Quando lo scontro era in bianco e nero di Pierluigi Battista

Quando lo scontro era in bianco e nero Il sarcasmo di Berlinguer, il vigore eli Almirante: in edicola le vecchie «Tribune Politiche» Quando lo scontro era in bianco e nero Pierluigi Battista INTANTO, il mondo della tv era ancora in bianco e nero. Poi si fumava liberamente e davanti alle telecamere si aspirava voluttuosamente dalle sigarette: il tabagismo non era ancora ima manifestazione del demonia�co politicamente scorretto. Poi c'erano i partiti e i giornali di partito (persino l'Unità). Poi c'erano i comunisti, e anche i fascisti, e il post del comunismo e del fascismo era di là da venire. Poi c'era un'Italia immersa neUe passioni e nei furori di un secolo che ha conosciuto ogni genere di nefandezza. E infine ima comunicazione politica in televisione che non era affatto quella roba da principianti che i profeti del nuovismo televisivo bollano come decrepito e pas�satista. Ecco cosa emerge dalle registra�zioni di due «Tribune politiche» del 1975: quella con Enrico Berlinguer, allora segretario del Pei, e quella di Giorgio Almirante, leader del Msi. Con quella che contiene le performances televisive di Almirante e Berlinguer, da domani sarà disponibile in edicola la prima videocassetta di una lunga serie preparata da Elle U Multimedia e curata dal giornalista Aldo Garzia. Prossimi appuntamenti le Tribune pohtiche di Togliatti e di Fanfani, di Aiidreotti e di Craxi. Con Tribuna politica, in pieno monopoho Rai, il mondo dei partiti cominciò spettacolarmente) a diventare regina dei teleschermi. Cori quella tra�smissione, curata tra gli altri da Ugo Zatterin e Jader Jacobefii, nrese inizio la lenta ma inesorabile erosione degh stru�menti più tradizionali di comunicazione politica, dal comizio al manifesto mura�le (oggi, in tempi di proib�sionismo per gh spot televisivi, repentina mente torna�to in auge), dalla distribuzk ine dei volan�tini al passaggio delle auto mobili dotate, di gracchienti amplificatori per diffonde�re il verbo dei partiti. Que ste videocas�sette rimesse in circolo nella serie cura�ta da Garzia smentiscono però molti luoghi comuni e i discorsi dei leader di partito davanti alla televisione, e incal�zati da giornalisti con una certa tenden�za alla logorrea e allo smodato protagoni�smo, appaiono molto più attrezzati dal punto vista spettacolare, molto più inci�sivi e trascinanti di quanto normalmen�te (e pigramente) si tende a dire. Fa una certa impressione avvertire come Berlinguer avesse molto vivo il senso della battuta sarcastica e, accanto all'inseparabile Antonio Tato, riuscisse a duellare non senza spirito con l'interlo�cutore. E quella frase, «il Paese non ghela fa più ad andare avanti», conferi�sce alla retorica berlingueriana un trat�to moderno in assoluto contrasto con l'immagine consueta del segretario co' munistà. Poi, ovviamente, ci sono le domande sull'Unione Sovietica, la con�trapposizione tra comunismo e antico�munismo, le formule più tipiche del frasario comunista degli Anni Settanta. Ma si coghe anche un gusto per la battuta, per la sentenza concisa e diret1 ta, che non avrebbe sfigurato neh'epoca della spettacolarizzazione totale della vita politica. E anche Giorgio Almirante sa benissimo quali corde toccare quando accusa gli avversari antifascisti come «nostalgici della guerra civile» e baldan�zosamente dichiara che lui, con la legge Sceiba, conviveva «in santa pace». Leader «moderni». Ma è la storia che incarnano che da queste videocassette appare definitivamente tramontata. Si intuisce dai discorsi di quelle «Tribune pohtiche» quanto gh Anni Settanta in Italia siano stati ammorbati dalla violen�za, quanto pesasse ancora l'eredità di una contrapposizione totale e senza scampo per l'avversario. Passioni e furo�ri, certo. Ma anche una dialettica pohti�ca imprigionata in schemi ideologici rigidissimi. Venticinque anni: un secolo fa.^ Alato, Enrico Berlinguer segretario del Pei dal 1972 ali 984 A destra, Giorgio Almirante storico leader del Movimento Sociale Italiano i

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