Bossi gela Berlusconi; o noi o I socialisii di Gigi Padovani

Bossi gela Berlusconi; o noi o I socialisii Bossi gela Berlusconi; o noi o I socialisii «La Lega li ha cacciati, ora lui non può farli tornare» Gigi Padovani inviato a GENOVA Altro che «levatrice» del nuovo partito di sinistra, appena entrato nella,Casa delle Libertà. L'intervento di Silvio Berlusconi al Palavobis rischia di diventare un boome�rang. Umberto Bossi, infatti, domani lance�rà il suo aut aut: «0 noi, o loro. Scelga». Cos�l'avvio delle trattative finali tra Lega e Polo, oltre al caso Milano, dovrà risolvere un problema politico ancora più pesante: quel�lo del nuovo Psi di De Michelis, Bobo Craxi e Martelli. A provocare lo sfogo di Bossi, dopo il comizio di sabato a Genova, è Mimmo, giovane militante di Sestri: «Segretario, ma imbarchiamo anche i socialisti?». E' quasi l'una di notte. Bossi ha appena brindato con 109 attivisti della Lega al ristorante Lido Azzurro di Begli. Menu di mare, non una delle tante «pizzette» di mezzanotte: cozze, riso alla marinara, trofie al pesto, salmone e torta di panna verdina con la scritta di cioccolato «yiva Bossi, Viva la Lega Nord». Mimmo ripete: «Anche Martelli e tutti gli altri?». Allora il segretario della Lega si lascia andare: «L'avevo detto a Berlusconi di non andare al loro congresso. Ha sbaglia�to a presentarsi là. Non si può fare una alleanza con quel partito. Posso capire se, che ne so, un Cdu di Buttiglione accoglie qualche vecchio amico nelle sue liste. Ma un accordo politico è tutt'altra cosa». Bossi non li vuol neppure nominare, i socialisti. Quando qualcuno gli ricorda i manifesti di Bobo Craxi e Claudio Martelli, enormi, per le strade, ha una smorfia: «Chi glieli ha pagati?». Poi continua: «Sono nomi impresentabili, come quello di Amato. Se li accogliamo, ci spareranno addosso. Già mi vedo Veltroni pronto a impallinarci. Noi siamo quelli che li abbiamo cacciati, allora. Non possiamo farli tornare, ora che stiamo per vincere». L'attivista ligure ha un sussul�to di fierezza: «Segretario, possiamo stare tranquilli? Se va avanti così, sfasciamo tutto come nel '94?». Bossi, l'aria stanca ma in forma, risponde: «Ci sarà il blocco della Lega, stai sicuro». . Non si arretra d'un passo, è la parola d'ordine che il leader del Carroccio rilancia. «E' vero, quando abbiamo fatto l'accordo col Polo era valido solo per le politiche e le regionali dice e non per le amministrati�ve. Ora dovremo chiarire che l'intesa si applica a tutto, compreso il Comune di Milano. Io credo che quella frase di Alberti�ni sia solo un preliminare, non posso pensare che vogliano buttar via tutto». A sentire gli umori del popolo leghista, che mangia e beve allegramente sotto le bandie�re di Alberto da Giussano appese al soffitto, tutti si fidano di quello che Bossi riuscirà ad ottenere dal Cavaliere. In realtà, l'intesa con chi due anni fa veniva chiamato «Berluskaiser» è ancora oggi vissuta, alla vigilia della campagna elettorale, come un fatto quasi ineluttabile, una necessità "dolorosa" per la Lega, se non vuole morire. Così, quando gli parliamo dei sondaggi di istituti vicini a Forza Italia, che danno il Carroccio sul 407o, Bossi replica: «Non è vero, siamo all'otto, nove per cento: vogliono soltanto alzare il prezzo». Per l'estenuante trattativa avviata in gran segreto nel Natale del 1997, da domani s'inizia il «rush» finale. Anche sul governo. «Non c'è ancora nulla di deciso spiega il Senatur -: Berlusconi continua ad insistere, vuole che entri anche io. Ma io non ci tengo. Preferisco fare come Winston Churchill: diceva che l'importante è avere un "office" vicino a quello giusto, per controllare...». Chissà se Bossi ricorda anche un'altra famosa frase dello statista inglese: «La democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno è ma ato». Di certo anche Berlusconi è un osso duro: sulla battaglia per il Comune di Milano, sui collegi, sul rapporto con il Psi, non,marcherà visita. Va detto che Bossi, pur preoccupa�to dei «tanti che incominciano a girare intomo alla Casa delle Libertà e non ci piacciono», non manifesta intenzione di mollare. Sa che la posta in gioco è troppo alta: «Vogliamo fare le riforme, cambiare il Paese». Mentre sta per salire in auto, per tornare nella sua casa di Gemonio, nel Varesino, il Senatur saluta la dottoressa Gianna Borrini, già responsabile delle Donne Padane Liguri. E' una dietologa, e Bossi vuole qualche consiglio per perdere peso: dal primo dell'anno si è messo a dieta stretta. Poi lo abbraccia Bruno Bavera, militante della prima ora, segretario leghisita degli Anni '90: «Hai visto, Umberto, questa serata dimostra che la Lega è ancora viva..». E lui, ironico: «Ma come, una volta diceva�mo di averlo duro... Adesso siamo soltanto vivi?». Lo sfogo a Genova, davanti ai militanti: «Glielo avevo detto di non andare al Palavobis L'alleanza è impossibile» A Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi, a sinistra Stefania Craxi

Luoghi citati: Comune Di Milano, Gemonio, Genova, Giussano, Milano