Mutui prima casa all'8% di Raffaello Masci

Mutui prima casa all'8% Intesa contrastata nella maggioranza. Le imprese pagano 111,4696 Mutui prima casa all'8% Decisigli ultimi ritocchi al decreto Raffaello Masci ROMA Sulla vertenza dei mutui, la maggioranza ha trovato ieri sera un accordo che prevede un tasso di sostituzione al 9,96 per cento* che scende all'S per cento per i mutui per la prima casa fino a 150 milioni e sale all'11,46 per cento per le imprese. La validità non sarà estesa all'ultima rata del 2000. Ma la parola «accordo» è grossa, in quanto i comunisti italiani che pure voteranno il testo sono freddini e i Verdi che invece non lo voteranno affat�to sono furiosi. L'emendamento prevede ancora che dagli sconti siano escluse le categorie catastali Al, A8 e A9 e cioè le case di lusso, le ville e i castelli. Per il sistema bancario l'onere sarà di 3.900 miliardi, secon�do la stima effettuata dal sottosegretario al Tesoro Gianfranco Morgando che ha considerato la soluzione «equilibrata». E giusto al�l'equilibrio aveva fatto riferi�mento parlando nel pome�riggio al Terminillo, durante la festa dei popolari il presidente del Consiglio Giu�liano Amato: «Le banche van�no un po' strette perché la loro propensione a salvarsi i propri salvadanai ce l'hanno ha detto -. Però attenti, se si supera un certo limite, non ci si illuda, i costi che superano quanto viene considerato tol�lerabile verrà scaricato sui consumatori». La soluzione trovata ieri sera viene incontro alle esi�genze delle famiglie con red�diti più bassi, ma premia in qualche modo anche le ban�che che dovrebbero sborsare un po' di più rispetto a quan�to prospettato dalla soluzio�ne Fazio (3.300 miliardi) ma comunque 600 miliardi in meno rispetto all'ipotesi ini�ziale configurata dal decreto. Una posizione di morbida critica è stata espressa dai Comunisti italiani (il partito di Cossutta): «Passare dal 12,21 per cento all'S per cen�to per i mutuatari della pri�ma casa è unj salto enorme. Finora pagavano il 150Zo-1607o. Qualche merito lo vogliamo rivendicare ha detto il sena�tore Renato Albertini tutta�via per me il punto di equili�brio, in cui mi riconosco pienamente, è l'emendamen�to della maggioranza di vener�d�scorso» (quello che preve�deva la retroattività all'ulti�ma data del 2000 ndr). Natale Ripamonti, senato�re Verde, invece, non si dà per vinto: «Non basta. Un emendamento cos�non lo firmiamo. Serve un accordo anche sul pregresso. È decisi�vo prevedere l'applicazione del nuovo tasso di sostituzio�ne all'ultima rata del 2000. Per le famiglie l'S per cento o r8,46 per cento non cambia molto, merttre è ingiustifica�to l'aumento di un punto e mezzo, dal 9,96 per cento all'I 1,46 per cento, per le imprese. Vuol dire andare oltre il tasso di usura». Per cercare di recuperare i Verdi alla causa, la maggio�ranza verificherà nei prossi�mi giorni secondo quanto ha detto il diessino Enrico Mo�rando la possibilità di inseri�re nel decreto una istanza molto caldeggiata da questo movimento, e cioè l'ipotesi di estinzione anticipata del mu�tuo senza particolari oneri per i cittadini, in alternativa alla rinegoziazione. Morando comunque non ha nascosto le difficoltà di scrivere una norma in tal senso e che, nel complesso, non faccia aumentare con�temporaneamente a dismisu�ra gli oneri per le banche. Una posizione durissima, poi, è quella di Antonio Di Pietro, che ha sposaito la causa dei consumeristi: «Sa�rebbe meglio far decadere il decreto e predisporre una nuova norma rispettosa della magistratura. Si devono ri�spettare le sentenze per quan�to riguarda il passato, mentre per il futuro andrebbe fissato un tasso soglia che non supe�ri il limite del tasso usurario». Tasso di sostituzione al 9,96 per cento Insoddisfatti comunisti e Verdi Per il sistema bancario un onere di 3.900 miliardi

Persone citate: Antonio Di Pietro, Cossutta, Enrico Mo, Gianfranco Morgando, Natale Ripamonti, Renato Albertini, Terminillo, Verde

Luoghi citati: Roma