«Meglio pochi deputati ma fedeli»

«Meglio pochi deputati ma fedeli» IHMIDA CHIARIRE DOPO IL VERTICE DI ARCQ.RE,,.^ ■a^anfc ii^ ; ■-«Meglio pochi deputati ma fedeli» Umberto al governo, ultimo nodo da sciogliere retroscena Gigi Padovani PARE che la frase sull'ufficio da occupare «vicino» al pote�re, ma non nel cuore del Palazzo, non sia di Winston Chur�chill, come va dicendo in questi giorni Umberto Bossi, ma di Henry Kissinger. Di certo, dopo aver vinto su Milano al vertice di Arcore, il «senatur» dovrà soppesare la propo�sta che il Cavaliere gli sta ripeten�do: un posto «pesante» nel governo, con un ruolo politico di garanzia per la Lega, accanto a Bobo Maro�ni. Vicepremier? Ministro senza portafoglio? Bossi sta facendo resistenza ad immaginarsi come un inquilino di Palazzo Chigi. Soprattutto, non gli piacerebbe dover stare troppo tem�po a Roma. Poi avrebbe il problema della Lega. Lui ne è signore incon�trastato, il Congresso è stato rinvia�to «sine die», il Consiglio federale ad ottobre ha affidato al segretario i pieni poteri su tutto. Ma se, mentre è impegnato con la gestione del governo, qualcuno della vec�chia fronda ne approfittasse di nuovo? Sono questi i ragionamenti che sta facendo Bossi, consapevole che le chiavi dell'alleanza con il Polo sono nelle sue tasche, grazie all'ottima intesa personale conqui�stata con Berlusconi. Un rapporto diverso da quello che può avere con un Fini o un Casini, pure alleati: in fondo, sia Silvio sia Umberto sono due outsider della pohtica, pur avendone appresi tutti i trucchi. Si sono «annusati» e capiti, potrebbe�ro anche coabitare nel governo. Ieri dal vertice di Arcore è rima�sto sospeso il punto dei collegi. Ma neUe riunioni del luned�in via BeUerio, con i suoi uomini più fidati. Bossi in queste settimane l'ha ripetuto più d'una volta: il numero di deputati e senatori, al di là delle questioni di principio, non ci deve interessare. L'importante è che i nuovi gruppi parlamentari siano fidati e non troppo ampi, altrimenti diventano ingestibili. Del resto la legislatura che si sta chiudendo è stata catastrofica, da questo punto di vista: su 86 eletti nel '96, 24 non fanno più parte dei gruppi «Lega Nord Padania» di Montecitorio e Palazzo Madama. I «traditori» sono stati tanti, troppi. Serve una nuova classe dirigen�te, all'interno della Lega, che sia preparata ad affrontare i nuovi compiti, come dice il capogruppo al Senato Roberto Castelli. «Perché fare l'opposizione è più facile che governare spiega il senatore di Lecco -. Perciò i parlamentari do�vranno avere tre caratteristiche: competenti, fedeli e presenti in aula a votare. La battaglia, soprat�tutto a Palazzo Madama, sarà duris�sima». Già circolano i nomi dei nuovi fedelissimi bossiani. L'onore�vole Gianpaolo Dozzo, da Treviso, è uno dei consiglieri politici più ascol�tati. L'astro nascente Giancarlo Giorgetti, varesino, trentasettenne commercialista eletto a Sesto Calende, potrebbe essere il vice-Tremonti. Poi c'è il gruppo agguerrito deUe Donne Padane: la ligure Sonia Via�le e la veronese Francesca Martini, che entreranno per la prima volta a Montecitorio, accanto alla deputa�ta lombarda Giovanna Bianchi. Gianpaolo Gobbo, dirigente sto�rico del Veneto e segretario regiona�le del Carroccio, ricorda che dalle elezioni regionali sono arrivate nuo�ve leve. «L'età media del nostro gruppo in Consigho regionale dice è di 31 anni, tutti con titolo di studio». Nelle Regioni del Nord ormai la Lega, dopo il 16 aprile del 2000, è in maggioranza: ha i presi�denti dei Consigli regionali in Pie�monte, Lombardia e Veneto, men�tre due assessori per ciascuna giun�ta lavorano con Galan e Formigoni. «Dal centrosinistra qualcuno ci ac�cusa di non essere affidabili dice Roberto Gota, 33 anni, avvocato novarese alla guida dell'assemblea parlamentare del Piemonte, come la vorrebbe chiamare -: noi non abbiamo bisogno della "patente" di fedeltà, ma questi primi mesi di governo con il Polo al Nord dimo�strano che stiamo lavorando bene insieme. Siamo riusciti a mantene�re l'impegno con gh elettori, varan�do i referendum sulla devolution. Ora speriamo nel secondo passag�gio, nella vittoria alle elezioni pohti�che, in modo da esportare il nostro metodo di lavoro anche a Roma». I tre giovani presidenti Gota, Attilio Fontana in Lombardia (legato a Maroni) e Enrico Cavaliere hanno anche l'abitudine di vedersi spesso nella sede nazionale di via Bellerio per discutere tra di loro. Pare che il segretario ne apprezzi i consigli. Ora, però. Bossi come al sohto deciderà in solitudine come giocar�si, a 59 anni, la carta più importan�te della sua vita pohtica: se entrare o no in quelle stanze dei bottoni. Perché della vittoria, sia il «senatur» sia il Cavaliere, sono certi.