«Quei prof straordinari come Curto e Pareyson e le compagne Isa Barzizza, la Cavicchioli... »

«Quei prof straordinari come Curto e Pareyson e le compagne Isa Barzizza, la Cavicchioli... » LICEO GIOBERTI «Quei prof straordinari come Curto e Pareyson e le compagne Isa Barzizza, la Cavicchioli... » D I passaggio da Torino, ove jnon abito più da molti anni scrive Ada Ricci acqui�sto «La Stampa». E' un venerdì, sfogho «TorinoSette» (è il nume�ro del 13/7/2000) il mio sguardo è attirato da un nome: prof. Curto. Anno scolastico 1945/46. E' fini�ta la guerra, le aule del Liceo Gioberti si riempiono di allievi che si ritrovano a Torino dopo anni di sfollamento, alcuni dopo vicende tragiche. Io arrivo a Tori�no per la prima volta e mi iscrivo alla prima liceo. Un'abitazione di fortuna, ima vecchia villa rovinata dal passag�gio di varie truppe, in Strada delle Campagne. Per raggiungere la scuola impiego venti minuti a piedi sino al capolinea del 18, che con un lungo percorso raggiunge via Po. Se i tram si fermavano a causa delle frequenti e intense nevicate non restava che arranca�re nella neve, con gli scarponcini di vero cartone e i calzerotti di lana sferruzzati dalla mamma. Percorsa via Po, la sosta di pram�matica era nella chiesa dell'An�nunziata, a quell'ora sempre pie�na di studenti, soprattutto in prossimità di interrogazioni e compiti in classe... Nelle aule, vecchissimi banchi ci accoglievano e nel primo inver�no si rimaneva con cappotti e guanti, finché il professore di religione, dei Fratelli delle Scuole Cristiane, ottenne ospitalità al pomeriggio nel Collegio San Giu�seppe. Torino era semidistrutta; sotto i grembiuli neri di noi ragaz�ze c'erano per lo più abiti riciclati dal vecchio guardaroba della mamma, delle sorelle e perfino dei fratelli maggiori. Ma che felicità ritornare final�mente a scuola senza l'assillo di bombardamenti, mitragliamen�ti, rastrellamenti, notizie dal fronte! Ed ecco che su tutto questo scenario compare la figu�ra del prof. Curto. Magro, occhia11 con montatura sottile, caratte�ristica zazzera grigia. L'ho visto sorridere una sola volta, quando ci comunicò lui che non si distoglieva mai dalla materia delle lezioni che suo figlio era finalmente rientrato dalla prigionia in India. L'ho vi�sto commosso quando un giorno dopo la lettura di «Dagli atri muscosi, dai fori cadenti...», du�rante la quale lo straordinario crescendo della sua voce ci aveva fatto rimanere immobili e affasci�nati, scoppiò inaspettato in quei tempi di disciplina il nostro caloroso applauso, frenato solo da un suo cenno di mano. E l'ho visto infuriato, mentre noi chini sui banchi cercavamo di trattene�re le risate, solo il giorno in cui puntando l'indice verso l'allieva Barzizza, colpevole di essersi pre�sentata, in quel rigido inverno, indossando pantaloni da sci, esclamò con voce stentorea: «Si�gnorina, vada a casa a cambiarsi: io non vengo a scuola in gonnel�la!». Il prof. Curto ci insegnava anche latino, ma con distacco. Mi ha insegnato ad amare i classici della letteratura italiana e anche a distinguere il meglio dal meno bello. Accanto a lui un giovane professore: Luigi Parey�son. Venticinque anni, pochi più di noi, già assistente all'Universi�tà. Vestiva sempre di scuro, con camicie bianche dal collo rigido e d'inverno sulle scarpe portava le ghette... Ma nelle poche occasioni ex�tra scolastiche (una gita a Cervi�nia, una all'Osservatorio del Pi�no, la festicciola finale dopo l'esa�me di maturità, nella Cucina Malati Poveri), il prof. Pareyson deponeva la sua aria severa e partecipava in allegria come uno di noi. Non usava libri di testo, studiavamo filosofia sugli appun�ti presi in classe. Devo a lui il 9 di filosofia all'esame finale, con stretta