Tunnel, la Francia punta i piedi
Tunnel, la Francia punta i piedi Gayssot vuole il Bianco senza Tir e impegni precisi sul Frejus Tunnel, la Francia punta i piedi Nesi: «Ma l'accordo si farà» Enrico Molinari PARIGI Si allunga sui rapporti francoitaliani l'ombra inquietante di una «guerra dei trafori». E' una minaccia seria (quasi un ricat�to) quella che il ministro dei trasporti francese Jean-Claude Gayssot ha agitato ieri a Parigi in un colloquio con il ministro dei Lavori Pubblici italiano Nerio Nesi. In mancanza di un impegno preciso da parte dell' Italia sul progetto del collega�mento ferroviario veloce tra Lione e Torino ha detto in sostanza Gayssot Parigi non è in grado di garantire la riapertu�ra del traforo del Monte Bianco al traffico pesante. L'impegno ha aggiunto dovrà essere pre�so lunedi 29 gennaio a Torino, in occasione del vertice annua�le franco-italiano al quale parte�ciperà anche il presidente della Repubblica francese Jacques Chìrac. E' stata ima giornata difficile per Nerio Nesi, che ha definito «franco» l'incontro con Gayssot. Il che, in linguaggio diplomati�co, significa che si è svolto in un clima di tensione. Anche se poi, parlando con i giornalisti, Nesi ha gettato acqua sul fuoco: «A Torino ci sarà l'accordo», ha detto. La Francia preme per accelerare i tempi: vorrebbe che gli studi preliminari per il collegamento ferroviario tra Li�one e il capoluogo piemontese (il progetto prevede una galleria di 52 chilometri sotto il Moncenisio, tra Saint-Jean-de Maurienne e Susa) venissero comple�tati il più presto possibile, in modo che i treni ad alta velocità (per i viaggiatori) e quelli (più lenti) che trasporteranno i Tir, possano cominciare a viaggiare nel 2015. Ci saranno grossi problemi tecnici da superare, e soprattutto problemi di finan�ziamento. Il costo complessivo della direttissima Lione-Torino è valutato, come minimo, in 20 mila miliardi di lire. L'urgenza ^Tpaltezape ji progetto è stata ribadita il 19 gennaio, a Chambéry, dal primo ministro sociali�sta Lionel Jospin. I francesi non si spiegano le reticenze italiane che, secondo Nerio Nesi, sono dovute all'opposizione degli abi�tanti della Valle di Susa. Una valle stretta, già inquinata dal traffico autostradale, che ri�schia di essere ulteriormente messa a mal partito dal viavai dei treni. Ma anche i francesi hanno qualche problema con gli am�bientalisti della Savoia, che si oppongono con tutte le loro forze (e anche con azioni giudi�ziarie) all'aumento del traffico degli automezzi pesanti. Per questo il governo di Parigi pun�ta sulla ferrovia, che potrebbe alleggerire la circolazione dei Tir sulle autostrade e sotto i trafori. Tornando al problema della riapertura del traforo del Monte Bianco dopo l'incendio e la catastrofe di due anni fa, Nerio Nesi ha sottolineato ieri che da parte italiana è già stato completato l'SC/o dei lavori ne�cessari per la riapertura, men�tre i francesi sono in ritardo. Per questo, Parigi vorrebbe che il documento che verrà siglato luned�a Torino si tenes�se sul vago, limitandosi ad un generico «entro l'autunno» co�me data della riapertura del traforo. «Dire settembre signifi�cherebbe credere nei miracoli», ha scherzato Gayssot. Gli italia�ni vorrebbero un'indicazione più precisa e, possibilmente, tempi brevi (ottobre o novem�bre). I francesi insistono anche sulla necessità di definire una disciplina draconiana per il pas�saggio dei Tir sotto il Monte Bianco: in pratica un contingen�tamento, sia tecnico (orari, di�stanze di sicurezza fra gli auto�mezzi) che quantitativo. Difficile far ingoiare la pillo�la agli italiani: per il nostro Paese, che ha problemi geogra�fici (i trasporti per e dall'Euro�pa debbono necessariamente attraversare l'arco alpino) ben più seri della Francia, la circo�lazione dei mezzi pesanti con restrizioni ridotte al minimo indispensabile è una questione vitale. Il ministro del Lavori Pubblici, Nesi
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