Quando giocava a carte sulla tolda del Mau Mau di Fiorella Minervino

Quando giocava a carte sulla tolda del Mau Mau IN PIAZZETTA Si VEDEVA POCO IL CONTE LA FACEVA SCORTARE FINO ALLA BARCA Quando giocava a carte sulla tolda del Mau Mau personaggio Fiorella Minervino CAPELLI scuri come l'ala del corvo, naso aquilino, corpora�tura massiccia, la ragazza sui 17 armi si lamentava della propria infelicità: il padre viveva con un'al�tra donna e ciò la torturava a morte, cos�come detestava quel suo cognome Vacca Griffagni, fre�quentando noi ragazzette di fami�glie più o meno normali e abbienti. La compassione era profonda per l'infelice Franca (cos�era chiama�ta), si trascorrevano ore sulla ter�razza di un'amica milanese ad ascoltare le sue pene e rassicurar�la; qualcuno le consigliava di man�giare tanta frutta (all'epoca era di moda) per dimagrire un po'. D'im�provviso sparì, non si videro più né lei nei suoi patemi. Una decina d'anni dopo, a Porto�fino, tutti si sgolavano a racconta�re della nuova contessa Agusta: una magnifica, altissima signora, dalla lunga chioma rosso-Tiziano che scuoteva a ogni istante, aumen�tando cos�la seduzione. Il marito, Corrado Agusta, malignavano nel borgo pettegolo, ne era furiosamen�te geloso; per scendere dalla loro stupenda casa in collina. Villa Alta�chiara, (appartenuta a Lord Canaveron, scopritore della tomba di Tutankhamon) fino al porto, do�v'era ancorata la barca Mau Mau, un notevole yacht, Corrado la face�va seguire da guardie del corpo, quando non si usava, o la scrutava lui stesso con possente cannocchia�le. Sulla barca lei trascorreva il tempo, secondo le buone lingue locali, a giocare a carte con la cuoca, le cameriere, i marinai. Un giorno neìla bella casa d'una gentile quanto affabile amica, con�finante con Villa Chiara, in tre stavamo aspettando la padrona di casa, allorché entrò una sconosciu�ta, altissima, con jeans super-fa�sciati sul corpo da «modella», la lunga chioma fulva sino al fondo�schiena. Ci presentammo; lei guar�dò attonita: «Non mi riconoscete? Sono Francesca Vacca». Rimanem�mo senza fiato, specie il ragazzo che vantava un lungo flirt con la giovane Franca. Ci abbracciò, rac�contò che dopo un incidente di auto con colui che divenne suo marito, l'avevano rifatta completa�mente. Seguirono, con altri cono�scenti comuni, imbarazzanti inviti a Villa Altachiara, tutta decorata in trompe-l'oeil da Mongiardino, con enormi alzate di frutta ovunque e una deliziosa parete estema di gelsomini e gerani che Francesca curava personalmente. Il marito, d'una gelosia folle, non le consenti�va quasi di aprire bocca, la sgrida�va per nulla, e nella sua camera da letto, quando ci invitò a visitare la casa, invece di una Madonna, tro�neggiava il ritratto feroce di sua madre, assai burbera o malmostosa, con ima rosa in mano, come ' Sciltian l'aveva immortalata. Le cene erano luculliane, cibi raffina�ti, domestici in quantità sorpren�dente, tutto con esagerazione; tut�tavia accorrevano i personaggi più diversi e famosi, talora lei cantava e suonava con la chitarra, assente il marito. Tal altra conduceva noi donne ai suoi guardaroba, con cen�tinaia e centinaia di scarpe e abiti da regina, li mostrava, poi si butta�va sul letto piangendo disperata, spiegando come era infelice la sua esistenza con quel marito che lei amava e odiava e la teneva prigio�niera. Inoltre, aggiungeva fra le lacrime, la sbandierava alla biso�gna e la ((usava» per la sua bellezza quando erano in ballo contratti stramiliardari con importanti clien�ti stranieri. Una di queste volte, per un attimo, parve più serena: annunciò che aspettava un bimbo. Ne fummo contenti, sperando che migliorassero gli aspetti depressivi e la condizione di «prigioniera d'amore». Perse il bambino, fu una tragedia. I maligni continuarono a sostenere che non era figlio del marito, e che lui l'aveva costretta ad abortire, ma probabilmente si trattava