«Mattea ipotesi credibile»

«Mattea ipotesi credibile» «Mattea ipotesi credibile» Pellegrino: il mistero porta a Moro il caso Guido Ruotoio ROMA D ICE il sindaco di Cosenza, ll'ex segretario del Psi Giaco�mo Mancini: «E' importan�te che qualcuno cerchi di vedere questi misteri italiani, di affron�tarli, di risolverli». Giovanni Pelle�grino, presidente della commis�sione Stragi: «Rimpiango di esse�re ormai alla fine della legislatu�ra perché la ricostruzione del caso Mattei e della scomparsa del giornalista De Mauro delinea uno scenario che è coerente con una riflessione generale che in questa legislatura abbiamo fatto in com�missione». Ottaviano Del Turco, ministro delle Finanze: «Lo scena�rio delineato è totalmente nuovo rispetto all'idea che ci eravamo fatta in questi anni: si passa da una grande vicenda intemaziona�le, dove si affacciava la presenza inquietante di una sorta eh cupo�la intemazionale che presiedeva le sorti dell'energia mondiale, a una questione intema dai confini più modesti ma non meno inquie�tanti di una faida intema». La morte del presidente del�l'Eni, Enrico Mattei, e la scompar�sa del giomahsta palermitano Mauro De Mauro non hanno mai trovato, finora, una verità proces�suale. Non si è mai saputo perché sono stati ammazzati e chi li ha ammazzati. Nel caso Mattei, ad�dirittura, non si è ancora accerta�to, sempre processualmente, se l'aereo che si disintegrò a Ba�scapè fu sabotato. La ricostruzio�ne dei due «misteri» due tra i tanti misteri italiani -, che ci consegnano le «carte» di Pavia, sembra fornire delle risposte, non ancora delle certezze giudi�ziarie, e, soprattutto, rimettono in discussione quella «verità» sto�rica che sembrava acquisita e che portava, per quanto riguarda Mattei, a individuare la pista americana, la decisione cioè delle «Sette Sorelle», il cartello mono�polistico delle grandi imprese pe�trolifere mondiah, di eliminare un personaggio «scomodo» e «in�dipendente»: Enrico Mattei. Per Pavia, la decisione di ammazzare il presidente dell'Eni matura in Italia. Le reazioni nel mondo politico al nuovo scenario delineato dalla magistratura di Pavia sono contra�stanti. Guido Bodrato, storico lea�der della sinistra democristiana, per esempio, bolla questa ricostru�zione: «Questo teorema non è convincente». Il teorema a cui si riferisce è quello secondo il quale, a un certo momento, il presidente dell'Eni Mattei rompe con Amintore Fanfani e Ugo La Malfa sulla presenza Eni nell'Urss e si lega ad Aldo Moro. Contesta Bodrato: «La strategia politica generale di Mo�ro e Fanfani era assolutamente coincidente nei rapporti con il mondo arabo, la coilpa intemazio�nale di Enrico Mattei. I rapporti con l'Urss, in quegli anni, erano saldati da Toghattigrad più che per il petrolio. Tra i due fautori del centrosinistra, Fanfani e Moro, non c'erano contrasti. E poi Cefis, il mandante dell'omicidio Mattei? Ma Cefis era un uomo di fiducia di Mattei, aveva partecipato alla Re�sistenza nelle divisioni partigiane sotto il comando di Mattei. Forse, tra Cefis e Mattei c'erano solo divergenze aziendali». Sulla politica estera di Amintore Fanfani, convergente nei fatti con Mattei e con Moro, insiste anche Emanuele Macaluso. «La vicenda Mattei non può essere separata dalla vicenda intemazio�nale la questione delle Sette Sorelle e dal riconoscimento che Mattei portava avanti una certa politica estera». Per Emanuele Macaluso il caso Mattei e la scom�parsa di De Mauro sono destinati «a rimanere due misteri italiani irrisolti», nonostante le novità di Pavia. Sostiene l'ex esponente del Pei e giornalista siciliano: «Il nuo�vo scenario ipotizzato individua una responsabilità di Fanfani e di Cefis. Ma Fanfani è sempre stato indicato come chi, in politica este�ra, si mosse su posizioni non rigidamente atlantiste». Macalu�so mette in discussione la credibilità della «fonte» Verzotto per i suoi rapporti «equivoci» con l'Eni e la mafia: «E' stato un uomo che ha giocato molto tra la politica, gli apparati e l'utilizzo della mafia». Ma sulla figura di Amintore Fan�fani, introduce elementi critici Giacomo Mancini: «Fanfani è imo degli uomini sui quali non si è mai indagato. E' l'uomo che più degli altri ha saputo, è l'uomo che pur essendo amico dei grandi sicilia�ni, Sindona in testa, non ha mai avuto problemi. La sua corrente in Siciha ha contato ma non ha mai avuto problemi...». Fa discutere la nuova ipotesi investigativa di Pavia sulla morte di Mattei e di De Mauro. A diffe�renza di Bodrato e Macaluso, per esempio, il presidente della com�missione Stragi, Giovanni Pelle�grino, afferma: «Per capire quel periodo storico dentro il quale ci sono Mattei e De Mauro e che si conclude negli Anni Ottanta, non possiamo fare riferimento soltan�to alla frontiera Est-Ovest che attraversava un Paese in cui il Pei era il principale partito d'opposi�zione, ma occorre fare riferimen�to anche a un'altra frontiera, quel�la Nord-Sud che attraversava il ceto dirigente del Paese, che nel suo insieme aveva fatto la scelta atlantica determinando divisione e contrapposizioni anche aspre. Mattei e Moro sono uomini che vivono questa frontiera perché spingono la politica energetica italiana agli estremi limiti di com�patibilità con la fedeltà atlantica e vengono, per questo, fortemen�te avversati da altri settori del ceto dirigente italiano che viveva�no l'atlantismo in termini comple�tamente diversi, di ortodossia». Mancini: è giusto risolvere l'enigma sulla morte dell'ex presidente Eni; che sapeva Fanfani? Bodrato: assurdo pensare che Cefìs possa essere il mandante dell'omicidio Un'immagine dell'aereo sul quale viaggiavano Enrico Mattei, un giornalista americano e il pilota caduto nel 1962 nelle campagne di Bascapè; il presidente dell'Eni aveva 56 anni