Amato: «Seat-Tmc, la strada è segnata»

Amato: «Seat-Tmc, la strada è segnata» I Ds puntano a modificare la legge Maccanico. Il premier: bisogna valutare se intervenire Amato: «Seat-Tmc, la strada è segnata» Sul tavolo del Tar l'appello di Telecom contro lAuthority Mario Sensin�ROMA Un intervento del governo sulla vicenda Seat-Tmc è possibile an�che se potrebbe non essere oppor�tuno a fine legislatura. Giuliano Amato è freddo, parlando alla Festa dell'Amicizia, sul caso scop�piato con il no dell'Authority di Enzo Cheli all'ingresso di Tele�com nelle tv. «La legge Maccanico prevede che il governo, con pro�prio regolamento, possa modifica�re la norma che l'autorità ha applicato, ma un governo che è a fine legislatura deve valutare se è il caso di farlo o meno...». L'Autho�rity, sostiene il presidente del Consiglio, «ha applicato la legge sulle telecomunicazioni. Per alcu�ni potrà essere stata applicata in modo opinabile, per altri corretto. Ma la legge stessa prevede che quando si ritenga che le ragioni della convergenza tra le televisio�ni e le tic prevalgano su altre, allora il governo può modificare la norma». Amato non dice se quel momento è arrivato, osserva che «la strada è già segnata», ma non scioglie l'interrogativo sull'oppor�tunità politica di una simile mos�sa. I Ds spingono in questa direzio�ne, ma Telecom (che tra l'altro ieri si è vista recapitare da due fondi inglesi una richiesta di risarcimen�to di 40 miliardi per il mancato buy-back delle azioni di rispar�mio) non può attendere i tempi della politica ed arma la pattuglia dei suoi legali per sconfiggere Cheli in tribunale. Ieri mattina l'avvocato Giuseppe Guarino ha presentato un ricorso al Tar del Lazio chiedendo l'annullamento, oltre all'immediata sospensione, della decisione. Telecom sostiene che l'Authority non ha rispettato i tempi della sua decisione, proro�gando tra l'altro senza alcuna giustificazione i termini del'istruttoria, che si è spinta a valutare aspetti relativi alla con�correnza die non sono di sua competenza, che non ha giustifica�to i passaggi fondamentali della decisione. E se colpevoli, aggiun�ge, i suoi membri dovranno risar�cire anche i danni provocati dal loro pronunciamento. Telecom ha chiesto al Tribuna�le di decidere in tempi rapidissi�mi, anche perché il contratto di cessione di Tmc a Seat-Tin.it, decadrebbe il 31 gennaio se per allora non fossero arrivate le auto�rizzazioni necessarie. Poco impor�ta se dal primo febbraio Colaninno potrebbe dare corso al manda�to già conferitogli da Cecchi Cori )er vendere tutte le azioni del'emittente, comprese quelle che ancora restano nel portafoglio del senatore: «gli effetti finanziari e operativi sarebbero sconvolgen�ti». Se si trattava di interpretare ima legge, sostiene poi Telecom, non era affatto necessario proro�gare l'istruttoria per l'audizione di altri operatori del settore. E in ogni caso Cheli ha sforato per due volte i termini della legge 241 sul silenzio-assenso, che fissa in 60 giorni il tempo massimo entro il quale l'amministrazione deve venficare gli eventuali elementi ostativi all'esercizio di attività private ed eventualmente vietar�le. In attesa del pronunciamento del Tar, la vicenda Seat-Tmc conti�nua ad animare il dibattito politi�co. Ieri i Ds, con un'interrogazio�ne al governo, hanno chiesto di modificare la legge Maccanico. «Sono favorevole a un decreto legge che la modifichi. Non si tratta di fare un favore a Colanin�no ha detto iTresponsabile della comunicazione dei Ds, Giuseppe Giulietti ma di liberalizzare il settore delle tv». Gli altri partiti di maggioranza, però, nicchiano. Sal�vatore Cardinale, ministro delle Comunicazioni ed esponente dell'Udeur, ritiene che non ci siano le ragioni dell'urgenza. Il sottosegre�tario Michele Lamia, popolare, dice che «per ora le bocce restano ferme». L'altro sottosegretario al�le Comunicazioni, il diessino Vin�cenzo Vita, rilancia l'ipotesi di intervenire sul Ddl 1138 sull'emit�tenza in discussione al Parlamen�to e accusa il Polo che plaude alle decisioni di Cheli: «il loro atteggia�mento nella vicenda è una pagina nera, la chiara dimostrazione del conflitto di interessi nella difesa acritica è durissima di Mediaset e del duopolio esistente». II numero uno della Telecom Italia Roberto Colaninno

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