugRom IONE sto. no Anche inostri Au�tori hanno constata�to che Jung non si adatta facilmente ad esser messo in bella copia. Non si spie�gherebbe altrimenti quel di più di emoti�vità che circola fra le pagine del libro. E' infatti singo�lare che due studiosi di indubbia ascendenza junghiana usino, per stigmatizzare gli aspetti del�lo junghismo che sembrano loro criticabili, una intonazione cos�acrimoniosa e dogmatica. Inten�diamoci: per certi versi questo atteggiamento conferisce al li�bro ima singolare e un po' stra�volta teatralità, ima umoralità che sfrutta l'artificio retorico di mettere Jung contro se stesso esasperandone i contrasti. Però anche distrae dal contenuto specifico del saggio, inducendo nel lettore una sorta di divertita irritazione. Incamminatomi ormai sulla strada di riportare i due Autori a quel color Bianco da loro stessi prescelto e che megho avrebbe�ro indossato se il geloso amore per il Maestro non li avesse costretti a s�aspre rampogne, dirò che, ricondotto sui suoi binari, e cioè liberato dall'appa�rato polemico, il libro è davvero bello e interessante. Nessuno aveva sinora messo in luce con tanta precisione e profondità, e con un cos�rigoroso apparato culturale, alcune delle posizioni più originali e meno divulgate, che distinguono nettamente il pensiero di Jung dalla psicolo�gia del suo tempo. Per ragioni di spazio, mi limi�terò a sottolineare due punti essenziali. Il primo riguarda la legittimità della coesistenza di teorie psicologiche differenti. Se�condo Jung, giacché gli indivi�dui si differenziano dal punto di vista tipologico, la pluralità dei tipi giustifica una pluralità di modelli teorici di riferimento. In altri termini, ogni teoria psicolo�gica è inevitabilmente affetta dall'equazione personale di co�lui che la elabora. La molteplici�tà delle teorie non rappresenta dunque una contraddizione e uno scandalo, ma corrisponde alla stessa varietà e complessità della psiche. Ogni teoria rappre�senta una prospettiva, una coe�rente modeUizzazione della vita psichica, in sé completa ma non assoluta in quanto limitata dalle altre prospettive possibili, esse pure legittime. E' questa l'episte�mologia relativista di Jung che, partendo dall'ammissione del li�mite intrinseco ad ogni psicolo�gia, si traduce, sul piano operati�vo, in un atteggiamento non dogmatico, duttile, aperto al dia�logo e al confronto. La disposizione ermeneutica e il problematicismo insiti in questo punto di vista trovano applicazione anche nella prassi terapeutica, che è intesa da Jung essenzialmente come una «interazione dialogica», un reci�proco coinvolgimento di anali�sta e analizzando, uno stare insieme nella comune ricerca di senso. Siamo qui molto lontani da una concezione oggettivante dell'analisi, in qualche modo implicita nella posizione freudia�na. Non solo, ma proprio perché non è più possibile condividere un'idea «forte» del modello che ogni .psicoterapeuta incarna, l'analista sarà pronto a mettere in dubbio, nella situazione di incontro con il paziente, il suo sapere preconcetto. Rispettan�do cos�quello che Trevi e Inna�morati efficacemente designano come «l'indeterminatezza costi�tutiva del processo di individua�zione». Ha scritto Jung: «In psicotera�pia, il grande fattore di guarigio�ne è la personalità del terapeu�ta: ed essa non è data a priori, non è uno schema dottrinario, ma rappresenta il massimo risul�tato da lui raggiunto. Le teorie sono inevitabili, ma come meri sussidi... Occorrono moltissimi punti di vista teorici per dare un quadro approssimativo della molteplicità della psiche... Né la psiche né il mondo possono esse�re ingabbiati in una teoria. Le teorie non sono articoli di fede, ma tutt'al più strumenti di cono�scenza e di terapia; altrimenti non servono a nulla». Siamo tutti pazienti, quanto meno di noi stessi. Uno dei molti meriti di questo libro sta nell'in�diretto contributo che esso dà a una propedeutica dell'incontro con la nostra stessa complessità e oscurità. NE LA PSICHE NE IL MONDO POSSONO ESSERE INGABBIATI IN UNA TEORIA: LE TEORIE NON SONO ARTICOLI DI FEDE, MA TUTT'AL PIÙ STRUMENTI DI CONOSCENZA E DI TERAPIA Psicoanalisti a congresso, a Weimar nel 1911. Al centro, in piedi in seconda fila, Freud; alla sua destra Jung: un saggio di Trevi e Innamorati "riprende" e sistematizza le sue teorie MarioTrevi, Marco Innamorati Riprendere Jung Bollati Boringhieri. pp. 191, L 35.000 SAGGIO

Luoghi citati: Trevi, Weimar