«Telecom deve scorporare una parte della rete»

«Telecom deve scorporare una parte della rete» I pareri su Seat-Tmc invitano Colaninno a riorganizzare il gruppo per trasportare i segnali video «Telecom deve scorporare una parte della rete» Cheli e Tesauro: va applicata la norma Uè sulle Tv via cavo Mario Sensin�ROMA Non bastassero i problemi con il canone, l'ultimo miglio, l'Adsl, e da ultimo quello scoppiato con il caso Tmc, sui vertici di Tele�com Italia rischia di piombare un nuovo grosso grattacapo: lo scorporo della rete di trasmis�sione a banda larga dell'azien�da ed il suo conferimento ad una società indipendente, an�che se controllata integralmen�te. Da gualche giorno gli uomi�ni di Telecom si rigirano nervo�samente tra le mani il testo delle due decisioni sul caso Seat-Tmc adottate dall'Authority e dall'Antitrust. In entrambi i provvedimenti, e per la prima volta nero su bianco, si fa riferimento all'obbligo che ca�drà in capo a Telecom tra qualche mese di separare strut�turalmente la rete capace di trasportare i segnali tv dal resto della società. Secondo le due autorità la separazione è imposta da una direttiva europea, la numero 64 del '99, recepita in Italia con la legge comunitaria 2000 ap�provata in via definitiva dal Parlamento il 21 dicembre scor�so, ed orirìn attesa dei decreti legislativi di attuazione. Tele�com Italia era convinta che quella direttiva, che riguarda gli operatori telefonici domi�nanti che gestiscono una rete di trasmissione tv via cavo, non fosse applicabile al suo caso, ma dopo la pubblicazione dei due testi qualche dubbio è co�minciato a circolare. Di sicuro Roberto Colaninno non è affat�to entusiasta dell'idea dello «spezzatino». L'operazione sa�rebbe per giunta complicata, dovendosi sfilar via una costo�la importante da una società quotata in Borsa. La direttiva Uè in questione impone agli stati membri di fare in modo che «le reti di telecomunicazione e le reti tele�visive via cavo appartenenti ad un unico proprietario siano ge�stite da persone giuridiche di�stinte». In assenza di un eleva�to grado di concorrenza sui mercati di accesso a livello locale, osserva la Uè, la proprietà di reti di tic e di reti tv via cavo da parte di un'unica im�presa «rallenta l'evoluzione ver�so un'infrastruttura multime�diale completa, a scapito dei consumatori, dei prestatori di servizio e dell'economia nel suo complesso». Il gestore uni�co si trova in pratica in «conflit�to di interessi», «non avendo incentivi a potenziare le sue reti a banda stretta e a banda larga». Considerazioni dalle quali scaturisce l'esigenza di una separazione strutturale e non solo contabile delle reti, tanto più necessaria in quei paesi, come Francia e Germa�nia, dove gli operatori storici di tic raggiungono milioni di abitazioni con le proprie reti tv via cavo. Telecom Italia, dal canto suo, sostiene di non possedere una vera e propria rete di trasmissione d�questo genere, anche se il senso del progetto Socrate per la cablatura delle città italiane era proprio quel�lo. E' vero che il piano non ha avuto un grande sviluppo e che è stato rallentatOft ma è anche vero che stando ai dati fomiti dalla stessa Telecom, la propria rete via cavo (un ibrido di fibra ottica e cavo coassiale) raggiun�ge già almeno 50 mila utenti ed è pronta a collegare un altro milione di abitazioni semplice�mente allacciandole alla centra�lina di strada. Nessuno in Italia si era mai posto il problema finché Cheli e Tesauro hanno iniziato ad esa�minare il caso Seat-Tmc. Nella delibera del 17 gennaio scorso, con la quale ha vietato l'opera�zione perché incompatibile con la legge Maccanico, l'Authority si è spinta in alcune considera�zioni relative agli aspetti con�correnziali della vicenda. Al punto 14 afferma testuajinent e che Telecom «risulta proprieta�rio dell'unica infrastruttura di televisione via cavo a diffusio�ne nazionale, la cosiddetta rete Socrate», e poco oltre sottoli�nea che a suo avviso la valuta�zione dell'Antitrust «dovrebbe essere subordinata all'accerta�mento circa la presenza di ima effettiva competizione sul seg�mento dell'accesso alle reti» che tra l'altro presuppone «un'effettiva separazione strut�turale nella fornitura di reti da parte dell'operatore dominan�te, anche nel rispetto delie disposizioni comunitarie». Sei giorni dopo arriva la decisione di Tesauro su SeatTmc. E' un via libera, condizio�nato tra l'altro all'impegno di Telecom di mettere a disposi�zione dei concorrenti in modo non discriminatorio le infrastutture civili (cioè le canaline che corrono sotto terra) per la posa di cavi in fibra ottica. Replicando alle osservazioni di Cheli, Tesauro afferma che per quanto riguarda «la separazio�ne-strutturale nella fornitura delle reti, l'Autorità rileva che tale condizione deve essere co�munque assicurata in ragione dell'obbligo a carico dello Sta�to, già maturato, di trasposizio�ne della Direttiva 99/64 della Uè». Un'affermazione netta che sembra lasciare poco spa�zio alle differenti interpretazio�ni di Telecom Italia.

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