Dalle stelle alle stelle di Andrea Di Robilant

Dalle stelle alle stelle IL PASSATO CHE VIVRÀ' NEL FUTURO Dalle stelle alle stelle L'eredità di Bill, un Paese nuovo il pubblico Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON QUEST'UOMO ha una capa�cità di sopravvivenza che è semplicemente di un al�tro ordine rispetto a quella di noi comuni mortali. Di un altro ordine», ripetè sbalordito il reverendo Jesse Jackson in pieno scandalo Lewinsky, appena due anni fa. E in effetti l'aspetto forse più straordinario di queste giornate di transizione è vedere William Jefferson Clinton usci�re di scena sorridente, a testa alta e tra gli applausi del pubbli�co. L'ultimo sondaggio della sua pi esidenza rivela che il suo indi�ce di gradimento è al 65 per cento: un livello altissimo per un presidente uscente e molto più alto di quello di Ronald Reagan dodici anni fa. Certo, il suo vice presidente Al Gore non è riuscito a vincere le elezioni, l'eredità clintoniana è tutt'altro che consolidata e un terzo degli americani non lo sopporta. In compenso, buona parte del Pae�se già lo rimpiange. Da domani saranno gli storici e non più i giornalisti a dire la loro sulla presidenza del primo «baby boomer». E Arthur Schlesinger, democratico di lungo cor�so e decano degh storici america�ni, già mette le mani avanti definendolo un grande: «Clinton ha dominato la scena politica americana negli Anni Novanta, riuscendo a spostare il partito democratico a destra e il partito repubblicano a sinistra». I suoi | rivali di questi anni i Newt i Gingrich,i Bob Dole, iTrentLott i appaiono effettivamente semj pre più piccoli al suo cospetto. i Ma non è chiaro fino a che punto Clinton abbia saputo sfruttare il suo straordinario talento politiI co. E se davvero è stato cos�\ grande, chiedono i suoi critici, | come mai gh Stati Uniti hanno i appena eletto un presidente e : un Congresso repubblicani? ; L'era clintoniana, come Clinton, i è ancora piena di luci e ombre. I suoi anni alla Casa Bianca coincidono con il grande boom economico americano: un decen�nio di crescita portentosa, titoli alle stelle, piena occupazione e | niente inflazione. C'è chi dice j che è stato merito di Alan GreenI span, il mitico capo della Fede�rai Reserve. C'è chi attribuisce la lunga espansione alla rivolu�zione informatica. C'è chi insi�ste che la chiave di questi anni di prosperità sia stato il ciclo fiscale virtuoso inaugurato con la finanziaria del 1993. In realtà tutti questi elementi hanno con�tribuito al boom e Clinton ha saputo combinarli al meglio, traendone il massimo vantaggio per il Paese. «La sua eredità è l'economia», dice senza mezzi termini Leon Ranetta, ex capo di gabinetto. E anche i suoi detrat�tori hanno riconosciuto sulle pagine del «Wall Street Journal» che sull'economia «almeno non ha pasticciato ed è stata una buona cosa». Clinton, del resto, era arriva�to alla Casa Bianca promettendo di concentrasi sull'economia. Aveva anche promesso una sta�gione di grandi riforme nel cam�po dell'istruzione, della sanità e del welfare, Ma è riuscito a fare poco per salvare l'istruzione pubblica, oltre a lamentarne il degrado. La grande riforma sani�taria, affidata a Hillary Clinton, affondò il primo anno della sua amministrazione. Il sistema del welfare quello s�è stato rivoluzionato; ma solo dopo che Clinton aveva deciso di cavalca�re le proposte repubblicane. Nel 1994, dopo due anni di una presidenza che stentava a trovare il passo, Newrt Gingrich guidò la rivoluzione conservatri�ce che portò i repubblicani alla conquista della Camera per la prima volta dal dopoguerra. Le grandi riforme clintoniane era�no morte prima ancora di partire. Ostacolato a ogni passo dai repubblicani inaugurò una fase di mini-riformismo usando i son�daggi d'opinione per navigare a vista. Bloccato sul fronte inter�no, spostò la sua attenzione sulla pohtica estera, che aveva fino a quel momento ignorato. Intervenne nei Balcani dopo aver a lungo tergiversato (Dayton). Ottenne il passaggio del trattato Nafta per il libero commercio nelle Americhe. Rie�letto nel 1996, spinse per l'allar�gamento della Nato e, più tardi, s'impegnò allo spasimo per favo�rire la pace in Irlanda e in Medio Oriente. Nel 1999 guidò l'Allean�za Atlantica contro Slobodan Milosevic. Durante la sua guar�dia il mondo non ha conosciuto una grande crisi. Ma l'eredità che lascia all'estero è anch'essa sfilacciata. «Non credo che sia mai arrivato a capire la differen�za tra politica intema e pohtica estera», sibila Henry Kissinger. L'era Clinton non sarà ricor�data per una grande riforma, per una grande iniziativa presi�denziale. Il primo presidente «postmoderno» non sarà mai visto nel solco di Franklin Delano Roosevelt, ma nemmeno di Ronald Reagan. «Lo ricordere�mo come un grande tattico», dice il futurista Alvin Toffler: «Non è mai stato uno stratega». Un grande tattico della pohtica che è sopravvissuto anche per�ché ha governato in un'epoca di pigmei.

Luoghi citati: Dayton, Irlanda, Medio Oriente, Stati Uniti, Washington