Davos discute di America senza l'America di Stefano Lepri

Davos discute di America senza l'America Davos discute di America senza l'America Nessun inviato dell'amministrazione Bush al Forum Stefano Lepri inviato a DAVOS Curiosa sorpresa, per chi crede che qui si decidano in segreto i destini del mondo: non è venuto al World Economie Forum nes�suno della nuova amministra�zione americana. Nessuno, qui dove un anno fa Bill Clinton, appena uscito dallo scandalo, si atteggiò credibilmente a leader del globo con quello che fu giudicato uno dei migliori di�scorsi della sua presidenza. Nes�suno, proprio quando la doman�da che nel palazzo dei congressi di Davos si fanno tutti non solo quelli che si occupano di economia è se l'America entre�rà in recessione 0 no. In assenza di George W. Bush o di suoi rappresentanti, i poten�ti del denaro qui riuniti a centi�naia discuteranno di dove va l'America con accademici, eco�nomisti, banchieri, membri del Congresso. Uno degli oratori di domani, il politologo francese Dominique Mo'isi, ammonisce a non esagerare il significato poli�tico di questa assenza: «E' un disinteresse benevolo, un benign neglect come dicono loro». O forse al Forum «Bill e Hillary erano presenze troppo regolari, e a Bush è venuta voglia di dare un segno di cambiamento» ag�giunge scherzando. Sta di fatto che un vuoto si sente. Perché i timori che la nuova amministrazione ameri�cana si occupi meno degli affari mondiali ci sono, nonostante che al Dipartimento di Stato sieda una figura energica come Colin Powell. Perchè :fino a pochi mesi fa, in tutti gli incon�tri internazionali gli Stati Uniti potevano predicare a europei e asiatici «fate come noi, e prospererete» senza che nessuno fiatas�se; mentre ora si riscopre scrive nel numero speciale di Newsweek per Davos un giorna�lista noto come Fareed Zakaria che il modello sociale europeo funziona abbastanza bene. Si sente un vuoto perché l'aria è cambiata. «Ci accorgia�mo adesso che la globalizzazio�ne non rende affatto marginale il ruolo dei governi; al contrario essa comporta che la politica faccia da arbitro tra differenti priorità» dice il direttore genera�le del Forum Claude Smadja; e non sembra questo il liberismo puro e duro che i manifestanti si aspettano di trovare asserraglia�to nel palazzo dei congressi di Davos. Ma al di là delle intenzio�ni, si riuscirà a governarla la globalizzazione, con un'Ameri�ca più diffidente verso le orga�nizzazioni intemazionali e con una Europa impegnata nella fatica di partorire il proprio allargamento? Una recessione in America sarebbe qualcosa di più, forse la fine'di un sogno. Ci sarà? Jeffrey Sachs, direttore del Centro per lo sviluppo economico inter�nazionale ad Harvard, risponde con un segno (non sono solo gli italiani a esprimersi a segni): intende un po' s�un po' no. «Io gli dò una probabilità di un terzo» è il più preciso verdetto di Alan Blinder, già vice presi�dente della Federai Reserve. A qualcuno è sembrato ottimista, il suo discorso ma, domandando�glielo, non è proprio così: «L'an�no scorso non c'era nessun ri�schio. Ora c'è, e un terzo non è poco». Ma la Borsa è ancora soprav�valutata? «Io sono stato fra quelli che lo hanno sostenuto, l'anno scorso risponde Blin�der, che ora è professore a Princeton ma le quotazioni sono scese. Adesso mi pare mol�to difficile stabilire se lo è ancora o no». La sua previsione «dei due terzi» è che nel primo trimestre la crescita americana si riduca allo 0,75-I07o, senza annullarsi, per poi recuperare gradatamente nella seconda me�tà dell'anno. Se c'è un ottimista, è invece Jacob Frenkel, ora alla Merrill Lynch ma in passato capo dell'ufficio studi del Fondo monetario intemazionale: «Nes�suna recessione, è anzi un recu�pero relativamente rapido». Nel sondaggio compiuto tra i partecipanti industriali, finan�zieri, politici, ma anche intellet�tuali la risposta più frequente è stata che le probabilità di una recessione in America sono «re�lativamente basse». Di certo però è scomparso ogni trionfali�smo; l'astuto fondatore e presi�dente del Forum, Klaus Schwab, ha affidato al fotografo italiano Oliviero Toscani uno che per le proteste contro la globalizzazione confessa qual�che simpatia un video, proiet�tato in apertura dei lavori che illustra «le divisioni da colma�re», ovvero le disuguaglianze, gli squilibri, le ingiustizie del mondo. Al centro delle discussioni lo spettro della recessione nell'economia Usa A Un reticolato di fìl di ferro e, dietro, un poliziotto col fucile spianato L'operazionesicurezza è la più impegnativa degli ultimi dieci anni in Svizzera: per proteggere i 3200 partecipanti al Forum sono ' stati convogliati neiGrigioni almeno mille poliziotti e, per la prima volta, anche l'esercito A destra, il fotografo Oliviero Toscani, invitato a tenere una conferenza sui rapporti tra imprese e cultura