Andreotti e Rutelli uniti da Don Bosco di Fabio Martini

Andreotti e Rutelli uniti da Don Bosco ALL#ORATORIO ERA GIÀ CAMPAGNA ELETTORALE Andreotti e Rutelli uniti da Don Bosco l'incontro Fabio Martini ROMA APPOGGIATE sul tavolo del�l'oratorio, le paste con la glas�sa rosa hanno un aspetto marmoreo, don Maurizio ne offre una a Giulio Andreotti, ma lui guarda e passa: «Alla mia età, meglio di no...». Ma alla sua età, 82 anni compiuti cinque giorni fa, Andreotti si è rimesso in movimen�to e così, in una serata umidissima, in un boi^hetto dell'estrema perife�ria romana, eccolo celebrare Don Bosco nel grande istituto dei Sale�siani della via Prenestma. Ma le sorprese non sono finite: seduto proprio al fianco del senatore a vita, c'è il candidato dell'Ulivo Francesco Rutelli, an�che lui invitato dai Salesiani. Natural�mente Andreotti sape�va. Era stato informa�to in anticipo di quel�la presenza politica�mente ingombrante, ma il divo Giulio è venuto lo stesso. Certo, alla sua età e con la sua storia, nessuno può "oscurarlo". Ma c'è qualcosa in più. In questi giorni, con al�cune sapienti mano�vre culminate nella candidatura al Campidoglio del pre�sidente della Roma Sensi, Andreot�ti sta cercando di allontanare dal centro-destra il suo amico Sergio D'Antoni e persino un'istantanea a fianco di Rutelli può tornare utile. Intendiamoci, tra i due non c'è amore. Basta osservarli per i 70 minuti che trascorrono assieme nell'Istituto, uno a fianco all'altro per presentare un instant-book sul Borgo Don Bosco, il boighetto edifi�cato dai Salesiani nel secondo dopo�guerra. Appena incrociano lo sguar�do, Andreotti e Rutelli si limitano a stringersi la mano e un'ora più tardi, al momento dei saluti, parlot�tano brevemente sottovoce. Rutel�li: «E' sempre un piacere veder�ti...». Andreotti, in un soffio: «Ma basta che mi fai un fischio!». Un sorriso, una stretta di mano e ognu�no va per la sua strada. E se Rutelli è in campagna elet�torale da tre mesi, Andreotti sem�brava avere smesso. Ma era un effetto ottico: ieri sera, sulla Prenestina, il divo Giulio ha ricominciato un'altra volta. La platea era la sua: nella saletta del cinema salesiano erano arrivate le famiglie modeste, cattoliche e oramai attempate del�la periferia romana e democristia�na degli Anni Cinquanta e Sessan�Il candsempreReplicabasta cTra i du ta. A queste persone Andreotti par�la, toccando le corde giuste: «Nel dopoguerra a Roma ci fu una fortis�sima immigrazione interna, c'era povertà, la tessera del pane durò parecchio e in queste condizioni, anche allora, la convivenza tra romani de' Roma e immigrati era difficile. Ebbene, i salesiani occupa�rono strategicamente la cintura di sicurezza di Roma e fecero una grande opera per educare alla con�vivenza». Ci vuol poco a capire che Andreotti allude alla odierna intol�leranza verso gli immigrati, che volutamente non chiama extraco�munitari: «Non mi piace la spoc�chia di quella parola, come se la Comunità fosse... il Paradiso». I trecento accorsi ad ascoltare An�dreotti e Rutelli sono ammaliati e Giulio può chiudere con una battu�ta che manda tutti in visibilio: «Una volta Sandro Pertini mi disse: "Io non sono praticante, ma se mi toccano Don Bosco reagisco mala�mente perché i Salesiani li conosco bene!"». Chiude Andreotti: «Speria�mo che Don Bosco abbia trovato a Pertini una piccola parte di Paradi�so...». Grande applauso e Andreotti gongola. E quanto a Francesco Rutelli il suo saluto è più breve, ma l'ex sindaco si fa applaudire anche lui. Ad un salesiano che aveva auspica�to di «amare il partito altrui come il proprio», Rutelli risponde spiritosa�mente: «Sarebbe un miracolo: oggi�giorno gli italiani faticano ad ama�re il proprio partito, figurarsi quel�lo altrui!». Sorride anche Andreot�ti. In platea c'è un grande andreottiano come Raffaello Fellah, gran capo della cooperativa "ciellina" della Cascina, un tempo odiata dalla sinistra romana e oggi alleata di Rutelli. Commenta alla fine l'ebreo-libico Fellah: «Il nuovo An�dreotti? Si chiama Francesco Rutel�li». Ma prima del nuovo Andreotti, bisognerà vedere se quello autenti�co, scenderà di nuovo in pista. Ieri sera, dal fondo della sala, in un delicato clima mistico-commemo�rativo, proprio a fine serata, si è alzato un urlo: «Aridatece Andreot�ti!». Il candidato premier: «E' sempre un piacere vederti» Replica del senatore: «Ma basta che mi fai un fischio!» Tra i due però non c'è feeling

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