L'ascesa dei «grissino di ferro»

L'ascesa dei «grissino di ferro» GLI ESORDI TORINESI DEL CANDIDATO ViCEPREMIER L'ascesa dei «grissino di ferro» Dalla commissione fabbriche al governo personaggio AldoCazzullo ROMA-: -m v;:.,. ■■■-i OUANDO lo'wlero, triste, e scheletrico,,! compagni un�gheresi pensarono che il Pei non avrebbe potuto farsi rappre�sentare meglio alla traslazione jiella salma di Nagy. Era vero, meuion per il motivo che pensavano loro. Piero Fassino ha sempre avuto il fisico del ruolo per i compiti ardui e necessari. Quel viaggio a Budapest non solo chiudeva una frattura apertasi nel Pei il 4 novembre del '56, quando, a casa del direttore dell'Unità torinese Luciano Barca, Amendola litigò tutta la notte con Italo Calvino per difendere i carri sovietici. Era anche il modo con cui la giovane guardia prendeva le distanze dal segretario Natta, che dopo l'esordio eurocentrico, auto�nomo, occidentale era volato a Mosca a ricucire con l'Urss; e anche quella volta a prenderlo all'aeroporto, e soprattutto a espri�mere il dissenso del gruppo emer�gente nel partito, avevano manda�to lui, Fassino. Non è un caso che ora gli tocchi iure il vasto programma di riconciiare la sinistra con il Nord e corroborare non solo geografica�mente la leadership del romano Rutelli. Homo taurìnensis assai più che bolscevicus, Fassino è l'ulti�ma espressione di una città che al partito ha dato, per dire, Gramsci, Togliatti, Pajetta, Longo, Secchia, Terracini, Pecchioli, Occhetto (tut�ti torinesi di nascita o di formazio�ne), e dove i consiglieri comunali erano Scoccimarro, Camilla Pave�ra e Geymonat. Grissino di ferro, affidabile, reahsta, tenace, aveva e ha le doti per diventare un interlo�cutore degli industriali. «Durissi�mo con il terrorismo», dice di lui Carlo Callieri, che proprio morbido non era. «Tostissimo nelle trattati�ve», aggiunge un altro ex capo del personale Fiat, Maurizio Magnabosco, che se lo trovò di fronte all'indomani della marcia dei qua�rantamila. Fassino era allora com�missario del Pei torinese per le fabbriche, polemizzava con Berti�notti e maturava l'autocritica sulla sconfitta dei 35 giorni che l'anno scorso è diventata la sua tesi di laurea (non ancora pubblicata, co�me altri progetti editoriali, da un saggio sulla politica estera italiana a un libro-intervista cui sta lavo�rando con Furio Colombo, da intito�lare Il vento del Nord). Nella Torino fosca e cruciale degli Anni 70, il ragazzo che gioca�va nei pulcini della Juventus era stato scoperto da Adalberto Minucci, il comunista che con Saverio Vertone aveva pubblicato il primo pamphlet contro la Fiat, Il gratta�cielo nel deserto. «Piero venne da me ricorda Minucci il giorno dopo il funerale del padre, che era stato un comandante partigiano autonomo, amico di Mauri e di Mattai. Era rimasto colpito nel vedere tutte quelle bandiere rosse dietro la bara». Un perfezionista maniacale, lo ricorda Diego llovelli^^Cffgpizzaua^un convegni, neljai sua Eiezione alla Crocetta -là* 31", dedicata a Elvira Tàjetta pi^a»K.i;mier(5M} e proc , 'acqua minerale; se c'era da porta re i volantini al turno di notte a Mirafìori, era il primo a offrirsi (ma quando, dietro le quinte del congresso del Lingotto, Giovanni Agnelli domandò ai diessini chi tra loro andasse ai cancelli della fabbri�ca, la risposta fu: «Giuliano Ferra�ra!»). Da Ferrara lo allontanavano linea politica, complessione fisica e ambizioni personali. Abbandonato il partito, in un'intervista a Giam�paolo Pausa, Giuliano disse del rivale che «dava ordini come un caporale e obbediva come un solda�to semphee» (oggi però riconosce che «è molto migliorato, serio, equihbrato, bravo anche nel comu�nicare: oltre che un uomo, è un ufficio stampa»). Dopo Minucci, è Berlinguer a invaghirsi di lui. Prima gli offre la Fgci: lui rifiuta, D'Alema no. Poi gli chiede di fargli da segretario parti�colare (al posto di Tato, che avreb�be dovuto occuparsi solo della stampa): un altro rifiuto, «per non abbandonare la mia città». Una gavetta lunghissima, un'ascesa mai spensierata: guida i giovani comunisti torinesi, e si ritrova tra i piedi Meluzzi; lo eleggono segreta�rio della federazione il 14 febbraio der83, a 33 anni, e la sera stessa bmeia il cinema Statuto. («Ma in viaggio di nozze non sono andato nei Paesi dell'Est, bens�a Palermo, e sul comodino tenevo Yehoshua e Chandler, non il Capitale»). Gioca bene a ping-pong, nei tornei al circolo dietro la federazione di via Chiesa della Salute è sempre in finale, dove perde da Iginio Ariemma. Gianni Vattimo lo ricorda co�me un capo «autorevole, amichevo�le, all'occorrenza duro. Mi mise nel eda dello Stabile. Io volevo Ronco�ni direttore, lui era per Gregoretti. Venne a trovarmi in università con Livia Turco. Votai Gregoretti an�ch'io». In prima fila nella svolta e nella ridefinizione riformista del partito (è lui a gestire l'ingresso nell'Intemazionale socialista), nel '94 riesce a votare Veltroni senza rompere con D'Alema. Il potere arriva con la vittoria dell'Ulivo. Appassionato di esteri e di ostpoli�tik, sulla quale ha inflitto decine di dibattiti ad accaldati militanti di vari festival dell'Unità, va alla Farnesina. C'è da ricucire i rappor�ti con Parigi, offesa per le critiche italiane ai test nucleari? Parte Fas�sino. C'è bisogno di un ruscone viaggiatore al Commercio Estero? Ecco Fassino (e pazienza se il jet-lag gli induce qualche svarione, come quando parla a imbarazzati businessmen di chnou-au). La pol�trona da Guardasigilli scotta? Ci sarebbe Fassino. Che, alla fine, i pacchetti su riforma carceraria e sicurezza li ha più fatti approvare: trovando il tempo per tenere i rapporti con gli industriali, ballare il valzer, rileggere per la quarta volta I Promessi Sposi, ascoltare Mozart e tornare a Torino ogni 15 giorni, a curare mamma Carla e il collegio Cirié-Venaria. Berlinguer gli offr�la Fgci, ma rifiutò Fu in prima fila nella svolta del Pds Ner94 votò Veltroni senza rompere con D'Alema, con Prodi alla Farnesina GucDcPM«■ Giuliano Ferrara (isin. in una foto di allora) èra l con lui nel Pei torinese Disse di lui: «Dava ordini come un caporale e P.t»^SfJÌya,come un solato» Ma oggi commenta^ «É'molto migliorato» , , ■tesitoSLj-S . , i. ~» ni L'ex sindaco di Torino Diego Novelli (a fianco): era un maniacale perfezionista, si offriva per primo se c'era da distribuire i volantini «an i