La cicala filosofa, la quaglia seduce ma l'oca è la più intelligente di Giorgio Calcagno

La cicala filosofa, la quaglia seduce ma l'oca è la più intelligente La cicala filosofa, la quaglia seduce ma l'oca è la più intelligente RECENSIONE Giorgio Calcagno TRE animali alati da prende�re a modello? La cicala, il tafano, la mantide. Come come come. Ma la cicala non è la scialacquatrice fannullona, contro cui La Fontaine e i moralisti al suo seguito ci metto�no in guardia da quattro secoli? Il tafano, cos�fastidioso per le sue punture, non è stato una personificazione del demonio? E la mantide non è quella fem�mina assatanata che dopo aver consumato la copula si sgranoc�chia il compagno da cui si è fatta ingravidare? E no, ci avverte Alfredo Cat�tabiani, non è mica detto che abbiano sempre ragione le mae�strine con la penna rossa. Prima delle loro favole filistee ci sono stati i grandi racconti dei mito�logi, le leggende orientali, le allegorie dei proto-cristiani. E si scopre che quei bravi insetti volanti possono dar vita a ben altre simbologie. La cicala, esse�re votato al canto, disinteressa�ta, ministra delle muse, «era per Platone il modello del filoso�fo, il quale, non curandosi del corpo, si occupa della conoscen�za delle cose divine». Il tafano, non a caso chiamato in greco «oistros», l'italiano «estro», indi�ca «l'azione del nume che stimo�lava indovini o profeti durante l'entusiasmo lirico». E la spa�ventosa mantide, per la sua abitudine di stare con il torace eretto, i femori drizzati, la tibia rivolta in basso, ha sempre simboleggiato il fedele che pre�ga: tanto da essere chiamata mantide religiosa, o, più diretta�mente, «pregadìo». Da vari anni Cattabiani va frugando nell'universo delle let�ture simboliche, e delle tradizio�ni popolari, cercando di ritrova�re il senso originario ai segni che popolano la nostra cultura. E, dopo un Erbario, un Fiorarlo, un Lunario, un Calendario, un Planetario, oggi ha messo insie�me un poderoso Volarlo, di oltre seicento pagine, tutto dedi�cato agli esseri alati, reali o fantastici. Ma il rea�le è sempre fantasti�co, in questo mon�do. Dove la farfalla è l'anima, fin dal no�me greco, «psyche», che le unisce en�trambe; il gallo è l'Alectryòn, la senti�nella di Ares trasformata in pennuto dal dio, che lo aveva sorpreso a dormire, destinando�lo ad annunciare il mattino; il corvo un uccello tutto bianco, diventato nero solo per una vendetta di Apollo. Cos�come quello che per secoli si è credu�to fantastico può d'improvviso materializzarsi, diventare rea�le. E' il caso, storico, dell'uccel�lo del Paradiso favoleggiato dai viaggiatori del Medio Evo, che Pigafetta portò in Europa nel RECENGioCalc 1522, con i superstiti della spe�dizione di Magellano. C'era solo un particolare: mancavano le zampe. Come facevano quegli animali a posarsi in terra? Piga�fetta garanti che le zampe c'era�no, e infatti ci sono. Erano stati i mercanti orientali a tagliarle, perché quegli uccelli straordina�ri assomigliassero di più all'im�magine fantasiosa che ne era SIONE gio gno stata diffusa in Occi�dente. Le simbologie cor�rono da civiltà a ci�viltà, da religione a religione; spesso contraddicendosi. Il pettirosso, che do�vrebbe ricordare, nel suo colore, l'atto di pietà compiuto togliendo una spina a Gesù Cristo in croce, è un anima�le intollerante verso chiunque entri nel suo territorio; e osten�ta il petto rosso quando vuole minacciare l'avversario. La ron�dine, annunciatrice di primave�ra, è stata assunta a simbolo della speranza per la sua posi�zione ad àncora, che rappresen�tava la speranza nei dipinti delle catacombe. In realtà è una gran chiacchierona, e «dimostra la noiosa e importuna natu�ra dei loquaci», come scrisse Cesare Ripa, il grande iconologo del Seicento. Però, chiacchiera chiacchiera, è anche quella che porta per prima nel mondo l'annuncio della resurrezione di Gesù, come vuole un'antica leg�genda armena. Il «re delle quaglie» era addi�rittura un simbolo del Salvato�re, perché durante le migrazio�ni si offriva come vittima al nemico, permettendo alle sue compagne di salvarsi. La qua�glia femmina non corrisponde a tanta virtù: sensuale e poliga�ma, veniva rappresentata negli antichi bestiari come una corti�giana. (Che derivi di qui il nome «quaja» del gergo piemontese jer la battona? Bisognerà che 'autore, oriundo di Torino, ci illumini). Va peggio alla perni�ce, che per difendersi dal ma�schio allupato nel periodo della cova deve fuggire da lui. E i compagni rimasti senza femmi�na sono costretti ad arrangiarsi fra loro, come scrive Plinio; tanto da diventare i primi sim�boli della omosessualità. In compenso sono tanti i volatili ingiustamente vilipesi: come la cornacchia, emblema della fedeltà coniugale, quella che nutre i piccoli anche quan�do potrebbero volare da soli; la gallina, attributo della gramma�tica negli emblemi delle sette arti liberali, simbolo della tene�rezza materna e, nei tempi anti�chi, della Chiesa; soprattutto l'oca. Ah l'oca, che animale intelligente. Il filosofo peripate�tico la teneva per amica, secon�do gli antichi egizi il suo verso era il primo suono prodotto al mondo; i gaelici della Spagna settentrionale chiamavano oca il maestro. Si provi a dare dell'oca ai maìtres-à-penser. Se hanno davvero tutta quella sa�pienza Volano docet potran�no solo dire grazie. CATTABIANI RACCONTA IN UN SORPRENDENTE «VOLARIO» I SIMBOLI DI UCCELLI E INSETTI REALI E FANTASTICI ATTRAVERSO CULTURE, RELIGIONI E TRADIZIONI POPOLARI ( ^ a«Sr. l ^| �1 | | Il «Velario» di Alfredo Cattabiani descrive simboli e miti degli «esseri alati», uccelli reali e fantastici, attraverso fonti letterarie e opere d'arte, leggende popolari e proverbi Alfredo Cattabiani Volarlo Mondadori, pp. 619. L 36.000. SAGGIO

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