In ritardo la battaglia sui sindaci di Antonella Rampino

In ritardo la battaglia sui sindaci In ritardo la battaglia sui sindaci Ulivo e Polo in difficoltà per i candidati retroscena Antonella Rampino ROMA D I sicuro per ora non c'è nulla: dei candidati sindaci s'è di�scusso, se ne parla, son girati nomi autorevoli, ma non uno strac�cio di comunicazione ufficiale. Perfi�no della strasicura candidatura di Walter Veltroni a Roma si attende la designazione formale e conclama�ta da parte di tutto l'Ulivo, romano e non. Perfino sulla nomination di Antonio Tajani come competitor di Veltroni, supercerta in quanto lan�ciata da Francesco Storace che ne aveva discusso con Gianfranco Fini il quale a sua volta ne aveva parlato con Berlusconi, si allunga l'ombra di Rocco Buttigliene. Il quale prima stanga Tajani, «grande stima, ma è meglio un centrista come Sergio D'Antoni», che peraltro finora ha avanzato solo un «no, grazie», poi lascia trapelare l'indiscrezione che il Polo alla fine designerà a candida�to per il Campidoglio proprio lui, il leader della Cdu italiana. Così, an�che per i nomi del Polo, «quasi tutti di Forza Italia» lamenta il portavo�ce di Alleanza Nazionale Adolfo Urso, bisognerà aspettare il verbo ufficiale di Berlusconi. Il quale natu�ralmente, al momento, propende per Tajani. E ancora meno certo è se si voterà per i primi cittadini metro�politani lo stesso giorno delle elezio�ni politiche, o se si sposterà il tutto ad altra data. Anche su questo, i poli sono naturalmente divisi, il centro�sinistra orientato al compattamen�to del calendario, il centrodestra favorevole a far divergere le date anche in considerazione dei diversi sistemi elettorali. L'unica cosa certa è che fioccano tramite agenzia di stampa, via emit�tente radio, o per il mezzo semplice della chiacchierata col giornalista le autocandidature per le elezioni prossime venture a sindaci delle grandi città. Quella di Antonio Di Pietro per Milano, lanciata dall'ex pm di Mani Pulite il giorno di Santo Stefano in un'intervista, e ripresa alla grande nei giorni scorsi, viene considerata dal centrosinistra come «una boutade». Io corro da solo, ha detto Di Pietro, e se qualcuno del centrosinistra mi vuol votare faccia pure. E cos�nella Quercia si conside�ra che «il solito Di Pietro vuol far casino», mettendo però anche le mani avanti, «(certo sarebbe cosa diversa se invece ci fosse un accor�do con l'Ulivo sul piano nazionale». Altro giro, altro nome noto: l'ex «golden boy» Gianni Rivera sarebbe disponibile per Palazzo Marino. Ma il via libera non c'è, il «tavolo» decisionale meneghino del centrosi�nistra del resto non si riunisce da prima di Natale. Milano Jtia già lanciato e bruciato nomi come Mas�simo Moratti, Dario Fo, Franco Bassanini, Umberto Veronesi. E Ri�vera ieri, intervistato da Radio Popolare, e forse leggermente seccato dalla situazione, se n'è uscito con un discorso nn po' provocatorio: «Sì, se mi chiedessero di fare il sindaco di Milano accetterei, però c'è già Albertini che è cos�bravo, anzi forse Albertini dovrebbe candi�darsi lui per il centrosinistra...». Gabriele Albertini, candidato unico del Polo, il sindaco che duran�do il governo Prodi fece a Milano una convention di caratura intema�zionale invitando il presidente del Consiglio e non il proprio leader politico di riferimento, e che pure Berlusconi stima e apprezza moltis�simo. Tanto che le recenti polemi�che con la Lega vengono prese da Forza Italia e da Alleanza Naziona�le come boutade: è successo che Albertini, quando sindaco uscente era il leghista Formentini, fu preso a male parole da Bossi, e adesso che con le prossime elezioni la Lega dovrebbe entrare in maggio�ranza a Palazzo Marino, vuole le scuse. Roberto Maroni, per conto del senatùr, gliele nega. Ma pur avendo a Milano un candidato cos�forte da battere, il centrosinistra non riesce a far qua�drare il proprio cerchio. L'ordine di scuderia è che le candidature del�l'Ulivo si decidono a livello locale, «e solo se non ne viene fuori niente se ne discute a Roma». E cos�a Milano sono sul piatto i nomi del segretario della Camera del lavoro Antonio Panzeri e dell'ex segreta�rio della Cisi locale Franco Antoniazzi. S'è sfilata dalla corsa Fiorel�la Gilardotti, diessina ed ex presi�dente della regione. A Torino non va meglio, si discute si discute. Per il centrode�stra i candidati sono due, l'ex ministro battagliero Raffaele Costa e il giovane coordinatore regionale forzista Roberto Rosso. Berlusconi propende per Rosso. Per il centrosi�nistra, all'attuale vicesindaco ds Domenico Carpanini e al presiden�te dell'ordine degli avvocati Gian Paolo Zancan, s'è aggiunto il nome del sottosegretario al Tesoro Gian�franco Morgando. Da Roma, arriva un'idea: Furio Colombo, qualora l'Unità non tornasse in edicola, non andrebbe bene? Per il posto che fu suo, è stato lo stesso Bassolino a candidare il pro�prio braccio destro, Riccardo Maro�ne. Se ne parla, ma il problema vero è che in lizza c'è Clemente Mastella che reclama la candidatura a gran voce, con l'inconveniente che non verrebbe votato da Rifondazione. E nemmeno dai Verdi, perché per loro c'è la candidatura di Alfonso Pecoraro Scanio. Per quadrare il cerchio, ci vorrebbe Rosa Russo Jervolino: è di centro, è stimata, avrebbe pure i voti di Bertinotti. Ma, per ora, continua a dire di no. 11 pressing continua.