di mano da parte del presidente della commissione, anch'egli filosofo: il prof. Mazzantini; ma devo a lui soprattut�to l'aver imparato a pensare. Del prof. Conte, matematica, perso�na tutta rotonda: viso, occhiali, ecc., ero la prediletta. Ogni volta che mi chiamava alla lavagna diceva: «Tu s�che sei una brava figlia!». E il prof. Italo Mario Angeloni. Ci insegnava, anzi avrebbe dovu�to, insegnarci Storia dell'Arte e aveva anche scritto un libro sulla materia, ma le sue lezioni erano in realtà conversazioni o meglio monologhi sugli argomenti più diversi. Il prof. Levi, molto anzia�no, capelli candidi, fu mio inse�gnante per un solo anno, poi si ritirò in pensione. Era un bravis�simo professore, riusciva a far amare i classici greci che traduce�vamo, ma era divenuto un po' sordo. Questo permetteva di aspettare il momento in cui non joteva vedere il movimento dela bocca dei mighori nella sua materia, che potevano fornire aiuto a tutti gli altri, senza biso�gno di pericolosi bigliettini, la versione durante i compiti in classe. E i compagni? Natural�mente non posso elencarli tutti, anche se tutti li ricordo. La mia biondissima compagna di banco Graziella Maddalena. La battagliera Jole Salvaire, le due sorelle Oddone, Luisa Deltredici con le sue trecce e gli appunti scritti in diretta con bellissima calligrafia, quindi molto richiesti. Di alcune ho appreso della morte: Anna Maria Gentilli, divenuta famosa avvocato soprattutto in difesa delle donne, commemorata a suo tempo anche su La Stampa; Mari�sa Bosonetto (Maryò, per distin�guerla da una omonima). Di Rosi�na Cavicchioli ho sentito parlare e ho avuto il piacere di ascoltare suoi concerti e suoi dischi. Barziz�za Luisita, detta Isa (quella dei pantaloni da sci) lasciò la scuola per entrare nella Compagnia di Macario e ancor oggi è attrice apprezzata. Carla (Dada) Germa�no se ne andò invece per entrare nel Convento delle Carmelitane di Moncalieri: in molte assistem�mo alla sua vestizione. E' l'unica fra tanti compagni che da qualche anno ho ritrova�ta, nel «Paradiso» di un convento a Valmadonna. E Luciana Polie�dro dove sarà? Luciana, detta «la macchinetta umana», che impa�rava con estrema facilità a memo�ria qualunque testo e lo ripeteva senza prender fiato e senza di�menticare una parola. E poi anco�ra: la Bombelli, che interruppe gli studi per sposarsi con Maroso, calciatore del Torino perito a Superga. E Eugenia Chiesa, e Maria Grazia Roberti... Devo pe�rò ricordare qualche maschietto; erano pochissimi: Alberto Bertola, Silvano Rho, Mario Cavanna, Renato Amato... Devo fermarmi, non senza ricordare in quale cornice si svolsero i nostri ultimi mesi di scuola. Incuriositi dalla novità, molti di noi si recavano davanti a Porta Nuova, dove si formavano i capannelli dei comizietti per le elezioni politiche. Noi non eravamo ancora maggio�renni ed eravamo esclusi dal voto. Proprio durante i giomi dell'esame di maturità ci fu l'at�tentato a Togliatti. In più venne rubato il testo del tema di italia�no: gli esami terminarono nella prima settimana di agosto. Ora abito in un'altra provincia ma sarebbe per me una gioia se qualcuno anche se non citato si facesse vivo. Potrebbe control�lare che non sono diventata mol�to diversa da quanto profetizzato con una caricatura sul «Gioberteide»: mi mancano solo il cappelli�no con fiori, il cagnolino, soprat�tutto il maggiordomo; purtroppo non sono arrivata a tanto: si sa, «prima della classe, ultima nella vita!». Il mio indirizzo (ahimè! non e-mail): via Vecchia di Cuneo 2 12022 Busca (Cn). Tel. 0171/94.69.64. 1946: la classe II A del Gioberti, con i professori Curto e Pareyson. Ada Ricci è l'ottava da sinistra della prima fila

Luoghi citati: India, Moncalieri, Torino