Scontri e missioni di pace con il «carissimo nemico» di U. M.

Scontri e missioni di pace con il «carissimo nemico» TREMONTI E URBANI AMBASCIATORI DEL CAVALIERE i.—""•■, "-: "-■•••'-••■•-. —^ ■—^Scontri e missioni di pace con il «carissimo nemico» retroscena dall'inviato a BERLINO IN considerazione dell'ora tarda in cui è stata pronunciata, circa l'ima e mezza di notte, e viste le pessime condizioni ambientali (nella hall di un albergo al termine di una giornata assai faticosa), verrebbe vo�glia di catalogare l'apertura di credi�to berlusconiana nei confronti di Massimo D'Alema come un'alzata d'ingegno del Cavahere, un'improvvi�sazione, una boutade. In realtà, sono mesi che il leader del centro-destra invia ambasciatori ed emissari a sag�giare in gran segreto gh umori del suo «carissimo nemico». E non si tratta soltanto del fido Gianni Letta, cui D'Alema ha regalato di recente una delle sue rare attestazioni di stima rivolte a un avversario politico. Per gettare un ponte di dialogo nei suoi confronti, s'è mosso perfino colui che nella Casa delle libertà passa per essere tra i più ostili alle pohtiche consociative, cioè Giulio Tremonti. M'inizio dell'autunno, l'ex mini�stro delle Finanze nel governo Berlu�sconi s'era accomodato nello studio dalemiano alle spalle di Fontanella Borghese. E la comune passione per le strategie politiche aveva portato entrambi a tracciare scenari per il dopo-elezioni. «Vincerete», era U pro�nostico per nulla rassegnato di D'Ale�ma, «ma poi vi distruggeremo». Anzi, per l'esattezza, «vi di-strug-ge-remo!». «Se vorrete la rivincita, non è quella Ja via», era stata la replica di Tremonti, «perché demonizzare l'av�versario non vi aiuterà a diventare socialdemocratici. Per vincere dove�te convincere. E poi», aveva insistito Tremonti, «il dialogo legittima voi almeno quanto noi...». Non si può dire, però, che l'argomento avesse fatto breccia. Tant'è vero che poche settimane dopo D'Alema defin�Berlu�sconi addirittura ineleggibile in Parla�mento, per via del conflitto d'interes�si e quant'altro: tesi cos�estrema che fu lasciata cadere dal suo stesso partito. Insomma, la missione Tremonti non ebbe successo. Né miglior sorte hanno avuto dopo di allora le avances di altri «esploratori» come Giulia�no Urbani. Il quale svela di aver irovato a convincere recentemente 'attuale presidente Ds che un dialo�go istituzionale con Berlusconi avreb�be aiutato entrambi. Dopo molto discutere, dice il professore, D'Alema ammise: «Sono sicuro che prima o poi saremo costretti a tornare in Bicamerale. Però nel frattempo do�vrà essere scorso del sangue, molto sangue». A quel punto Urbani repli�cò: «Ma scusa, più sangue scorrerà, più sarà difficile riprendere il collo�quio, non ti pare?». E D'Alema: «Bra�vi voialtri... Il colloquio lo volete nelle prossima legislatura in cui spe�rate di governare, non adesso che governiamo noi. Troppo comodo, se permetti...». Berlusconi, inutile dire, è perfetta�mente al corrente delle ostilità dalemiane. Teme, per dirla con uno dei suoi più stretti consiglieri, che nel�l'uomo «prevalga ancora la logica dei dossier da sparare contro l'avversa�rio sulla razionalità pohtica». Eppu�re, il Cavaliere ha indicato in D'Ale�ma l'avversario prediletto, colui con cui sarà possibile dialogare da Palaz�zo Chigi, una volta vinte le prossime elezioni. E sul perché l'abbia detto, circolano diverse ipotesi. Comincia�mo da quella di Urbani: (A Berlusco�ni evidentemente conviene spostare il confronto pohtico sul terreno della moderazione, anziché della delegitti�mazione reciproca. Inoltre, lancian�do appelli perché lo lascino governa�re, parla come se fosse già a Palazzo Chigi. E anche questo, sul piano tattico, è un bel vantaggio». C'è del�l'altro, ovviamente. La mitica cena a casa Flores, in cui D'Alema aveva preso le distanze dal giustizialismo di sinistra, ha rammentato al Cavahere che esiste un minimo comune deno�minatore da non disperdere. Anche il modo in cui Veltroni viene spinto da parte piace molto a Berlusconi, che con il segretario Ds non ha mai legato. Ma di qui a parlare di «Dalemoni», ovvero di nuovi patti conso�ciativi all'orizzonte, ne corre. «Un'operazione Berlusconi-D'Alema sarebbe suicida», avvertono ad Arcore e dintorni, «perché scatenerebbe Bossi e Fini. Come dire: l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno». [u. m.]

Luoghi citati: Berlino, Bra, Fontanella