La narrativa italiana va a scuola, abbandona i bar; non ama il lavoro di Mirella Appiotti

La narrativa italiana va a scuola, abbandona i bar; non ama il lavoro PROSSIMAMENTE LIBRI Mirella Appiotti La narrativa italiana va a scuola, abbandona i bar; non ama il lavoro PRIMA di buttarci a capofitto nel millennio, una riflessione ci chiede, tra gK altri, anche quel gruppo di italianisti che quest'anno, con la consue�ta chiarezza nonché scarsa propensione al com�promesso critico, ha partecipato alla stesura di «Tiratu�re 2001», creatura prediletta di Vittorio Spinazzola in uscita dal Saggiatore: panoramica sulla nostra editoria sempre importante soprattutto perché, di volta in volta, punta su un tema specifico. Quello che abbiamo adesso sott'occhio, «L'Italia d'oggi. I luoghi raccontati», nasce dalla convinzióne che «analizzare i romanzi contemporanei osservando gli spazi tematizzati come introduce Luca Clerici sezionando l'argomento in «spazi circoscritti», «orizzonte nazionale», «altrove lontani» sembra tanto più opportuno oggi, epoca di trionfo della virtualità, di globalizzazione dell'econo�mia, dell'informazione e dell'immaginario, epoca in cui la rete tende ad abolire le distanze geografiche e le diversità di linguaggio». Sicché «Dove ambienti le tue storie?» è la domanda «virtualmente» rivolta ai narrato�ri italiani di questi ultimi 15 anni, da cui parte il «gioco» a più voci che, con Giovannetti, non perdona troppo il nostro vecchio italocentrismo; con Falcetto, medita sulla «natura poco oltranzista «della nostra narrativa fantastica»; con Cadioli, mette a confronto autori «TIRATURE 2001», giovani e autori maturi nella «ricerca dello spazio perduto»; e con Mauro No�velli, registra l'uscita del�l'universo agreste e paesa�no, con eccezioni natural�mente, da Rigoni Stem a LE LORO STORIE Conti, dal mirino dei ro�manzieri italiani). Gioco complesso di cui possiamo dare appena qualche cen�no. Per esempio: Mario Barenghi, tra Piersanti di «Luisa e il silenzio». De Marchi del «Talento», la Ferrante dell'«Amore molesto» sino ai thriller di Carlotto e ai funambolismi di Mari, indaga sugli «intemi», la residenza, il sito, mentre «vari indizi fanno pensare che nelle case narrate la dimensio�ne della chiusura in una privata intimità venga contrastata dall'apertura verso l'esterno, resa possibUe dai mezzi di comunicazione (la storia del telefono in letteratura è ancora tutta da scrivere)... da ricettacolo di memorie a nodo comunicativo». Ma fuori, le «sedi della socialità» che posto hanno nelle «nostre» pagine? «A costo di essere brutali scrive Gianni Turchetta si potrebbe trovare una formula semplificatoria: moltissima scuola, pochissimo lavo�ro». Scuola in tutte le sue declinazioni. Stamene, Onofri, penultima la Mastrocola, nonché Ballestra, Brizzi e su su suio a Scarpa, Ampianiti, all'università di Walter Siti, mentre scompare la fabbrica volponiana, il lavoro è rappresentato nella sua forma precaria, vedi Nori, vedi Rocco Fortunato, eclissi anche degli uffici, restano le istituzioni totali, gli ospedali o i manicomi di Alaimo, di Doninelli, di Covacich, il carcere e il lager. Affinati e Maurensig, la Schneider, Grimaldi, Albmati e chissà, si domanda l'autore, «che non ne venga fuori una nuova etica della scrittura». Tra gli spazi del divertimento, osserva Pischedda, invecchiano, nonostante Benni, Coviello e Colaprico, il bar e le tabaccherie, crescono gli stadi sulle orme di Homby, le discoteche alla Santacroce, le palestre, diversamente forti, della Montrucchio e di Franchini. E poi, ben tratteggiata da Giovanna Rosa, la scoperta dello spazio tipico della modernità: il binomio/opposi�zione metropoli-periferia, accomunate del degrado psicologico e/o fisico, e la metropoli vera e propria dove però sulla Torino di Culicchia, la Bologna di Lucarelli, la Venezia di Scarpa e tante altre, a emergere è sempre la Napoli dei Montesano-Ramondino-Lanzetta-Ferrandino. Tutte, comunque, vincenti (sembra dire la Rosa) sulla «City» di Baricco. Forse proprio la più «nuova». OVVERO DOVE AMBIENTANO I NOSTRI SCRITTORI «TIRATURE 2001», LE LORO STORIE OVVERO DOVE AMBIENTANO I NOSTRI SCRITTORI

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