Storia, ambiente e gastronomia di una coltura che fa parte della cultura della nostra regione
Storia, ambiente e gastronomia di una coltura che fa parte della cultura della nostra regione IL RISO PIEMONTESE, RICETTE E REALTÀ Storia, ambiente e gastronomia di una coltura che fa parte della cultura della nostra regione PER Donatien Auguste Franco�is de Sade la massima tra le gourmandises era «una mine�stra nel brodo di 24 passerotti, con riso e zafferano». Crudele il marche�se ma, bisogna riconoscerlo, «divi�no» anche nel palato. D'altronde (passerotti a parte) sotto quasi tutte le latitudini l'abbinamento tra il nobile cereale e la polverina gialla (che non sa quasi di niente ma è comunque, oltre che vitaminosa, piacevole alla vista) è da sempre un must. Fermo restando che, come belle donne molto disponibili, i chic�chi, siano essi di qualità indica piuttosto che japonica (la nostra, la vercellese in tutte le sue varianti) o indo-pakistana, si accompagnano meravigliosamente a quasi tutto. I piemontesi lo sanno bene, ma una riprova tutt'altro che superflua si può ora trovarla nelle oltre 200 ricette, con sezione «exotica» non�ché indirizzi di saporite trattorie, che costituiscono il lato goloso e divertito del molto serio e documen�tato reportage «Dalle Terre del Riso» (Grafica Santhiatese Editrice, 388 pagine, 36 mila lire) di due insegnan�ti. Marina Girotti, latinista, e Maria Luisa Ronco, studiosa di geografia. Del riso esse ripercorrono, con belle immagini, schede, grafici, «sto�ria, ambiente e gastronomia», tra la Cina e la Pianura Padana, dalle origini attorno al IV miUennio avan�ti Cristo a oggi, passando per Ales�sandro Magno, Plinio il vecchio. Strabene ecc. Non senza ricordare i grandi «risotti letterari», da Goldoni a Pascoli e i consigli in proposito nientemeno che di Gadda. Più di uno sguardo speciale è poi riservato alle nostre campagne, dove il percorso glorioso quanto difficile di questa coltura diventa testimonianza di vita di una popolazione che dopo aver duramente lavorato per secoli («stamattina mi sono alzata/laggiù in risaia mi tocca andar/o bella ciao, bella ciao, ciao, ciao/», ma il riso era amaro non solo per le mondine) si trova adesso, come ci ricordano le due autrici, in una impasse che potrebbe rivelarsi drammatica: so�stenuto soprattutto da una forte esportazione (grazie alla sua eleva�tissima qualità) il riso italiano ri�schia di perdere la «corsa» per colpa della «globalizzazione», una brutta parola davvero per chi vive e appas�sionatamente lavora tra il Sesia e Pavia. Al di là delle prelibatezze, il più grande merito del libro è, alla fine, proprio questo: l'aver rilancia�to l'allarme. Cercando di coinvolger�ci nel problema, per risolvere il quale non basta imparare a cucinare una buona «panissa». Mirella Appiott!
Persone citate: Gadda, Girotti, Goldoni, Maria Luisa Ronco, Mirella Appiott
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