Tra memoria e perdizione, solitudine di una poetessa

Tra memoria e perdizione, solitudine di una poetessa Tra memoria e perdizione, solitudine di una poetessa «Ritratto notturno», il primo romanzo di Lecca, ammiratore di Proust e Rimbaud: sa gestire il plot da vero narratore, ha una consapevolezza inguistica da scrittore maturo RECENSIONE Angelo Gucjliomi NICOLA Lecca è un giovane scrittore (ha solo venti�quattro anni) meri�tevole di interesse e di rispetto. È inge�nuo e maturo; colto e candido. Ama Proust e Rimbaud: all'uno ru�ba il meccanismo della memo�ria, all'altro la perdizione del�la poesia. Con Ritratto nottur�no è al suo secondo romanzo (o meglio seconda opera, visto che la precedente Concerto senza orchestra era una raccol�ta di racconti). Qui, nel Ritrat�to, ha il coraggio di mettere al centro (farne protagonista) la figura di una poetessa disegna�ta, un po' convenzionalmente o forse ingenuamente, sul�l'idea di poesia come sogno e distacco dal mondo. Ma all'in�genuità dell'autore sopperisce la drammatica verità del suo protagonista (della sua prota�gonista). Sì, è vero: Anne-Rose D. è una poetessa chiusa in una solitudine assoluta e accanita, tanto da evitare il contatto anche con le cose (reali) che ama. Quando è sull'aereo che la sta portando a Stoccolma, la città in cui ha sempre sognato di vivere, appena prima di arrivare viene presa da crisi RECENAnGucj IONE lo omi (ininterrotte) di vo�mito, che la costrin�gono a scendere a Copenaghen e ritor�nare a Parigi (pve è la sua casa). È che Der Anne-Rose D. a realtà è il passa�to; è una partita già chiusa tra estasi e rifiuti (ha amato, ha concepito, ha aborti�to, ha odiato). Ora non ha che «ricordi da trattare con il massimo riguardo». Sono le sue madeleines che se a Proust servivano per scoprire il segreto del tempo, a lei servono per entrare in contatto con il senso della bellezza, del mistero, della morte. «Sono sempre stata attratta da ciò che non riusci�vo a comprendere pienamen�te, dalle indecifrabili forme di emozioni capaci di risvegliare in me la voglia di vivere o il desiderio di morire». Di risvegliare in Anne-Rose D. quella voglia che è il nutri�mento primo della poesia («del�la poesia che, come la musica, sfugge all'intelletto: emozio�na l'inconscio, suggerisce il vero mondo, ma non si lascia capire del tutto. Un bello fini�to, immediatamente compren�sibile, è destinato a durare poco, a sussistere solo nel ricordo e non più nell'atto della futura e ripetuta contem�plazione»). Il rifiuto della realtà da parte di Anne-Rose rappresen�ta l'urgenza a superarla, a salirci sopra per toccare ciò che sfugge all'esperienza eppu�re alla realtà appartiene. E per questa esplorazione che l'avvi�cina all'imprendibile verità («il vero mondo») l'autore le mette a disposizione un dop�pio linguaggio o, meglio, un inguaggio a due registri e cioè: la parola sicura, oggetti�va addetta a evocare il ricor�do, a costruire la base quasi materiale a partire dalla quale slanciarsi «oltre l'intelletto (la credibilità intellettuale)» e poi, da qui, la stessa parola si disfa e frantuma come doven�do abbattere ogni ostacolo per accogliere l'impossibile (l'in�comprensibile) comunicazio�ne cercata. «Erano occhi liqui�di e trasparenti, i suoi, occhi talmente inconsistenti che ne sono certa sarebbero scivolati via insieme alle lacri�me se mai avessero pianto troppo a lungo». Oppure: «Lo spessore del nostro silenzio prese a modulare incerti sorri�si, vaghissimo. Come sussurra�ti». Non vi è dubbio che Lecca non è uno scrittore per cos�dire istintivo, che scrive sotto la spinta di un impulso irrefre�nabile: lui ha un progetto, architettato con semplicità fin troppo giovanile, ma portato avanti (sviluppato) con un pas�so che mette in evidenza una capacità di gestione del plot da vero narratore e una consa�pevolezza linguistica da scrit�tore maturo. Lo scrittore Nicola Lecca, ventiquattro anni, alla seconda prova dopo la raccolta di racconti «Concerto senza orchestra» Nicola Lecca Ritratto notturno Marsilio, pp. 155, L 22.000 ROMANZO

Persone citate: Der Anne-rose, Lecca, Nicola Lecca, Proust, Rimbaud

Luoghi citati: Copenaghen, Parigi, Stoccolma