d'una menzogna. A Portofino in piazzetta non si vedeva mai, i racconti su di lei si moltiplicavano di giorno in giorno, veri o falsi amanti, incredibili giri, tutti quei vip che attendavano con gli elicotteri sulla sua villa, al tempo con l'unica piattaforma atti�va nel borgo. Della sua immane tristezza nessuno parlava. Un gior�no corse una voce: la «contessa», come veniva chiamata con scher�no per le urla e le parolacce che le attribuivano nei momenti di nevro�si acuta, si era separata dal marito. Cominciarono le storie con i nume�rosissimi avvocati (che la accompa�gneranno sempre) per la divisione dei beni. A lei restò Villa Altachia�ra, l'appartamento di Milano, la casa d�Cuemavaca. Ricomparve, un po' ingrassata, più calma, perfi�no sorridente, al fianco di Maurizio Raggio, figlio del proprietario della Gritta, un bar noto per la chiatta sul mare e in seguito per le bevute fino a tarda notte, Francesca era sempre in piazzetta, beveva e non solo, secondo alcuni, comunque era fi, simpatica e allegra, se non aveva bevuto, altrimenti furiosa, fin violenta, cantava e ballava sui tavoli dei ristoranti, alla Gritta o alla trattoria in fondo alla calata che comprò con Maurizio. «E' un ragazzo giovane, diceva, ma cos�giudizioso. Il mio lavoro è trattare con gli avvocati (dopo la morte del marito per il quale pianse e soffrì, cominciarono le battaglie con il figlio di lui Rocky) e Maurizio mi aiuta con saggezza». Amava la sua casa appassionatamente, mise la sauna, una parte la dedicò alla palestra, sognava di rinnovarla. La riemp�di polacchi, in grado di fare qualsiasi lavoro in casa. Ora era diventata gentile, affettuosa, assi�dua, se si svegliava di buon umore, telefonava per invitare a cena o colazione a Villa Altachiara, con Maurizio, e suoi ;ani lupo. La divertiva chiamai, p-r telefono tutti i big del mondo: ciao Bettino, ciao Cesare, ciao Vittorio Emanue�le, hello Henry e cos�via in lunghe discussioni con personaggi che pa�revano contenti di parlare e scher�zare con lei. A volte era di nuovo in preda al panico e alla depressione, rimpiangeva il marito e rivisitava ogni tappa della vita con lui; Mauri�zio la calmava. Scoppiò lo scandalo di «Mani pulite», risultarono allora chiare talune conversazioni che erano par�se oscure, si accennava a soldi all'estero, oggetti, persone fermate alla dogana francese, e altro. Lo stupore, comunque, fu grande, an�che perché lei sovente con mode�stia chiedeva a chi non ne sapeva nulla, come impiegare un po' dei suoi pochi soldini; ci fu chi le sugger�di entrare socia in un quoti�diano. Fuggì, senza che nessuno la vedesse, attraverso Montecarlo che amava e frequentava con il marito, poi se ne andò a Cuemava�ca. La segu�Maurizio. Cercammo tutti di telefonarle, rintracciarla in qualsiasi modo, fu impossibile. Do�po il lungo soggiorno in Messico, prigione per Maurizio compresa, 3 o 4 anni fa eccoli di ritomo: lei più gonfia, con troppi chili in eccesso, il volto esageratamente paffuto, i jeans che scoppiavano. Sempre alle�gra e gentile, abbracci in piazzetta, cos�come con Maurizio. Una decina di giorni fa girava con un uomo bruno, spiegò allegra che era un messicano, il suo nuovo amore, comunque Maurizio vive�va con lei ad Altachiara, in pratica divisa in due. «Sono un po' più serena» concluse, «venite a trovar�mi. Me ne andrò in Messico, al ritomo ci vediamo di sicuro». Gli occhi erano tristi e vuoti, la chioma ora dorata sembrava incollata, sen�za ondeggiamenti, la cintura alta comprimeva un corpo e una figura trasbordanti. Da diciassettenne infelice a gran signora: quando tornò dieci anni dopo la «fuga» anche gli amici stentarono a riconoscerla La villa di Portotìno. A destra, Francesca Vacca con l'ex fidanzato Maurizio Raggio

Persone citate: Corrado Agusta, Francesca Vacca, Lord Cana, Mauri, Maurizio Raggio, Mongiardino, Villa Chiara

Luoghi citati: Altachiara, Messico, Milano, Montecarlo, Portofino