Una giovane attrice di novantanove anni

Una giovane attrice di novantanove anni FILODRAMMATICI Una giovane attrice di novantanove anni Il NA bella storia, lontana nel tempo, raccolta dà Ro�sanna Malavolti «Bisogna essere quasi cente�nari come me -parla in prima persona Enza Rango, torinese che compirà a maggio 99 anni per ricordare com'era Torino agli inizi degli anni Venti, la sua vita intellettuale ed artistica, i teatri, i locali, l'atmosfera ricca di fermenti. Ricordo ancora con emozione il "nostro" Teatrino dei Filodrammatici di via delle Rosine 16. L'idea di creare un piccolo organismo drammatico per riportare sulle scene com�medie e drammi classici fu di Gigi Michelotti. Si formò cos�la Compagnia Filodrammatica "To�rino", con il prof. Rinaldo Rondolino (padre di Gianni), diretto�re e primo attore e con me prima attrice. Tanti ne faceva�no parte: tutti nella vita aveva�no un'altra attività ma ci univa la comune passione per il tea�tro: Eugenio Raspelli era avvo�cato, Vaudano funzionario di prefettura. Ricordo anche lear�di. Vergano e Stefania Piumatti, che entrò poi in compagnia con Dario Nicodemi. Debuttammo il 17 novembre 1923 con il "Teatro Comico" di Goldoni. Fu un successo, faceva�mo il tutto esaurito già due giorni prima della rappresenta�zione, veniva ad applaudirci il bel mondo torinese: gli intellet�tuali, i nobili, i gran borghesi che abitavano nel centro stori�co. Proseguimmo le stagioni seguenti nel 1924 con "I Disone�sti" e "Una giornata di follie", nel 1925 con "Anime Solitarie", "Fratello d'Armi" e la "France�sca da Rimini" di Silvio Pellico. Il 1926 fu l'anno di "Romanti�cismo" di Gerolamo Rovetta. Scrissero che la recitazione era magistrale e le mie doti di espressione scenica avevano contribuito a fame un successo. Il padre del primo attore Rinal�do Rondolino veniva sovente alle prove, era un uomo severo e religiosissimo, avvocato mol�to vicino al Papa Pio XI e molto attento che nelle scene d'amore i nostri visi non fossero troppo vicini....Altri tempi! Dopo lo spettacolo qualcuno cercava di venire a trovarci in camerino per complimentarsi o per vede�re da vicino le giovani attrici, ma il direttore Rondolino non lo permetteva e dovevamo accon�tentarci degli applausi. Erava�mo giovani ed entusiasti e a volte, dopo ore e ore di prove, correvamo come matti per le strade di una Torino semideser�ta per arrivare ancora in tempo alle ultime battute di qualche bella commedia al Carignano. Le maschere ci conoscevano e ci facevano entrare gratis per�ché eravamo i ragazzi della Filodrammatica "Torino". Noi, ancora infreddoliti dalle prove nel teatrino gelido, applaudiva�mo i grandi attori di allora, sognando ad occhi aperti di entrare a far parte prima o poi di una grande compagnia teatra�le e di girare l'Italia recitando in importanti commedie. Poi, da�vanti a una cioccolata calda di Florio, commentavamo lo spet�tacolo e continuavamo a sogna�re ad occhi aperti. Arrigo Cajumi, critico della Stampa, ci spronava e ci elogia�va con i suoi commenti entusia�sti. Particolare successo ebbe il "Galeotto Manfredi", nel febbra�io del 1924, che Cajumi volle presentare personalmente. Per me la grande occasione arrivò nel dicembre del 1926: fui chia�mata a sostituire la prima attri�ce giovane nei "Fiordalisi d'Oro" di Forzano, che era in scena al teatro Carignano. Il giornalista Olivieri di Vemier del Momen�to, importante quotidiano dell' epoca, mi dedicò una critica entusiasta, in seguito alla quale mi fu proposto di entrare a far parte della compagnia Almirante... Il sogno si realizzava. Ma la mia famiglia si oppose e con essa l'uomo che poi avrei sposato e con il quale ho condi�viso una lunga vita felice. Fu duro rinunciare ed ancora oggi rimpiango di non aver potuto realizzare quella che forse sa�rebbe stata una brillante carrie�ra di attrice teatrale. Ero davve�ro brava , imparavo facilmente le parti, mi bastava ima notte di studio per sapere tutte le battu�te a memoria. E avevo presenza scenica e quel fuoco interiore che aiuta ad essere davvero grandi. Rimangono, a ricordarmi quegli anni favolosi, alcune fo�to di scena, gli inviti agli spetta�coli, qualche locandina e tanti ritagli di giomale con le critiche dopo le rappresentazioni. Ho ancora una lettera di Cajumi in cui tra l'altro mi diceva: "Vin�cenzo Monti l'avrebbe gratifica�ta di un magnifico sonetto, non di meno la prego di trovare qui gli elogi più sinceri...". Mt 1925. Enza Rango e Rinaldo Rondolino (padre di Gianni), nella Francesca da Rimini

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