Carpe e riflessi di luna nascondono il divino

Carpe e riflessi di luna nascondono il divino SACRO/2 Carpe e riflessi di luna nascondono il divino A Villa Medici in vetrina il «Deus Asconditus» secondo gli artisti francesi LA carpa, morta o ancora boccheggiante, «tiene» la scena in primo piano, con la sua superficie à scaglie dorate, quasi una corazza. De�positata come sul sudario del Dianco piatto, innalzata a mo' di monumento su una scatola borghese di truciolato, quasi a dividere il mondo in due livel�li: intomo il simbolo biblico del frutto già intaccato, e una candela che langue, a simulare l'agonia del Cristo. Con un po' di malizia allegorica, si stenta a non leggervi una metafora cristologica del Figlio, deposita�to sul suo sudano (ed è noto come il pesce sia simbolo euca�ristico). Potrebbe essere que�sta, meravigliosamente dipin�ta dal mago delle nature morte StoskopffT l'opera-limite e sor�prendente di questa fascinosa mostra pensata da Olivier Bonfait e dedicata al tema pittori�co del Deus Asconditus, di sapienziale tradizione. Ma Dio si nasconde per puni�re un popolo sacrilego, o per�chè è «in fuga», assente, come sosteneva il critico marxista Goldmann? O perchè «velando�si» vuole meglio svelarsi al suo pubblico privilegiato, a chi lo ricerca e crede anche senza vederlo? (si ricordi l'iconogra�fia tradizionale dell'increduli�tà di San Tommaso, che vuol toccare con mano la corporeità del Cristo). «Il destino del cre�dente è quello di credere senza aver visto» come ricorda Bru�no Racine nel nutritivo catalo�go De Luca. E se Dio si fosse incarnato nell'umile, peccami�nosa miseria troppo umana del Cristo, proprio per mostrarci la propria invisibilità (che vuol distinguersi dalla materia rico�noscibile e tangibile degli idoli dorati)? Il tema della mostra ruota proprio intomo a questo paradosso quasi blasfemo: sùl[a rappresentabilità del Divi�no. E all'ambiguità di un cele�bre pensiero di Pascal, cos�vicino alla dottrina rigorista e quasi-calvinista dei Gianseni�sti di Port Royal: «Quale vanità è la pittura, che attira l'ammira�zione sulla somiglianza delle cose, di cui non ammiriamo gli originali!». Ma Pascal non rifiu�ta l'arte come Montaigne o Charron: mette solo in guardia contro l'idolatria delle apparen�ze. E del resto Port Royal pullulava di quadri e pittori, come il grande belga Philippe de Champaigne, che è capace di evocare la presenza del divi. no quale oscuro riflesso sulla luna. Santa Giuliana riflette a questa strana anomalia astro�nomica e intuisce che la Chie�sa, che ha dimenticato la festi�vità del Corpus Domini, è come un astro velato dall'oscurità. E altre sono le iconografie «galli�cane» contrapposte a quelle romane. Dalla palla di fuoco della Messa di Martino alla venerazione del Nome di Cri�sto. Calligrafica apparizione ce�leste, in un mondo francese, atticista, depurato di ogni con�citazione tenebrosa, caravagge�sca, [m. vali] «La Messa di Santa Giuliana» (part.) di P. de Champaigne Il Dìo Nascosto. I grandi maestri francesi del Seicento e l'Immagine di Dio. Roma. Villa Medici. Fino al 28 gennaio

Persone citate: De Luca, Olivier Bon, Philippe De Champaigne, Port Royal, Racine, Santa Giuliana

Luoghi citati: Roma