Albertini: scelgo io i candidati E se Bossi non vuole, lascio... di Giovanni Cerruti

Albertini: scelgo io i candidati E se Bossi non vuole, lascio... IL SINDACO PUNTA I PiiDI «ACCETTO LA LISTA COMUNE MA ALLE MIE CONDIZIONI» Albertini: scelgo io i candidati E se Bossi non vuole, lascio... il caso Giovanni Cerruti MILANO IL fastidio è nascosto, male, dalle buone maniere. Che brutta giornata per Gabrie�le Aibertini sindaco. Brutta come la sera prima, la notte, la mattina che porta i titoli di giornale. Ha vinto Bossi, Aiber�tini ha ceduto al primo assag�gio. E ci si è messo pure il caro Corrierone, che ormai lo consi�dera come un Formigoni qual�siasi e mette la parola fine: «L'anomalia di Aibertini non esiste più». Un politico tra i politici. « Ha perso il piatto e forse anche di più». La faccia? Alle quattro del pomeriggio la faccia di Aibertini si sforza di sorridere. Non avete capito... «Ho fatto un piccolo passo indietro nella forma perché altri lo potessero fare in avan�ti e nella sostanza». Il.sindaco perdonerà, ma ricorda Scalfaro ai tempi del «non ci sto!». E allora, come un politico, fa lievitare il suo prezzo e detta le irrinunciabili condi�zioni -le chiama proprio così. Bossi venga qui a Palazzo Marino, sottoscriva il mio pro�gramma a partire da privatiz�zazioni, sicurezza, immigra�zione e poteri del consiglio comunale. Poi mi riconosca il diritto di accettare o meno i candidati leghisti che vorrà mettere in lista. I cronisti di Palazzo Marino si guardano stupiti. Scegliere i candidati? Per gli assessori passi, ma i candidati consiglieri? E con quale criterio? Il sindaco dice che non è questo il momento, come non sarà momento di parlare della sua baruffa con il procuratore Borrelli che ha snobbato l'invito a pranzo. Questo, invece, potrebbe esse�re un momento solenne: «Se le mie condizioni non verranno accettate sono pronto a fare un passo indietro». Aibertini che non si ricandi�da? Impensabile, impossibile. «Ci sono altre persone degne e capaci, più vicine di me alla politica e disposte a correre per la poltrona di sindaco», aggiunge lui. Un anziano com�messo ha un sussulto: «Ecco perché Tognoli, l'altro giorno, è andato da Berlusconi!». Ai�bertini ancora oggi vanta un 630Zo nei sondaggi, potrebbe vincere anche da solo. Minac�cia il gran rifiuto, il ritiro, il ritorno alla sua fabbrica. Con Berlusconi si son sentiti a fine mattina, ma nulla ha anticipa�to. Si parleranno alle cinque del pomeriggio. «Gabriele che succede?». Il sindaco coinunica le sue decisioni, il Cavaliere lo benedice. Tanto, con Bossi, non ha problemi, no? L'impor�tante, si dicono, è che l'imma�gine di Aibertini non ne esca a pezzi, non passi per sconfitto. Proprio quel che dichiara Berlusconi appena atterra a Roma. Ma il Cavaliere, e que�sto ad Aibertini un poco sfug�ge, è impegnato in una trattati�va assai più complessa di quel�la che sta agitando il sindaco. Anzi, l'aspetto milanese è solo un'appendice, appena una ma�no nella partita a poker con Bossi. L'altra sera, ad Arcore, Berlusconi era stato abilissi�mo nel lasciar credere che l'incontro con Bossi stava an�dando avanti da ore e final�mente la questione Aibertini era stata risolta. In realtà Bossi era arrivato pochi minu�ti prima della conferenza stampa, la pratica l'aveva chiusa Berlusconi. Tra il Bar�baro e il Sindaco solo trenta secondi al telefono, il tempo delle presentazioni. E' che for�se, a Berlusconi, come aveva cominciato a sospettare Bossi, serviva placare la Lega, dimo�strare autorevolezza e generosita. «Noi vincitori? Non abbia�mo vinto niente. Quella è una vicenda tutta interna a Forza Italia, che c'entriamo noi?». Al mattino Bossi si era già convin�to. Troppo facile, troppo debo�le la resistenza di Berlusconi su Aibertini. Il sospetto era aumentato con le telefonate a Roberto Maroni. Si aspettava�no di trattare su Milano e non è successo niente. «Non è che vogliono farci credere di aver ceduto su Milano per poi fre�garci sui collegi elettorali, so�prattutto al Senato dove maga�ri potremmo essere determi�nanti, e la formazione del nuovo governo?». Le telecame�re non ci sono, dunque non è nemmeno tempo di sorrisi fin�ti e amorevoli frasette. Quelle vanno bene per le agenzie di stampa, con Bossi che com�menta le dichiarazioni di Ai�bertini dopo una telefonata con Berlusconi: «Nessun pro�blema, tutto bene». Per la Lega, e magari non solo per la Lega, da marted�sera il sindaco è un politico da prendere poco sul serio. A rispondere hanno delegato Matteo Salvini, giovane segre�tario milanese, consigliere co�munale, già eletto nei «comu�nisti» padani nell'indimentica�bile Parlamento del Nord. «Vuole che firmiamo il suo programma? Da che mondo è mondo una coalizione il pro�gramma prima lo discute at�torno ad un tavolo. Altrimenti potremmo essere noi a chiede�re ad Aibertini di firmare un nostro documento. Vuole sce�gliere i nostri consiglieri? ma quando mai?». L'interlocuto�re, dice Salvini, ormai è Berlu�sconi, non il sindaco. E' davve�ro finita l'anomalia, gli accor�di si fanno in via del Plebiscito o in villa ad Arcore. Appassio�nante o schifosa questa è la politica, signor sindaco. li sindaco uscente di Milano Gabriele Aibertini (Forza Italia)

Luoghi citati: Arcore, Milano, Roma