De Berardinis racconta la bellezza di Monica Bonetto

De Berardinis racconta la bellezza AL GIACOSA DI IVREA De Berardinis racconta la bellezza Venerd�26 il recital «Past Ève and Adam's» precede il convegno internazionale sulla gestione de teatro SE Leo De Berardinis giunge con un suo spettacolo ad Ivrea, è giusto più che mai dire «toma a Ivrea». Perché è proprio nella cittadina epore�diese che si è scritta un' impor�tante pagina della storia del Teatro contemporaneo e Leo, insieme con Carmelo Bene, è stato imo dei maggiori protago�nisti. Poco importa se tutto è avve�nuto più di trent'anni fa, in quello storico convegno del 1967 che diede corpo e voce alla neoavanguardia italiana: infon�do, da allora, ben poco è succes�so, e indulgere a cedimenti nostalgici è quanto mai lecito. Dunque Leo toma a Ivrea, e porta al Teatro Giacosa venerd�26 gennaio alle 21 il suo ultimo spettacolo «Past Ève and Adam's». Il giorno dopo, sabato 27, dalle 9,30 alle 18, si terrà al Giacosa il convegno «Esperien�ze innovative di gestione del teatro», che dal convegno del' 67 prende le mosse per discute�re «non solo di contenuti artisti�ci, ma della loro gestione». In seguito al disegno di legge per il teatro e al recente regolamento del settore infatti, la creazione di «residenze multidisciplinari» rivaluterebbe la funzione dei teatri dei centri minori; la scom�messa di questi ultimi tuttavia consisterà nel non ridursi unica�mente a ospitare e distribuire spettacoli, ma nell'impegnarsi a produrre e sostenere la ricer�ca artistica sul territorio. Testimonieranno le proprie esperien�ze e ne discuteranno, direttori e dirigenti di teatri italiani e stranieri (info.0125/43206). «Past Ève and Adam's» è un titolo preso in prestito dalla prima riga della veglia di Finnegan in Joyce, una citazione che allude alla circolarità delle co�se, ad una struttura che toma su se stessa senza chiudersi in cerchio asfittico, procedendo come una spirale, fluidamente. E nella struttura Leo ha inseri�to tutto ciò che considera bello, «di quella bellezza amara di Rimbaud ha scritto la bellez�za terribile, pericolosa, che tro�viamo nel sublime». Ne è nato un filo conduttore musicale che armonizza la Mes�sa da Requiem di Mozart con Bach, Schònberg, Beethoven, Coltrane, e che non ha mai funzione di semphce accompa�gnamento; su di esso, inserita come un contrappunto, la voce dell'attore che recita Omero, Dante, Joyce, Shakespeare, Rimbaud, Leopardi, Pasolini, del Cantico dei Cantici. Princi�palmente una questione di rit�mo, senza il dominio di psicolo�gismi, forzati, senza significati immediati da comunicare, sol�tanto parole con cui si è vissuti tanto a lungo da renderle parte di sé. L'attore diventa cos�«cor�po di memoria effettivo», senza più il bisogno di imparare a memoria: recita, cita pezzi del proprio io, non diventa altro, si priva anche dell'aspetto più su�perficialmente dionisiaco dell' interpretazione. «Past Ève and Adam's», dice Leo, è «andare in scena con un ritmo di un certo tipo, dire una dopo l'altra le cose, la cui unione non è né cronologica o di pensiero, ma solo analogica». Sebbene corredata da interes�santi argomentazioni, l'opera�zione compiuta da Leo potreb�be tuttavia apparire non molto diversa da quella di chi, spinto a proporre un nuovo spettacolo in un periodo di scarsa creativi�tà, presenta ciò che un tempo veniva chiamato semplicemen�te «recital». Da qualche anno non si usa più, è vero. Suona riduttivo, mestamente semplici�stico, manca di prestigio. Eppu�re non ci sono mai stati tanti recital come in questi ultimi anni: hanno i titoli più dispara�ti, hanno o no orchestrine e musicisti dal vivo, si rifanno a imo o più autori, sono gradevo�li, noiosi, divertenti, virtuosistici, inutili, come tanti altri spet�tacoli. Ma sono recital, come quelli di un tempo. Con un piccolo debito di onestà. Monica Bonetto Leo De Berardinis al Teatro Giacosa di Ivrea

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