Che musica !

Che musica ! Che musica ! Due secoli di strumenti in posa LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei LE manifestazio�ni espositive deU'APIC, Inizia�tive Culturali Cremonesi, godono di un rapporto privi�legiato con Sylvia Ferino-Pagden, diret�trice della sezione italiana del Kunsthistorisches Museum di Vienna, e quindi con uno dei massimi musei mondia�li, dotato di un forte potere di reciprocità con i confratelli inter�nazionali. Erano già evidenti il valore e i risultati di questo rapporto in una precedente mo�stra tematica organizzata dalla stessa Pagdennel 1996-97 e dedi�cata alle Immagini del sentire. I cinque sensi nell'arte, passata poi al Predo. Questa volta. Dipingere la musica viaggerà invece da Cremona a Vienna con i suoi 130 dipinti e 30 antichi strumenti musicali. Proprio dal Prado pro�viene il capolavoro che stabilisce il rapporto emblematico con la mostra precedente: la prima e più LA MDESETTMarc mirabile delle due versioni nello stesso museo della Venere con organista di Tiziano, una delle 'cinque che comprendono quella di Berlino, in cui l'organista pre�senta i tratti somatici di Filippo, futuro re di Spagna, e le due di Cambridge e del Metropolitan di New York, in cui l'organista è sostituito da un suonatore di liuto. Questa serie, con il suo croma�tismo aureo manierista e somma�mente sensuale, con il contrasto ostentato fra il maschio calato nel tempo dalla veste di moda e l'opulenza senza pudori del nudo femminile (indubbio ispiratore mitico della cronaca quotidiana delDè/'eimer di Manet), con l'indi�cibile fusione di sublimazione ideale e di erotismo fisico nello sguardo del musico ipnotizzato dal «monte» della dea, è stata STRA LA ANA Rosei analizzata dal Panofsky nel suo carattere di allegoria dei due sensi della vista e dell' udito, in cui «il suona�tore cerca di godere del mondo della vista senza separarsi dal mondo del suono». La densa fisicità deiropera,accentuata dal contrasto con l'astrazione nordica del «parco d'amore» sul fondo, che sottolinea il carattere di sfida alla «maniera» imperiale di Cranach, la distingue e allonta�na dalla poesia umanistica e neo�platonica dell'amore-musica nel�la natura delle opere che le fanno corona, il piccolo misterioso Amanti in un paesaggio dello stesso Tiziano negli esordi paralle�li a Giorgione, recentissima ripro�posta del Rearick, il prezioso Apollo dormiente con le muse e la fama del Lotto dal Museo di Budapest, l'altrettanto umanisti�co connubio fra arte e scienza negli strumenti,fra cui un flauto, impugnati da Giovanni Borgherini e il suo maestro astrologo della National Gallery di Washington, altrettanto recentemente identifi�cato dal Gentili con il Giorgione visto dal Vasari in casa Borgnerini a Firenze. Il versante nordico di questa astrazione umanistica, espressio�ne della nascita rinascimentale della musica strumentale e voca�le moderna, è offerto dagli ovali perfetti, un giovane Raffaello ge�mellato nei Paesi Bassi, delle suonatrici di liuto e di flauto e della cantatrice della canzone d'amore di Clément Marot, le Dame Harrach dell'omonima col�lezione viennese,da cui è partita la ricostruzione dello squisito «Maestro delle mezze figure» dei primi decenni del '500: uno dei quadri più riprodotti della storia dell'arte. L'allontanamento da questo spirito, già presente nel capolavoro di Tiziano, precipita nelle succose cucine barocche, a sud come a nord, degli Apollo, Pan, Orfeo e delle allegorie musi�cali, con il genovese Gregorio de Ferrari e Jordaens, Honthorst e Van Dyck, Pietro Novelli e Luca Giordano. È' straordinario il contrasto, in contiguità di tempo e in radicale altemità di cultura e di società, della luce cristallina nell'interno olandese con Donna al clavicor�dio di Emanuel de Witte, accosta�to allo strumento musicale più straordinario della mostra, il vir�ginale di Johannes Ruckers del Museo del Castello Sforzesco di Milano. Ma la vera alternativa è data dai «fotogrammi» pieni di vita e di gioia delle mezze figure di musici del realismo caravagge�sco intemazionale. La mostra esordisce con uno stupendo Cec�co del Caravaggio della Pinacote�ca di Atene, seguito dai Terbrugghen, Boi, Honthorst, Baburen, artisti che ritornano nella travol�gente volgarità dei «concerti», contrappesata dalla dignità an�che formale dei ritratti dei musici�sti, il Giovanni Gabriele di Anniba�le Carracci, Barbara Strozzi dell' omonimo Bernardo, autore anche di un intenso Monteverdi, l'orga�nista Liberti di Van Dyck dal Prado. Il vertice di questo realismo, che documenta la raggiunta matu�rità e la diffusione Clelia musica profana, è rappresentato dalle scene di suonatori di strada. Il suonatore di rommelpot di Frans Hals, il Suonatore di ghironda di La Tour e soprattutto il sublime e grottesco patetismo dello stesso La Tour nella Lite tra musici mendicanti del Museo Getty di Los Angeles, uno dei momenti più alti della mostra assieme allo Studio pittore di strumenti musi�cali del napoletano Maestro dell' Annuncio ai Pastori. Fra le nature morte di strumenti musicali non è del grande Baschenis la tela del Museo di Vienna, in realtà un bel Bartolomeo fletterà. DA CARAVAGGIO A TIZIANO. DA LOTTO A TERBRUGGHEN 130 DIPINTI E 30 LIUTI D'EPOCA RACCONTANO A CREMONA I RAPPORTI TRA IL MONDO DELLE NOTE E LA PITTURA «Il suonatore di liuto» di HendrickTerbrugghen, olio su tela, in mostra a Cremona Dipingere la musica. Cremona, Santa Maria della Pietà Orario: 9-19, festivo 10-19 Lunedi chiuso. Fino al 18 marzo