Ecco chi sono i padroni della nuova Europa di Luigi La Spina

Ecco chi sono i padroni della nuova Europa Gli slogan dei conservatori: siamo destinati a vincere, addio al vecchio centrismo, tutto è bipolare Ecco chi sono i padroni della nuova Europa Luigi La Spina inviato a BERLINO F1UORI, ghiaccia nella sera 1 berlinese il tramonto di una giornata luminos?,, co�me sono quelle nordiche d'inver�no, quando il sole non scalda, ma scolpisce in modo meravi�glioso i contorni di tutte le cose. Dentro, lui entra nella sala e si siede sulla sedia piccola con il suo grande corpo stanco, in prima fila ma non sul palco, solamente orgoglioso del suo passato perché sa che nel futu�ro, lui, non ci sarà. Helmut Kohl, il Cancelliere della riunificazio�ne tedesca nell'Europa unita, eliminato ma non umiliato dallo scandalo che l'ha coinvolto, guarda quegli uomini che lo scrutano dall'alto, ora allineati come scolaretti, plaudenti ma anche impazienti che l'omaggio rituale finisca e capisce; quelli, di lui non sanno che farsene, neanche della sua ostinata e puntigliosa memoria. Chi sono, allora, i nuovi con�servatori d'Europa, baldanzosi corifei pure di un nuovo destino per il vecchio Continente, nel millennio appena cominciato? Chi li guiderà alla «reconqui�sta», come dice appunto lo spa�gnolo Aznar, di un'Europa fino�ra egemonizzata dalla sinistra, ma che scricchiola pericolosa�mente fra un allargamento ine�vitabile ai Paesi dell'Est e una crisi strisciante delle sue istituzioni? Quali icone sostituiranno i vecchi volti non solo di Ade�nauer, di De Gasperi, di Schuman, ma anche di Altiero Spinel�li e di quel federahsmo di cui insieme, cattolici, liberali e so�cialdemocratici avevano fatto prima un sogno e poi un impe�gno di lavoro politico concreto? Siamo venuti qui per cercare di scoprirlo, al congresso del partito popolare europeo, signi�ficativamente e simbolicamen�te tenuto in una delle sue grandi capitali, anzi la sua più grande capitale, la Germania. Un con�gresso privo di ufficiali e forma�li svolte, ma che forse per que�sto, nella passerella dei suoi protagonisti, permette di scruta�re la fisionomia di ima vera mutazione, e insieme, la vigilia di una grande speranza e di una grande incognita. Sì, perché la parola d'ordine dei nuovi conservatori d'Euro�pa è semplice e seducente: «Sia�mo destinati a vincere». E lo slogan è altrettanto semplice e fascinoso; «L'Europa ha cancel�lato il vecchio centrismo, per�ché sarà solo bipolare». Ma co�me sarà l'Europa del futuro, se davvero vinceranno? Qui il pro�filo si sfuma in aggettivi un po' consunti e fumosi, quali «moder�no» o «competitivo», ossimori come «liberista e solidale». Dai più smeeri o dai più lucidi, nell'ammissione franca di non saperlo, «perché nessuno può saperlo». E' vero che nessuno può sape�re cosa sarà un'Europa di venti�sette Paesi, un'Europa più vici�na all'Oder che non al Reno, un'Europa che ha visto svanire il sogno di un ritorno all'impero carolingio, ma che non sa con che cosa sostituirlo. Ecco per�ché sono cos�tanti, in questo congresso ma anche tra i grandi avversari, i socialdemocratici al potere nella maggioranza dei governi, gli inconfessabili orfa�ni del Muro. Nostalgici inconsa�pevoli di certezze passate, ai quali ieri sera Aznar e Berlusco�ni, protagonisti e propagandisti dej nuovo conservatorismo mediterteneo, si sono rivolti per esortarli a non aver paura del futuro e a seguirli nella nuova ricetta per fondare «l'Europa del XXI secolo». Inutile attardarsi su un'eredi�tà storica fonte ormai solamen�te di ispirazione sentimentale, essi sembrano voler dire. La prima Europa unita, quella del XX secolo, è stata costruita sulle grandi ideologie nate dalla guerra fredda e morte con la scomparsa di quel Muro di cui, a poche centinaia di metri da questo congresso, non c'è più neanche la traccia. Incombe una rivoluzione tecnologica che ha sconfitto le regole della vec�chia economia di mercato. Pren�diamone atto, dicono i teorici del nuovo conservatorismo eu�ropeo, e costruiamo un modello di governo dell'Europa pragma�tico, capace di conquistare tutti i moderati del Continente, senza quei confini stabiliti dalle ideolo�gie del secolo scorso. D'altra parte, come ha ricordato con un certo minaccioso realismo il lea�der della Csu, il partito fratello della Cdu, il bavarese Stoiber, «un'Unione con 27 Stati non potrà più essere comandata da Bruxelles». La nuova predicazione di que�sto conservatorismo mediterra�neo suscita però anche resisten�ze e dubbi, soprattutto per il rischio di una sostanziale rinun�cia all'Europa politica e una sua riduzione, di fatto, a una zona di libero mercato. Un Continente in cui il potere delle istituzioni si limiti a garantire il rispetto della gerarchia degli interessi, come fu nella democrazia guglielmina, per cedere a una sug�gestione geografica. Ecco per�ché si può spiegare quella accon�discendenza che proprio gli ere�di di Kohl, i leader della nuova generazione popolare tedesca, a cominciare dalla sua allieva, l'attuale presidente della Cdu, Angela Merkel, mostrano verso questa mutazione della vecchia anima del popolarismo europeo. La tempesta dello scandalo che sembrava travolgere i demo�cristiani tedeschi, suH'esempio di quella che distrutto i democri�stiani italiani, ha avuto, invece, un esito diverso; a distanza di poco più di uh anno, la Cdu in Germania ha resistito e può sperare in una rivincita elettora�le, difficile ma non impossibile. Certo, il partito non sembra aver ancora una guida prestigio�sa e carismatica, ma può legitti�mamente sperare in un'onda conservatrice europea che can�celli, con la vittoria, tutte le recenti umiliazioni giudicate, non senza qualche fondamento, storicamente ingiuste. La guida politica dell'Europa ritornerebbe cos�al partito con�servatore e moderato tedesco, il più forte nel vecchio Continen�te. L'approdo sarebbe allora non più quell'Europa delle patrie di goUista memoria, ma un'Euro�pa deUa patria, una sola, quella con capitale Berlino. Passate le ideologie del XX secolo cosa fare nel XXI? Confronto aperto

Persone citate: Altiero Spinel, Angela Merkel, Aznar, De Gasperi, Helmut Kohl, Kohl, Stoiber