Il Fmi rifà i conti: crescita più lenta del previsto di Stefano Lepri
Il Fmi rifà i conti: crescita più lenta del previsto Il Fmi rifà i conti: crescita più lenta del previsto Aria nuova a Davos, esame di coscienza per la globalizzazione Stefano Lepri inviato a DAVOS Dentro la fortezza di cemento del palazzo dei congressi di Davos ci sono, è vero, i ricchi e i potenti del mondo. Ma i discorsi che fanno non sono più quelh. Già messo in questione l'anno scorso, quest'an�no è definitivamente dato per scom--parso il «pensiero unico», bersaglio di comodo di chi temeva l'orrore dell'economia trionfante. Si parla di Paesi poveri, di lavoro minorile, di difesa deh'ambiente, di vaccina�zioni di massa, di scuole nel Terzo Mondo. Chi l'anno scorso esaltava le meraviglie della rivoluzione in�formatica mostra ora di preoccu�parsi di quelh che non hanno nem�meno la corrente elettrica. Non è solo perché, nelle nuove previsioni rese ufficiah qui dal Fondo monetario, sull'onda che viene dagli Usa la crescita dell'eco�nomia mondiale quest'anno è ora ridimensionata al 3,50Zo, dal 4,20Zo. Non è solo perché il vicedirettore generale del Fmi, Stan Fischer, parla apertamente (non era mai successo) dell'arsenale di emergen�za a cui ricorrere nel caso impro�babile, ma non impossibile di crollo di Wall Street e avvitamento dell'economia americana: buttare quasi a zero i tassi sul dollaro, seguire a ruota con ribassi in Euro�pa. Con il consenso degh organizza�tori del World Economie Forum, simbolo di questa sessione diventa�no le parole di uno dei più dinamici imprenditori francesi, Jean-Marie Messier, capo della Vivendi Universal: «E' indubbio che nei prossimi IO, 15, 20 anni le multinazionali diventeranno sempre più potenti; ma si troveranno davanti una pro�testa sempre più massiccia e aspra. Riflettiamoci: possiamo permetter�ci uno scenario di scontro? E' que�sto che voghamo?». Messier non è un francese qualsiasi; è anzi uno che in patria viene un giorno s�e imo no accusato di voler america�nizzare la Francia. E intanto il commissario europeo alla concor�renza Mario Monti riafferma il proposito di arrivare a una rete di coordinamento mondiale deUe au�torità antitrust. Il potere economico ha voglia di cambiare faccia. Niente più predi�che sui benefici del capitalismo puro e duro (pur se dagli Usa arrivano le prime notizie di downsizing, ossia di licenziamenti). Si intuisce che dietro la demonizzazio�ne in voga delle organizzazioni intemazionali aleggia una cattiva immagine del grande capitale. Cos�dentro il Forum si coopta la prote�sta moderata, dalla quale le multi�nazionali apprendano a comportar�si megho. Si stila ad esempio un protocollo di collaborazione tra McDonald, Nestlé, Abb, Novartis, Ford da una parte, Amnesty Inter�national, Greenpeace, Wwf, Oxfam dall'altra, contro il lavoro minorile e per l'istruzione nei Paesi poveri. Messier ha parlato nel semina�rio dedicato alla «trasparenza» del�le grandi imprese. E' stata una discussione molto interessante, di�ce l'amministratore delegato delle nostre Poste, Corrado Passera, che vi ha partecipato: «Tra l'altro per�ché il presidente della Monsanto, Hendnk Verfailhe, ha raccontato la loro concreta esperienza». La Monsanto, messa sotto accusa per le sementi geneticamente modifica�te, è passata dalla segretezza a una grande apertura sulle proprie ricer�che. Non cerca più di procedere indisturbata, chiede invece che si facciano leggi per regolare l'uso degh Ogm. Certo un idillio non ci può esse�re. Il conflitto con gh ecologisti resterà; ma le imprese tentano di farlo su altre basi. «Quante altre persone dovranno morire di fame dichiara Michael Garrett, vicepresi�dente della Nestlé prima che si dia via libera all'uso di sementi modifi�cate che possono fare molto per il Terzo Mondo, come il "riso arancio�ne"?». Tutto questo ribaltamento di discorsi suscita anche qualche iro�nia: c'è chi nota che per essere «politicamente corretti» al Forum eh quest'anno occorre affermare che le organizzazioni non governa�tive hanno un ruolo importante nel determinare l'agenda dei lavori. Anche in altri campi, diventa naturale affermare che l'economia non è tutto. Kenneth Courtis della Goldman Sachs, uno dei più profondiconoscitori dell'economia asiati�ca, sostiene che il Giappone non è capace di uscire dalla sua decenna�le stagnazione perché immerso «in una crisi sociale e pohtica di porta�ta storica, che non è solo giappone�se e dovrebbe preoccuparci tutti». Insomma, non si va avanti «se l'economia di mercato non assume un volto umano» dice il premier danese Poni Nyrup Rasmussen, rivendicando che il rinato spirito imprenditoriale scandinavo poggia su uno Stato sociale efficiente, ov�vero «sulla certezza che se una impresa ti fallisce non sei sul lastri�co e puoi tentarne un'altra». Un momento delle proteste che ieri hanno agitato il Forum di Davos
Persone citate: Corrado Passera, Kenneth Courtis, Marie Messier, Mario Monti, Messier, Michael Garrett, Nyrup Rasmussen, Stan Fischer
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